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Nuovo caso UBS: interrogativi e sdegno della stampa

UBS a Londra: altri grattacapi per la principale banca svizzera Keystone

La banca svizzera ha perso 2 miliardi di dollari in seguito ad un grave caso di frode al suo interno. Un colpo alquanto duro per l’UBS che sperava di risalire la china e di ritrovare la fiducia della clientela, dopo la crisi finanziaria degli ultimi anni.

“L’incidente di troppo”, titola Le Temps, ricordando in apertura che questo caso clamoroso giunge in un periodo nero per l’UBS. “Dopo l’onore perso con le perdite subite nell’ambito nella crisi dei subprime (2008) e lo scandalo fiscale negli Stati uniti, la grande banca si vede ora costretta di annunciare, in quattro righe, la scoperta di un’operazione di trading non autorizzata da parte di uno dei suoi specialisti nel commercio di azioni”.

“Si tratta di una confessione umiliante e disonorante per un istituto bancario che sembrava aver risolto i grattacapi degli ultimi anni ed essere arrivata a  riprendere fiducia. Per tutti i clienti della banca e il suo personale è un disastro, l’incidente che non avrebbe mai dovuto succedere. E di certo non il giorno in cui il parlamento è chiamato a pronunciarsi su una serie di proposte volte a ridurre i rischi sistemici nel settore bancario”.

Sempre a detta del giornale romando, “viene così distrutta la credibilità della direzione e del presidente del consiglio di amministrazione Kaspar Villiger. Le loro dimissioni sono diventate ormai una questione morale: questo è infatti l’incidente di troppo, soprattutto tenendo conto del fatto che l’UBS non esitava a dare lezioni alle altre banche svizzere e criticava apertamente le nuove regolamentazioni dei fondi propri, proposte dal governo”.

Settore ancora sovradimensionato

“Com’è possibile che un operatore dell’UBS possa sperperare due miliardi di dollari in speculazioni?”, si chiede la Basler Zeitung, senza attendere una risposta a corto termine: “Questa domanda ci occuperà ancora a lungo. Prima o dopo si saprà se i sistemi di controllo non hanno funzionato e se degli incentivi finanziari hanno svolto un ruolo in questa vicenda. Anche il giorno in cui la banca pubblicherà i risultati delle sue perizie, continueremo a interrogarci sulle ragioni più profonde di questa catastrofe”.

“I vertici dell’UBS non potranno sicuramente sfuggire alle loro responsabilità, ma le ragioni principali di questo danno non sono da ricercare soltanto all’interno della banca. Il problema principale è legato al fatto che, dopo ben 4 anni di crisi finanziaria, questo settore rimane ancora oggi sovradimensionato”, aggiunge il quotidiano basilese.

“L’UBS e il CS occupano da soli oltre 30’000 impiegati. Dopo la crisi dei mutui ipotecari negli Stati uniti hanno cercato di ridurre ad un minimo le transazioni più a rischio e di limitarsi agli affari desiderati dalla clientela. Ma ai loro clienti è già passata da tempo la voglia di investire. E invece di adeguarsi al calo della domanda, le banche tentano ancora oggi di trovare nuove attività nel campo dell’Investment banking”.

Operazioni a grande rischio

Anche il  Corriere del Ticino si dice piuttosto scettico sull’utilità di seguire la via dell’Investment banking – ossia il settore bancario che concerne in particolare le emissioni e transazioni su titoli e prodotti finanziari, nonché la consulenza su acquisizioni e fusioni:

“L’investment banking è un ramo importante, che può far ottenere guadagni in tempi brevi, ma che può anche causare perdite rilevanti. Il grado di rischio insito nell’investment banking è mediamente più alto di quello della gestione di patrimoni, attività in cui le banche svizzere sono storicamente forti e che produce utili in modo meno rapido, ma in genere più solido”.

“Alla fine degli anni Ottanta molte grandi banche europee, e tra queste anche le grandi banche elvetiche, hanno cominciato a pensare di poter e dover insidiare l’egemonia britannica e americana nell’investment banking. A distanza di molti anni, il bilancio non è lusinghiero. Le banche anglosassoni hanno dovuto cedere quote di mercato alle banche dell’Europa continentale, ma il costo per queste ultime è stato elevatissimo”, sottolinea il foglio ticinese.

“Nelle attività di banca d’investimento, certo non tutte da buttare, si sono concentrate molte delle perdite accumulate durante le crisi finanziarie. E lì si sono registrate purtroppo alcune delle più clamorose truffe. È lecito dunque chiedersi, tanto più in Svizzera, se le grandi banche debbano continuare ad essere ampiamente presenti in questo tipo di attività. E se, in alcuni casi, queste attività non debbano essere separate dal business storico principale delle banche stesse”.

Attacchi da tutte le parti

“Le banche, che continuano a ad agire come se la crisi finanziaria del 2008 fosse stata soltanto una piccola panne d’esercizio, dovranno rispondere al rimprovero di agire con leggerezza”, ritiene la Neue Zürcher Zeitung

“Il settore bancario non è più lo stesso da quando l’UBS ha dovuto ricorrere ad aiuti statali. Oggi la piazza finanziaria svizzera viene attaccata da tutte le parti: all’estero dai vicini europei e dagli Stati uniti. All’interno del paese dalla sinistra e dalla destra. Ma i colpi più duri a questo ramo sono stati inferti dalle stesse banche con il loro modo di agire negligente nei confronti del bene più prezioso per il settore: la disponibilità e la fiducia”.

“Chi si appella alla diligenza e nel contempo si oppone a regolamentazioni statali giudicate troppo serie, deve poter dimostrare in modo credibile di aver tratto gli insegnamenti giusti per la propria azienda e di saper prendere in seria considerazione le aspettative che giungono dalla politica e dalla società. Indipendentemente da quanta energia criminale sia stata impiegata dall’operatore dell’UBS a Londra, rimane da chiedersi come è possibile che simili somme vengano buttate via, nonostante l’inasprimento delle direttive interne di controllo”, aggiunge il quotidiano zurighese.

La fine di Grubel

Per il Blick, è ormai finita la carriera di Oswald Grubel presso la direzione dell’UBS. “L’uomo che nel 2008 aveva fatto esplodere del 16% le quotazioni dell’UBS, al momento della sua nomina all’incarico di CEO, è ormai diventato un peso per la banca. Con lui, la banca non riuscirà di certo a superare questo nuovo contraccolpo alla sua reputazione”.

“Grubel ha compiuto buone cose dal suo arrivo all’UBS, ma ha fatto anche degli errori – ad esempio promettendo nuovi utili pari a 15 miliardi all’anno. O quando ha lanciato inutili provocazioni, minacciando di trasferire all’estero alcuni settori della banca. Oppure ancora quando ha assunto toni da traditore del paese, criticando, come domenica scorsa, la decisione della Banca nazionale di fissare una soglia minima di cambio tra il franco e l’euro”, rileva il giornale svizzero-tedesco. 

A detta del Blick, Grubel “aveva la reputazione di essere un buon banchiere – fino a ieri. Adesso si è totalmente ridicolizzato e deve quindi assumere la responsabilità per il fallimento dei meccanismi di controllo dei rischi”.

L’UBS ha annunciato giovedì che un suo operatore ha effettuato transazioni non autorizzate nell’Investment banking, causando una perdita stimata a due miliardi di dollari (1,75 miliardi di franchi).

Il presunto responsabile, un uomo di 31 anni, è stato arrestato a Londra: è sospettato di aver provocato l’ammanco con “una notevole energia criminale”.

La banca non ha tuttavia voluto dire se la perdita su transazioni era di natura dolosa, legata ad un errore o dovuta a una lacuna nel controllo dei rischi.

Dopo aver scoperto mercoledì le operazioni non autorizzate, l’UBS ha subito informato le autorità di sorveglianza britanniche, statunitensi e svizzere, ha indicato l’Autorità federale elvetica.

Alla Borsa svizzera il titolo UBS ha perso oltre il 9% giovedì, scendendo sotto i 10 franchi. Per gli esperti del settore il danno finanziario subito dall’UBS non sarebbe drammatico. A preoccuparli è piuttosto la sua reputazione. Anche se l’operazione non risultasse illecita, resterebbe un dubbio sulla gestione dei rischi, hanno fatto notare gli analisti.

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