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Sostegno più robusto alle PMI svizzere attive in Italia

Johann Schneider-Ammann (sulla sinistra) in compagnia del nuovo responsabile dello Swiss Business Hub di Milano Philippe Praz swissinfo.ch

Da inizio dicembre, le piccole e medie imprese (PMI) svizzere che intendono rafforzare la loro presenza sul mercato italiano possono contare sul nuovo Swiss Business Hub di Milano. Intervista al suo responsabile Philippe Praz.

L’obiettivo dell’ufficio milanese del centro di competenza svizzero per la promozione del commercio estero (Osec) è di offrire maggiori informazioni alle aziende svizzere che vogliono installarsi in Italia. Ad esempio per quanto concerne gli aspetti giuridici, fiscali o doganali. Oppure mettendo in contatto queste aziende con partner locali affidabili, per commercializzare il prodotto, eliminando gli ostacoli amministrativi.

La struttura, che può contare su un team rafforzato e che è ubicata in una nuova sede, è stata inaugurata ufficialmente a Milano ad inizio dicembre alla presenza del ministro dell’economia Johann Schneider-Amman. swissinfo.ch ha intervistato Philippe Praz, responsabile dello Swiss Business Hub Italy.

swissinfo.ch: Come mai avete deciso di rafforzare lo Swiss Business Hub di Milano?

Philippe Praz: L’Italia è fondamentale e il suo mercato rappresenta da quasi 10 anni il nostro secondo partner commerciale. L’anno scorso abbiamo avuto uno scambio con l’Italia per un valore di 35 miliardi di franchi, con una prevalenza dell’import sull’export. Il trasferimento della struttura dello Swiss Business Hub all’interno del Consolato generale è stato fatto proprio per dare maggiore ufficialità nell’ottica di fornire maggiori risposte alle aziende svizzere.

Per la Svizzera, l’Italia è il secondo principale fornitore di beni e servizi (19 miliardi nel 2011) dopo la Germania e prima della Francia e il terzo mercato d’esportazione (16 miliardi nel 2011).

La Confederazione figura invece al sesto rango tra i partner economici dell’Italia per quanto riguarda le esportazioni e al nono tenendo conto delle importazioni.

Gli scambi commerciali tra i due paesi ammontano a 29 miliardi di euro. Una cifra superiore al totale degli scambi commerciali della Svizzera con i 4 paesi BRIC (Brasile, India, Russia e Cina) .

Gli investimenti svizzeri in Italia corrispondevano a 20 miliardi di franchi nel 2010. Le imprese elvetiche – tra cui ABB, Nestlé, Novartis, Roche, Zurich, UBS, CS e Swisscom – danno lavoro a circa 76’000 persone nella Penisola.
 


Nel 2011, nonostante la difficile congiuntura economica, le esportazioni svizzere verso l’Italia sono aumentate dell’1,9% e le importazioni dall’Italia del 2,7%.

swissinfo.ch: Quali tipi di servizi proponete alle imprese svizzere?

P.P.: Offriamo un servizio pubblico gratuito riguardo agli aspetti legislativi, alle procedure doganali, all’etichettatura di un prodotto, alle norme che regolano il lancio di un nuovo prodotto sul mercato. Grazie alla rete di contatti e di esperti, diamo risposte per esempio in ambito fiscale, come il pagamento dell’Iva. Oppure, ed è il caso concreto di questi ultimi giorni, su norme specifiche per alcune categorie di prodotti come i dispositivi medici.

Poi c’è un secondo livello di servizio che è a pagamento – non per scopo di lucro ma per coprire i costi – più focalizzato sulla ricerca di un partner commerciale o industriale in Italia. Il nostro compito è quello di mettere in contatto l’impresa svizzera con una impresa italiana distributrice che a nostro avviso è la più adeguata.

swissinfo.ch: Quali sono le criticità che voi riscontrate nel mercato italiano?

P.P.: Di solito dobbiamo spiegare alle imprese svizzere le caratteristiche dell’Italia per andare anche oltre agli stereotipi classici. Ma io sostengo che, se l’Italia è il secondo partner commerciale della Svizzera, un motivo c’è. E, quindi, la scarsa fiducia che si percepisce ogni tanto deve essere superata.

Sicuramente la burocrazia è un freno ma cerco di non scoraggiare gli imprenditori spiegando le differenze tra la nostra e la loro burocrazia. Poi ci sono le blacklist, che esistono dal 1999 sulle persone fisiche e dal 2002 sulle aziende, ma che non hanno impedito la crescita degli scambi commerciali fra i due paesi, aumentati in media dell’8% tra 2002 e il 2008. Su questo ultimo capitolo c’è anche un forte bisogno d’informazione per evitare che si faccia troppa confusione.

Con il Decreto Legge 40/2010 -denominato Decreto Incentivi- il governo italiano ha introdotto una norma che obbliga i soggetti passivi IVA italiani a registrare alle Agenzie delle Entrate tutte le operazioni di servizi resi/ricevuti e la cessione/acquisto di beni nei confronti degli operatori economici che hanno sede in un paese inserito nelle blacklist (la Svizzera rientra tra questi) per importi superiori a 500 euro. In caso di mancata segnalazione o di irregolarità, vi è il rischio per l’azienda italiana di incorrere in sanzioni pecuniarie.

swissinfo.ch: Anche l’aspetto giuridico-amministrativo può essere considerato un ostacolo?

P.P.: In Italia c’è l’abitudine di chiedere costantemente pareri giuridici all’esterno. E lo si vede anche dalle piccole cose come la dichiarazione dei redditi dei cittadini, che in Italia è quasi impossibile compilare da soli. In Svizzera, invece, i cittadini possono farlo senza la necessità di rivolgersi ad un commercialista.

Ma ci sono ostacoli anche per quanto riguarda la previdenza sociale. In questi giorni un’impresa svizzera si è rivolta a noi per capire che trattamento previdenziale applicare un agente di commercio che vuole assumere per la promozione dei suoi prodotti in Italia. Mi sono rivolto ad un esperto per poter esattamente definire la sua posizione e la sua busta paga. Ma neanche lui è stato in grado di darmi subito una risposta.

swissinfo.ch: Ma i problemi sono anche di altra natura, i rapporti coi sindacati per esempio…

P.P.: Diciamo che questo problema riguarda forse le grandi aziende multinazionali presenti in Italia come Roche, Abb, Adecco, Nestlè ecc. Alle nostre PMI non è ancora capitato un caso di questo tipo. Ma stiamo preparandoci per poterle informare al meglio.

In Svizzera il rapporto col sindacato è vissuto diversamente dato che la relazione tra imprenditori, lavoratori e sindacato è stretta. Noi siamo pragmatici e vogliamo risolvere i problemi anche per l’attitudine al lavoro che ci contraddistingue.

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