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Una decisione dolorosa, ma inevitabile

La principale banca svizzera ha annunciato martedì il taglio di 10'000 impieghi entro il 2015. AFP

La soppressione di quasi 10'000 impieghi annunciata da UBS costituisce una misura radicale e dolorosa. Si tratta tuttavia di un intervento necessario per ridimensionare un investment banking diventato troppo rischioso, ritiene la stampa elvetica.

«Bye Bye Wall Street» titola l’editoriale della Tribune de Genève, sottolineando che il CEO di UBS Sergio Ermotti ha voltato una pagina importante della storia della principale banca del paese. Ovvero quella dei soldi rapidi, ma pure delle perdite abissali.

La banca passa a un modello aziendale meno complesso, meno rischioso e al contempo riduce la sua dimensione, ciò che è in linea con quanto vogliono regolatori e contribuenti, osserva la Neue Zürcher Zeitung (NZZ).

«La drastica riduzione delle attività di banca d’investimenti è una buona notizia perché contribuirà a diminuire l’importanza sistemica di Ubs, ciò che ridurrà la fragilità finanziaria dell’economia globale», ritiene La Regione Ticino.

Sulla stessa linea il romando Le Temps, secondo cui «il fatto che UBS si specializzi in attività economiche meno sistemiche è una buona notizia per il contribuente svizzero dato che la banca diventa così un po’ meno “troppo grande per fallire”».

Con la decisione comunicata martedì, «la banca compie un passo avanti sulla strada che porta verso un istituto più sicuro e guadagni più stabili», commenta anche la Aargauer Zeitung.

La fine della vacca sacra

L’investment banking è un’attività in cui il grado di rischio è mediamente più elevato rispetto alla gestione di patrimoni, scrive il Corriere del Ticino (CdT), ricordando le incertezze sui mercati, la crisi dei debiti pubblici, gli accordi fiscali firmati o ancora da firmare e le nuove regolamentazioni.

Il passo di UBS è dunque in gran misura «inevitabile», sottolinea il CdT. «Non fare nulla di fronte ad un bivio decisivo ora vorrebbe dire mettere in pericolo in futuro la posizione più complessiva della banca».

I regolatori, e soprattutto la Banca nazionale svizzera, hanno inasprito le direttive a tal punto che chi opera nella banca d’investimenti è rimasto senza fiato, osservano Tages Anzeiger e Der Bund. Ai loro occhi, proseguono, l’investment banking non era più redditizio, ciò che spiega come mai la «vacca sacra» di ieri viene oggi gettata fuori bordo.

L’UBS avrebbe dovuto ritirarsi dagli affari più rischiosi già in passato, dopo la crisi finanziaria e il salvataggio statale della banca, sostiene il Blick, per il quale UBS deve riconquistare una certa credibilità, soprattutto dopo il caso dell’ex trader Kweku Adoboli (attualmente sotto processo per aver causato perdite miliardarie alla banca).

La gestione patrimoniale non è però senza rischi, come dimostrano le vicende con le autorità fiscali americane, avverte Le Temps.

Secondo la Basler Zeitung, la radicale soppressione nel settore dell’investment banking si farà sentire in tutto il mondo. La decisione di UBS, prevede l’editorialista, scuoterà anche molti rivali, tra cui il Credit Suisse, che già da tempo si chiedono più o meno seriamente se con le loro proprie strategie sono ancora sulla giusta via.

Sacrifici asimmetrici

Il riorientamento strategico di UBS non è però senza dolori. Entro il 2015 verranno soppressi quasi 10’000 posti di lavoro. «Si tratta di un giorno nero per il nostro paese», commenta il Blick, facendo riferimento ai 2’500 impieghi che verranno tagliati in Svizzera.

UBS, avverte il quotidiano svizzero tedesco, non deve dimenticare che i contribuenti l’hanno salvata non per fare affari con i ricchi clienti in Asia o in America latina, bensì per i 20’000 collaboratori in Svizzera che lavorano duro e onestamente per la banca.

Questa drastica riduzione del personale (che corrisponde circa al 15 % del numero di collaboratori attualmente impiegati da Ubs) si sovrappone a svariate altre decisioni analoghe, già realizzate o di prossima attuazione, in Svizzera o nel resto del mondo, fa notare La Regione Ticino. Degli 81’500 collaboratori del 2007 ne resteranno 54’000, rammenta la NZZ.

Seppure necessario, il taglio degli effettivi infastidisce per la sua disproporzionalità, scrive La Regione, che parla di una «mancanza di simmetria dei sacrifici tra i massimi dirigenti bancari e il personale».

Oltre a essere riprovevole sul piano etico, questa disparità di trattamento aumenta il senso di incertezza dei propri collaboratori, ciò che può rivelarsi controproducente per la banca, ritiene il giornale ticinese. «Un calo della fiducia e della coesione all’interno di una impresa – pronostica – non può che pregiudicare i risultati aziendali».

In fondo, conclude La Regione, sarebbe bastato ridurre di qualche punto percentuale la retribuzione dei “top manager” per consentire alle persone in “esubero” di restare nell’organico della banca.

Reazioni all’estero

«Più all’avanguardia, più rapida, più solida». UBS utilizza «uno slogan degno delle Olimpiadi per annunciare quella che forse è la ristrutturazione più radicale della sua storia recente», scrive il tedesco Süd Deutsche Zeitung.

 

Citando il banchiere tedesco nominato alla presidenza di UBS, Axel Weber, il quotidiano del sud della Germania rileva che «dalla crisi finanziaria mondiale, le condizioni regolatrici delle banche hanno radicalmente cambiato il mercato». Presto o tardi, altre banche agiranno quindi allo stesso modo.

Un’opinione condivisa dal francese Les Echos, secondo cui la mossa di UBS potrebbe far riflettere i suoi concorrenti, tra cui il Credit Suisse. «Tutte le banche analizzano attualmente il momento opportuno per sbarazzarsi delle attività che non hanno la dimensione critica sufficiente per essere molto redditizie».

Nel terzo trimestre del 2012, la principale banca elvetica ha subito una perdita netta di 2,17 miliardi di franchi, contro un utile netto di 1,02 miliardi realizzato tra luglio e settembre del 2011.

Su nove mesi, UBS accusa invece una perdita di 920 milioni, a fronte di un utile di 3,84 miliardi registrato nello stesso periodo dell’anno scorso.

In futuro, la banca d’investimenti sarà orientata a due segmenti principali di clientela.

Il primo, Corporate Client Solutions, comprenderà tutte le attività di consulenza, la gamma di soluzioni e la loro realizzazione a favore di clienti aziendali, istituzioni e promotori finanziari. Questo segmento dovrebbe generare circa un terzo dei ricavi dell’Investment Bank.

Il secondo segmento, Investor Client Solutions, comprenderà attività di distribuzione e trading per investitori istituzionali e fornirà supporto alle attività di wealth management. Esso includerà anche attività UBS di primo piano come azioni, cambi e metalli preziosi.

L’italiano Andrea Orcel assumerà da solo la direzione dell’Investment Bank, mentre Carsten Kengeter, che lo affianca attualmente come co-CEO, lascerà la direzione del gruppo e guiderà la gestione delle attività e delle posizioni dismesse.

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