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Italia: un mercato attraente nonostante le ombre

Fastweb figura tra le principali acquisizioni operate negli ultimi anni dalle aziende svizzere in Italia Keystone

La piazza economica italiana offre luci ed ombre, ma tutto sommato vale la pena di investirvi. È quanto emerso durante un congresso organizzato a Milano dalla Camera di commercio svizzera in Italia, al quale hanno preso parte numerosi dirigenti aziendali di imprese elvetiche attive nella Penisola.

Gli scambi economici tra la Svizzera e l’Italia sono già oggi estremamente intensi, ha ricordato Giorgio Berner, presidente della Camera di Commercio Svizzera in Italia e anfitrione della conferenza “Investire in Italia?: imprese a confronto su opportunità e rischi del mercato italiano”, tenuta recentemente al Centro svizzero del capoluogo lombardo.

L’Italia rappresenta il secondo mercato per l’economia elvetica, mentre la Svizzera occupa la sesta posizione per quanto riguarda gli investimenti esteri nella Penisola. Le aziende svizzere impiegano inoltre circa 80.000 lavoratori in Italia.

Certo non mancano le zone d’ombra, come ha avuto modo di evidenziare nel suo intervento il professor Fabrizio Onida. “L’Italia è in ritardo nell’attirare investimenti esteri. Tra i membri dell’Unione europea è preceduta ad esempio da paesi come la Spagna o l’Irlanda”.

“Purtroppo”, ha aggiunto il senior professor di economia internazionale presso l’Università Bocconi di Milano, “ci sono pochi segnali di ripresa e la burocrazia, il fisco, la cattiva efficienza della pubblica amministrazione, la lentezza della giustizia, le infrastrutture e non ultimo il costo dell’energia e il mercato del lavoro non aiutano”.

D’accordo con il professor Onida il Ceo del gruppo assicurativo Zurich Italia, Camillo Candia. “Per noi che siamo in Italia da oltre cento anni, il problema più spinoso è quello legato alla giustizia e al sistema dei risarcimenti”.

Creatività e qualità

Ma sono tante anche le luci, come ha sottolineato Jacques Theurillat, Ceo di Ares Life Sciences, convinto che la creatività e la preparazione del management italiano, la qualità e l’efficienza dei fornitori, la posizione geografica, le dimensioni del mercato e non da ultimo il grado di ricerca, anche se a macchia di leopardo, siano fattori importanti che porteranno il suo gruppo a continuare ad investire nel mercato italiano, già oggi uno dei poli principali di investimento di Ares nel mondo.

Un dibattito a cui sono stati invitati anche altri amministratori di società svizzere con sede o divisione in Italia, come Novartis Farma, Alpiq Energia, ABB, o che sono state da poco comprate da un gruppo svizzero come Fastweb, al 51% di proprietà di Swisscom.

Proprio il direttore delle relazioni esterne ed istituzionali del gruppo telefonico, Sergio Scalpelli, ha confermato nel suo intervento la volontà di Fastweb di continuare ad investire in Italia. “Ciò è testimoniato anche dal fatto che tutto il management italiano di Fastweb, tranne il direttore finanziario, è stato confermato al momento dell’acquisizione da parte della Swisscom”.

“Noi” , ha aggiunto Scalpelli, dopo aver fatto cenno alle vicende giudiziarie che hanno colpito il gruppo recentemente, “punteremo sulla crescita organica e sul mercato italiano concentrandoci sui servizi alla pubblica amministrazione e alle imprese”.

Ottimismo nonostante i problemi

Critico contro la mancanza di una chiara politica industriale come avviene in altri paesi, Gian Francesco Imperiali, presidente di ABB, forse il gruppo che da più tempo ha sede in Italia, essendosi stabilito a Milano ben 130 anni fa.

Ma ottimista per il futuro grazie agli ultimi successi della sua azienda in Italia: “Negli ultimi anni abbiamo fatto nuove acquisizioni e abbiamo ampliato le strutture esistenti. Dall’Italia partono il 52% delle nostre esportazioni”.

Anche Stefano Colombo, vice presidente di Alpiq Energia Italia, ha mostrato ottimismo ribadendo la volontà della sua azienda di continuare ad investire in Italia dato che, ultimamente, è proprio il sistema Italia che sta permettendo agli investitori stranieri di inserirsi nel proprio mercato”.

Positivo anche il commento di Guido Guidi, responsabile regione Europa del settore Oncology della Novartis Italia, che nella sua relazione ha presentato il caso di studio dell’installazione in Italia (a Origgio, vicino a Varese) di un “headquarter” dell’azienda.

Un fatto in controtendenza, dato che di norma l’Italia viene considerata un mercato finale piuttosto che un punto di coordinamento di una realtà complessa come quella delle aziende del farmaco. “Sicuramente in Italia ci sono alcuni problemi pratici come quello legato alla legislazione fiscale. Ma il nostro caso rappresenta un esempio che fin qui è stato proficuo da molti punti di vista”.

Investire nella ricerca

Prima del saluto finale del console svizzero a Milano David Vogelsanger in una delle sue ultime apparizioni pubbliche prima del trasferimento ad Abidjan, in Costa d’Avorio, ha concluso i lavori della conferenza Alberto Bombassei, vicepresidente di Confindustria per le relazioni industriali.

Nel suo intervento, oltre a bacchettare i sindacati in diversi passaggi, ha insistito sulla possibilità di continuare ad innovare le imprese in vista del futuro. “Il mercato è cambiato geograficamente spostandosi in Asia. Per essere competitivi bisogna rimanere uniti a livello europeo per contrastare le economie dei paesi emergenti, cercando anche di capire su che tipo di prodotto concentrarci nei prossimi 10-15 anni. E certamente investire anche nella ricerca”.

Michele Novaga, Milano, swissinfo.ch

Con una quota pari al 9,5% del commercio estero elvetico, l’Italia è il secondo partner economico della Svizzera, dopo la Germania.

Nonostante una sensibile diminuzione nel 2009, dovuta in particolare alla crisi economica internazionale, gli interscambi tra i due paesi totalizzano circa 40 miliardi di franchi all’anno.

L’Italia è il secondo principale fornitore (11% delle importazioni elvetiche) e costituisce il terzo mercato d’esportazione (9% delle esportazioni elvetiche).

La Svizzera è il sesto investitore estero in Italia (27 miliardi di franchi a fine 2008) e le imprese elvetiche nella vicina Penisola danno lavoro a circa 78’000 persone.

Gli investimenti italiani nella Confederazione, a cui sono legati 13’000 posti di lavoro, ammontano a 6 miliardi di franchi all’anno.

Associazione senza scopo di lucro a cui sono iscritte 500 aziende svizzere e italiane, la Camera di commercio Svizzera in Italia è attiva dal 1919.

Fortemente integrata nel sistema italiano, la sua missione è di favorire lo sviluppo e la crescita delle relazioni commerciali, industriali ed economiche tra i due paesi, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese.

Sede dell’organizzazione, che si caratterizza come una delle Camere estere più solide e dinamiche, è il prestigioso Centro svizzero di Piazza Cavour, di proprietà della Confederazione.

Il Centro, che ospita le maggiori istituzioni elvetiche operanti in Italia, organizza regolarmente tavole rotonde o conferenze su temi che coinvolgono le relazioni, soprattutto economiche, tra i due paesi.

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