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Il riscaldamento climatico spingerà a sinistra il parlamento svizzero?

Donna su un podio e mani alzate che mostrano delle schede verdi.
Secondo i sondaggi, il verde sarà un colore partitico scelto da molti elettori svizzeri il 20 ottobre. La presidente del Partito ecologista svizzero, Regula Rytz, si preannuncia come la grande vincitrice delle elezioni parlamentari federali 2019. © Keystone / Urs Flueeler

Dalle urne svizzere domenica uscirà la nuova composizione del parlamento federale per i prossimi quattro anni. Secondo i sondaggi, le elezioni 2019 dovrebbero portare a un leggero spostamento a sinistra, soprattutto grazie a un avanzamento dei Verdi.

In gioco ci sono tutti i 200 seggi del Consiglio nazionale (Camera del popolo) e la maggior parte dei 46 seggi del Consiglio degli Stati (Camera dei cantoni). La corsa al parlamento 2019 è caratterizzata da primati di partecipazione: un numero record di candidati e candidate (più di 4’600) e anche un record della proporzione di aspiranti deputate: il 40,3% per il Nazionale e il 34,4% per gli Stati.

In crescita rispetto alle precedenti elezioni federali di quattro anni ma non da primato, invece, il numero di candidati al Consiglio nazionale che risiedono all’estero: quest’anno gli svizzeri all’estero che ambiscono a un seggio sono 73, contro i 57 rappresentanti della Quinta Svizzera in corsa nel 2015 e il record di 77 registrato nel 2011.

I sondaggisti sono unanimi nel pronosticare un aumento del sostegno per i due partiti ambientalisti: i Verdi (PES, sinistra) e i Verdi liberale (PVL, centro).

Sul fronte opposto l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), che secondo le previsioni dovrebbe lasciare sul terreno un paio di punti percentuali. Ciò nonostante, rimarrebbe con ampio margine il più forte partito della Svizzera. Nel 2015 aveva consolidato la sua posizione in testa alla classifica, con il 29,4% dei voti.

Nell’ultimo barometro elettorale realizzato dall’istituto gfs.bern per conto della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR (di cui fa parte anche swissinfo.ch), l’UDC otteneva il 27,3% dei consensi. In lotta per il secondo posto, nettamente staccati, si collocavano i partiti socialista (PS, sinistra), con il 18,2% e liberale radicale (PLR, destra liberale), con il 15,2%.

Una dura battaglia all’ultimo voto sembra profilarsi per la conquista del quarto posto tra i Verdi e il Partito popolare democratico (PPD, centro). Nell’ultimo barometro, pubblicato la settimana scorsa, erano testa a testa, con rispettivamente il 10,7% e il 10,6% di preferenze. Se i risultati del voto confermassero quelli del sondaggio, gli ecologisti segnerebbero il miglior risultato della loro storia e soffierebbero il quarto posto ai popolari democratici, il cui declino pluridecennale sembra inarrestabile.

Altri sviluppi

Complessivamente, comunque, è molto improbabile che l’equilibrio delle forze politiche cambi in modo sostanziale. Il parlamento svizzero è tradizionalmente dominato da quattro partiti che coprono buona parte dello spettro politico. In virtù di un’intesa di lunga data, questi partiti si ripartiscono proporzionalmente anche i sette seggi del governo federale.

L’11 dicembre il nuovo parlamento uscito dal voto di domenica, eleggerà i sette membri del governo per la nuova legislatura, che dura quattro anni. Salvo sorprese dell’ultima ora, tutti i sette uscenti si candideranno per un nuovo mandato e, in linea con la tradizione, il parlamento dovrebbe riconfermarli.

Sottotono

La campagna elettorale quest’anno è stata piuttosto scialba anche per gli standard svizzeri. In parte perché l’UDC non è riuscita a suscitare emozioni come nelle precedenti elezioni, quando aveva praticamente monopolizzato il dibattito pubblico con il suo forte programma antieuropeo e anti-immigrazione.

È stata invece la questione globale del cambiamento climatico a determinare il tono della campagna durante tutto l’anno. Le numerose proteste di piazza in tutto il paese hanno senza dubbio politicizzato le giovani generazioni delle aree urbane.

Anche un’altra manifestazione di massa, lo sciopero nazionale delle donne del 14 giugno, ha influito sulle elezioni 2019. Una delle rivendicazioni delle manifestanti era l’aumento della rappresentanza femminile nelle istituzioni politiche del Paese. Questa richiesta ha avuto un chiaro impatto nelle candidature. Resta ora da vedere se ciò si ripercuoterà effettivamente nell’elezione.

Pur costituendo un po’ più della metà della popolazione, attualmente le donne rappresentano soltanto il 33% al Consiglio nazionale e il 13% al Consiglio degli Stati.

Nel complesso, la popolarità della questione del riscaldamento climatico e gli sforzi per mobilitare le donne, nonché la foga sul fronte delle candidature, potrebbero portare alla più alta affluenza alle urne degli ultimi 40 anni, con un tasso di partecipazione superiore al 50%.

I dati forniti da alcuni cantoni e città sul voto anticipato e le schede già pervenute per corrispondenza sembrerebbero confermare tale ipotesi. Non tutti gli analisti, però, concordano con l’aspettativa di una massiccia affluenza.

Gli osservatori hanno anche notato una certa crescita delle campagne digitali, benché i manifesti e la propaganda porta a porta o per telefono siano rimasti strumenti chiave.

Ballottaggi

I risultati finali delle elezioni per il Consiglio nazionale sono attesi per domenica sera sul tardi.

Per quanto riguarda il Consiglio degli Stati, in diversi cantoni si dovrà andare al ballottaggio, poiché le elezioni si svolgono con il sistema di maggioranza. Ciò significa che per essere eletti già al primo turno occorre ottenere più del 50% dei voti. Laddove sono in competizione diversi candidati con un certo seguito elettorale, superare tale soglia è praticamente impossibile. Dunque, in diversi casi sarà necessario un secondo turno elettorale.

Tradizionalmente. i popolari democratici e i liberali radicali detengono una chiara maggioranza nel Consiglio degli Stati.

Il sistema bicamerale del parlamento svizzero è paritetico: i due Consigli hanno uguali poteri.

In sintesi

Circa 5,3 milioni di cittadini svizzeri hanno il diritto di partecipare alle elezioni parlamentari del 20 ottobre.

A differenza di quattro anni fa, non è più possibile utilizzare il voto elettronico in alcun cantone, poiché il governo federale ha sospeso le prove in corso per motivi di sicurezza.

Gli svizzeri all’estero che si sono iscritti in un registro elettorale in patria, possono partecipare alle elezioni al Consiglio nazionale e in alcuni cantoni anche alle elezioni al Consiglio degli Stati.

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(Traduzione dall’inglese – swissinfo.ch/sf)

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