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Multa di 74 milioni di dollari per la Wegelin negli USA

La vertenza fiscale con gli USA ha partoto alla fine della banca Wegelin, la più vecchia della Svizzera. Reuters

La banca privata svizzera è stata condannata a una multa di 74 milioni di dollari per avere aiutato i clienti americani ad evadere il fisco. Restano irrisolti i casi delle dieci altre banche elvetiche finite nel mirino delle giustizia statunitense, ma non incriminate formalmente.

Le autorità americane avevano citato in giudizio la più antica banca elvetica quasi un anno fa. Secondo la corte, la Wegelin ha aiutato centinaia di facoltosi clienti americani ad evadere il fisco, per un totale di 1,2 miliardi di dollari.

Il 3 gennaio 2013 la Wegelin aveva ammesso la propria colpevolezza ed era giunta a un accordo con il fisco statunitense che contemplava il pagamento di una multa milionaria. Lunedì 4 marzo, il giudice distrettuale Jed Rakoff ha ratificato la sentenza, chiudendo così questo primo caso.

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Avvertimento alle altre banche

È la prima volta che una banca straniera viene condannata per un simile reato, ha spiegato in un comunicato il procuratore di New York Preet Bharara. «La Wegelin ha pagato questo favoreggiamento a caro prezzo».

La sentenza suona come un avvertimento alle altre banche, ai banchieri e ai consulenti che si sono comportati in modo analogo in passato.

Il patteggiamento include una multa di 22,05 milioni di dollari, il versamento di 20 milioni di tasse evase al fisco e 15,8 milioni come risarcimento per le commissioni guadagnate dalla banca tra il 2002 e il 2010 .

A questi 57,8 milioni se ne aggiungono 16,3 già confiscati alla banca nella primavera del 2012, su un conto negli Stati Uniti. In totale, dunque, la Wegelin dovrà pagare al fisco americano 74 milioni di dollari.

Un patteggiamento poco doloroso?

Alla pubblicazione della sentenza, il giudice distrettuale Jed Rakoff ha dichiarato: «Ciò che giustifica questo patteggiamento – perché è di questo che si tratta – è il fatto che, nella realtà concreta, sarebbe stato difficile per il governo ottenere un risarcimento», se la banca svizzera non avesse collaborato. «Bisogna fare un passo in direzione delle banche affinché si facciano avanti».

Prima di approvare il patteggiamento, Jed Rakoff aveva chiesto al governo americano se non avesse accettato una somma troppo bassa. Le autorità avevano infatti definito quello della Wegelin un «crimine straordinariamente tenace», senza però pretendere il risarcimento massimo di 40 milioni di dollari previsto dalla legge. «Sono in qualche modo turbato da questa dissonanza», ha affermato Jed Rakoff.

I 74 milioni di dollari corrispondono a circa il 12 per cento dei 560 milioni di franchi svizzeri che la Wegelin avrebbe incassato vendendo le attività non americane alla Raiffeisen. «Non molto doloroso, vero?», ha detto il giudice.

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Altre banche svizzere nel mirino

L’atto di accusa contro la Wegelin rientra in una campagna più ampia lanciata negli scorsi anni dagli Stati Uniti contro l’evasione fiscale e le banche svizzere. La prima banca ad essere stata presa di mira è l’UBS. Era il 2007. Due anni più tardi, al termine di una lunga inchiesta, le autorità americane avevano ottenuto l’accesso ai dati di 4’450 clienti statunitensi. L’istituto svizzero aveva dovuto pagare una multa di 780 milioni di dollari.

Oltre alla Wegelin e all’UBS sono una decina le banche svizzere tuttora nel collimatore della giustizia americana. Tra queste figurano anche il Credit Suisse, la Julius Baer e le banche cantonali di Zurigo e Basilea.

Messa sotto pressione da parte degli Stati Uniti, ma anche dell’Unione europea e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), la Svizzera è stata spinta a rivedere il segreto bancario e a negoziare concessioni fino a pochi anni fa ancora impensabili.

I negoziati continuano

Da anni ormai, Svizzera e Stati Uniti stanno negoziando una soluzione al contenzioso fiscale. La strada per ora sembra però essere in salita.

A fine 2011 il Consiglio federale (governo) si aspettava di poter raggiungere un accordo nel 2012. Le aspettative sono però state deluse. E da parte elvetica per il momento nessuno intende esprimersi sullo stato delle trattative.

Nelle ultime settimane gli osservatori hanno fatto notare che la condanna inflitta alla Wegelin potrebbe influenzare negoziati, dando un’indicazione sulle ripercussioni finanziarie per le altre banche che sono tuttora nel collimatore americano.

Per ora la Svizzera continua a restare nella linea di mira degli Stati Uniti per tutto ciò che riguarda fiscalità e segreto bancario.

Nel 2009 l’UBS è stata condannata a pagare una multa di 780 milioni di dollari, per aver aiutato migliaia di clienti ad evadere il fisco negli Stati uniti.
 
Nel 2011 la giustizia americana ha aperto delle inchieste contro 11 banche attive in Svizzera, sospettate a loro volta di violazione delle leggi fiscali negli Stati Uniti.
 
Il 9 dicembre 2011 il dipartimento americano di giustizia ha esortato gli istituti bancari a fornire entro fine anno i documenti relativi alle loro operazioni negli Stati uniti, compresi i nomi dei collaboratori.
 
In un primo tempo, il governo svizzero si è rifiutato di dare seguito alla richiesta, perché le autorità americane non erano disposte a garantire l’immunità ai dipendenti delle banche.
 
In seguito alle pressioni americane e alle sollecitazioni delle stesse banche, il 4 aprile 2012 il governo ha autorizzato la trasmissione dei dati agli Stati uniti per salvaguardare gli interessi degli istituti bancari.
 
I collaboratori non hanno avuto la possibilità di opporsi alla trasmissione dei loro nomi, né di ottenere una copia. Le banche hanno concesso loro la possibilità di consultare le informazioni trasmesse.

A fine 2012 la Wegelin ha venduto la maggior parte delle sue attività al gruppo Raiffeisen. Qualche giorno dopo le autorità americane l’hanno denunciata per complicità in frode fiscale.

È la prima volta che una banca straniera viene formalmente accusata e poi condannata negli Stati Uniti.

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