La Svizzera potrebbe essere inclusa nella lista nera dei paradisi fiscali del G20, secondo il presidente francese Nicolas Sarkozy. Sono così confermati i timori della consigliera federale Micheline Calmy-Rey.
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In diverse interviste accordate alla stampa domenicale, la ministra degli esteri ha difeso la strategia del Consiglio federale. Creando una delegazione per affrontare le critiche che hanno colpito la piazza finanziaria elvetica, il governo ha “agito correttamente dando prova di realismo”.
Secondo Micheline Calmy-Rey, ora bisogna “fare tutto il possibile affinché la Svizzera non sia inserita nella lista nera dei paradisi fiscali del G20 e vedere in che modo gestire le denunce americane contro UBS”.
Una preoccupazione più che legittima, alla luce delle dichiarazioni rilasciate domenica sera dal presidente francese Nicolas Sarkozy in margine al vertice dell’Unione europea a Bruxelles.
“Tutto dipenderà dalle risposte che la Svizzera sarà in grado di fornire su questo dossier” ha precisato Sarkozy, aggiungendo che “allo stato attuale delle cose, la risposta sulla possibile presenza della Svizzera nella lista nera, è piuttosto affermativa”. Per il presidente francese “è inammissibile che si lascino fiorire delle piazze finanziarie che non dichiarano l’origine dei fondi depositati”.
“Vista la lentezza della procedura di assistenza amministrativa – ha dichiarato “SonntagsZeitung” Calmy-Rey – si potrebbe avere l’impressione che il nostro sistema attuale sia troppo poco efficiente”. Il tempo comunque stringe e le pressioni aumentano.
La settimana scorsa a Berlino, i paesi europei che aderiscono al G20 si erano infatti messi d’accordo di allestire una lista nera dei paradisi fiscali, in vista del vertice di Londra di aprile dedicato alla riforma del sistema finanziario. Un vertice al quale alla Svizzera è stato rifiutato lo statuto di paese osservatore.
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