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Abiti sportivi per camminare sull’asfalto

Vingetorix propone abiti adatti sia per escursioni in alta montagna sia per recarsi in ufficio in città Vingetorix

I vestiti funzionali pensati per chi pratica sport di montagna stanno conquistando rapidamente i guardaroba urbani. La loro crescente popolarità sta mettendo le ali ai piedi all'industria tessile svizzera.

Negli ultimi anni l’incremento delle vendite di vestiti sportivi funzionali è stato complessivamente a due cifre, osserva Moritz Becher, direttore di Outdoor Guide, la maggiore rivista svizzera di alpinismo e sport all’aperto.

«Molte marche non lo dicono apertamente, ma la loro crescita è dovuta in buona parte a clienti che comprano giacche per l’alta montagna o giacche da esibizione, che talvolta costano fino a 800 franchi, anche se non avrebbero bisogno di quel livello di funzionalità», spiega Becher a swissinfo.ch

L’industria dei prodotti outdoor sta ora raccogliendo i frutti di questa tendenza. Stando al rapporto annuale 2011 della Federazione tessile svizzera, gli abiti e i tessuti funzionali rappresentano ormai più del 50% delle esportazioni svizzere nel settore tessile.

Nel 2008 il settore tessile e dell’abbigliamento in Svizzera dava lavoro a 14’800 persone, con una crescita di circa 1000 unità rispetto all’anno precedente. «Quel che abbiamo sono le conoscenze, la tecnologia e la capacità innovativa di dare valore aggiunto al settore dell’abbigliamento funzionale», afferma Aline Kloetzer, capo del settore economia e statistica della Federazione tessile.

Una delle aziende svizzere che ha saputo sfruttare la versatilità dell’abbigliamento funzionale è la Vingetorix. La sua giacca – resistente alle intemperie, traspirante e prodotta solo con cotone biologico EtaProof – ha vinto l’anno scorso uno dei premi principali alla fiera dell’outdoor a Friedrichshafen, in Germania.

EtaProof è un tessuto di cotone sviluppato durante la seconda guerra mondiale per proteggere dal freddo e dall’umidità i piloti britannici in missione. L’azienda tessile svizzera Stotz & Co ha sviluppato ulteriormente il tessuto e ha cominciato a produrlo negli anni novanta.

Vingetorix ha deciso l’anno scorso di creare una propria linea di abiti urbani outdoor perché c’era «veramente una domanda», spiega la responsabile dei prodotti e delle vendite Alicia Etienne. «Abbiamo constatato la necessità di una giacca funzionale che potesse essere usata per fare una gita durante il fine settimana e andare in ufficio il lunedì».

«Non puzza»

Icebreaker, un’azienda neozelandese arrivata in Svizzera nel 1999, è una delle più note marche emergenti. Il suo abbigliamento minimalista di lana merino era destinato sin dall’inizio a conquistare sia le montagne, sia le vie delle città.

«Ho indossato una delle loro magliette per tre settimane di fila senza lavarla, arieggiandola solo di tanto in tanto. Ebbene, non puzzava», assicura Janosh Conte, un alpinista che lavora nel negozio di equipaggiamento sportivo Bächli a Basilea.

Nei suoi testi promozionali, Icebreaker Svizzera afferma che i suoi abiti possono passare «senza soluzione di continuità» dall’uso sportivo a quello casual, «per viaggiare, rilassarsi o anche lavorare».

Cliente tipo

Chiunque viaggi con i mezzi pubblici in Svizzera non potrà fare a meno di notare la popolarità crescente fra i pendolari di giacche e felpe della marca Mammut.

Mammut, un’azienda svizzera che produce da 150 anni vestiti e attrezzatura per l’alpinismo, non si lamenta certo del fatto che i suoi abiti facciano ormai parte dell’abbigliamento quotidiano, ma ribadisce di non voler venire meno alla fedeltà verso gli alpinisti, ai quali i suoi prodotti continuano ad essere rivolti.

«Naturalmente siamo consapevoli della tendenza, e non vogliamo mancare l’occasione. Ma anche se alcune persone comprano le nostre giacche per portare a spasso il cane, non produrremo giacche pensate solo per un utilizzo urbano», afferma Harald Schreiber, responsabile delle pubbliche relazioni della Mammut.

In ogni caso, l’abbigliamento della Mammut è più redditizio delle sue attrezzature per l’alpinismo, quali corde per l’arrampicata ed elmetti, e assicura due terzi delle vendite in tutto il mondo.

Sebbene il cinofilo medio non abbia probabilmente bisogno di una giacca con le stesse funzioni di quella di un alpinista impegnato a scalare una rupe in balia degli elementi, la suddetta giacca rende comunque la vita più confortevole. Schreiber ritiene tuttavia che, al di là della maggiore comodità e della protezione dalle intemperie, ci sia anche un’identificazione con la marca.

«Credo che per alcune persone si tratti anche di presentare una certa immagine di sé. Portare una delle nostre giacche prova che fai parte di un gruppo di persone attive e magari perfino intrepide».

Nel 2011, l’industria tessile e dell’abbigliamento svizzera ha esportato beni per 2,99 miliardi di franchi. La parte dell’industria tessile è di 1,56 miliardi, quella dell’abbigliamento di 1,43 miliardi.

Il settore dipende in ampia misura dalle esportazioni ed è stato particolarmente penalizzato dalla crisi nel 2011. Dopo una ripresa all’inizio del 2011, nella seconda metà dell’anno la forza del franco svizzero e il rallentamento dell’economia mondiale hanno messo sotto pressione molte aziende.

Tra le esportazioni tessili del 2011, l’abbigliamento occupa una quota del 35,4%, seguito dai tessuti tecnologici (19,5%) e dalle stoffe tessute e fatte a maglia (15,8%). Tra i prodotti esportati ci sono anche fili, biancheria intima e tessuti per la casa.

Con una quota del 74% nel 2011, l’Unione europea è di gran lunga il partner commerciale più importante dell’industria tessile svizzera. Il secondo mercato è l’Asia, seguita dagli Stati uniti.

Nel 2011, le ordinazioni ricevute dal settore sono aumentate leggermente rispetto all’anno precedente. Rispetto al 2010, la produzione nazionale di tessili e vestiti è aumentata del 18%.

Nel 2011, la Svizzera ha importato tessuti per un valore di 2,1 miliardi di franchi e vestiti per un valore di 5,5 miliardi. L’importazione dei due beni è diminuita leggermente nel corso del 2011, di poco più dell’1%.

(fonte: Federazione tessile svizzera, 2011)

(traduzione dall’inglese e adattamento: Andrea Tognina)

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