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Ignazio Cassis in governo: “una vittoria per tutta la Svizzera”

Ignazio Cassis
Per molti commentatori, Ignazio Cassis dispone delle doti necessarie, tra cui quelle di buon comunicatore, per assumere i panni di ministro degli esteri nei prossimi anni di difficili negoziati con l'UE. Keystone

L’elezione del candidato ticinese in governo viene interpretata dalla stampa, come l’espressione della volontà di rinsaldare la coesione nazionale. Molti commentatori considerano il neoeletto tagliato su misura per assumere il Dipartimento degli affari esteri. 

La Svizzera italiana esulta anche sulla stampa, il giorno dopo l’elezione di Ignazio Cassis in Consiglio federale, che riporta, dopo 18 anni, un ticinese tra i “sette saggi”. 

“Un momento storico ed emozionante per la Svizzera, soprattutto per quella di lingua italiana. Quasi vent’anni di anticamera sono tanti”, scrive La Regione. “Nell’aria a Berna e a Bellinzona (giustamente) si respira oggi voglia di festa. Festa per una Svizzera in qualche modo più colorata, più bella, più rivolta al Sud. Niente da fare per i due rampanti romandi. La ‘formula magica’ di governo resta di tre latini, ma uno indossa finalmente di nuovo la maglia rosso-blu”. 

“E ora cosa saprà dare quest’elezione alla Svizzera?”, si chiede il giornale ticinese. “La presenza di un ministro italofono servirà a farla brillare maggiormente per un’autentica sensibilità verso le minoranze che la compongono. L’elezione di Cassis – che si è definito un fabbro per l’unità del nostro Paese ­– dimostra nei fatti che non si tratta di semplici proclami. Riuscire a riportare i colori dell’italianità in Governo è la conferma che le parole e i paragrafi della Costituzione federale pesano e hanno un senso profondo”. 

Attese elevate 

Molte le aspettative suscitate nella Svizzera italiana dall’elezione di Cassis, ma il Corriere del Ticino ricorda il ruolo degli eletti in Consiglio federale. “Compito e missione di un consigliere federale è governare, non rappresentare.  Il Ticino e la Svizzera italiana vanno in Governo non per portare all’interno dell’Esecutivo della Confederazione le loro rivendicazioni, tantomeno le loro rimostranze; ci vanno per partecipare a pieno titolo, attivamente, fattivamente, efficacemente al governo del Paese. 

“Cassis non sarà il nostro postino (anche perché di lettere dal Ticino ce ne sarebbero fin troppe, diversissime, confuse, contraddittorie)”, prosegue il quotidiano ticinese. Egli sarà invece il settimo consigliere federale, chiamato, con gli altri sei, a risolvere i problemi con cui la Svizzera intera, e con essa la Svizzera italiana e il Ticino, è oggi confrontata”.

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Il consigliere federale di una minoranza minoritaria “è chiamato ad un esame in più rispetto ai colleghi delle altre regioni”, osserva ancora il Corriere del Ticino. “Quando ci va bene, noi abbiamo a Berna un solo consigliere federale. Non possiamo permetterci il lusso di sbagliare, di deludere e nemmeno di essere incolori (men che meno lamentosamente provinciali). Le nostre attese di ticinesi e di svizzero-italiani sono certamente elevate verso il nuovo consigliere federale, ma quelle altrui lo sono ancor di più: l’intera Svizzera ci aspetta al varco”. 

Scelta intelligente 

Una buona scelta per la Svizzera, afferma la Südostschweiz, per la quale l’elezione di Ignazio Cassis quale 117esimo consigliere federale “costituisce innanzitutto una vittoria per tutta la Svizzera. E una vittoria per il sistema politico della Svizzera”. Una visione condivisa dalla Neue Zürcher Zeitung, che parla a sua volta di “una scelta intelligente e giusta, che dimostra la volontà della maggioranza del Parlamento di prendere sul serio la Costituzione federale”. 

Diversi altri giornali sottolineano l’importanza di questa elezione per il rispetto delle minoranze e della coesione del paese. Tra questi il Tages-Anzeiger: “Il Canton Ticino dispone ora di un suo rappresentante in governo, che parla la stessa lingua e conosce per esperienza i problemi della Svizzera meridionale. Chi considera questo solo folclore, dimentica che la coesione nazionale non costituisce un’evidenza, ma necessita di cura. Una costruzione come quella svizzera può esistere a lungo termine solo se le sue minoranze riescono ad identificarsi”. 

Per il quotidiano zurighese, l’ex capogruppo del Partito liberale radicale in Parlamento dispone degli strumenti necessari per rappresentare di nuovo la Svizzera italiana a Berna. Avverte però che non vanno nutrite eccessive aspettative: “Il nuovo consigliere federale non attuerà una politica regionale a Berna, il Canton Ticino deve risolvere primariamente i suoi problemi da solo”. 

Futuro ministro degli esteri? 

Per il Tages-Anzeiger, Cassis appare idoneo per riprendere in mano il Dipartimento degli affari esteri: “Quale ticinese conosce fin troppo bene i problemi delle regioni di frontiera e lo scetticismo nei confronti della libera circolazione delle persone. Quale liberale è nel contempo cosciente di quanto siano fondamentali delle relazioni bilaterali con il nostro partner economico più importante (l’UE)”. 

Anche agli occhi del Bund, Cassis sarebbe molto utile nei panni di ministro degli esteri: “L’uomo è un affascinante comunicatore, uno così è mancato negli ultimi anni ai partiti borghesi. Se diventasse ministro degli esteri, la Svizzera pragmatica potrebbe approfittare della forza di convincimento del ticinese in occasione della prossima votazione federale sull’Europa”, ritiene il giornale bernese.

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Il nuovo consigliere federale Cassis “potrebbe essere una buona scelta per questo posto di politica estera, con le sue esperienze in un Cantone esposto dal profilo geografico ed economico”, rileva pure la Neue Zürcher Zeitung, secondo la quale, oggigiorno, il Dipartimento degli affari esteri “necessita palesemente di creatività, nuovo coraggio e intuito a livello di politica interna”. 

Anche le donne attendono

Il quotidiano zurighese ricorda però che anche le donne attendono di essere meglio rappresentate in governo. Entro la fine della legislatura sono attese le dimissioni dei ministri Doris Leuthard, Johann Schneider-Ammann e Ueli Maurer. “I partiti sono quindi tenuti a preparare delle donne per sostituirli”, si augura la NZZ, per la quale “una rappresentazione più equa dei sessi è auspicabile, ma anche in futuro bisognerà però valutare innanzitutto la qualità dei candidati”. 

“E adesso una donna!”, rivendica il Blick, per il quale “sarebbe sbagliato scegliere alla prossima elezione in governo una donna, solo perché è donna. Sarebbe però altrettanto sbagliato mettere semplicemente da parte la questione della rappresentanza femminile. I partiti sono sicuramente in grado di fare in modo di avere a disposizione donne capaci al momento in cui si libera un posto in governo”. 

Puro prodotto elvetico 

La Tribune de Genève si rammarica per la mancata elezione del candidato ginevrino Pierre Maudet. Il Parlamento “avrebbe potuto scegliere Maudet, l’outsider, che avrebbe fatto soffiare su Berna lo stesso vento rinfrescante che ha accompagnato la sua campagna. Una campagna di idee e contenuti, un po’ iconoclasta. Troppo per il Parlamento”. 

Per il giornale ginevrino, Ignazio Cassis è un “puro prodotto elvetico”. “Incarna il compromesso, di destra. È plurilingue, ama il sistema e promuove le minoranze senza suscitare grandi maree. Secondo gli standard della mitologia elvetica, dimostra di essere efficace come uno svizzero tedesco, affascinante come un romando e caloroso come un ticinese. Inoltre, lo ha ripetuto con insistenza mercoledì, è aperto al mondo e rispetta tutte le opinioni. È capace di negoziare e si presenta come un costruttore di ponti, benché i suoi strumenti appaiano molto più posizionati dal lato dell’Unione democratica di centro che non della sinistra”. 

“Era l’ora del Ticino”, ne prende atto 24 Heures. “All’assenza congiunturale della Svizzera italiana dal governo da quasi una generazione si sono aggiunti in questi ultimi anni dei segnali di malessere, una sorta di subdola lamentela, miscuglio d’incomprensione, protesta e vittimizzazione, che hanno posto il Ticino in una situazione precaria. La netta accettazione da parte dei ticinesi dell’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”, il 9 febbraio 2014, rappresenta soltanto la manifestazione più visibile”.

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