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Emigrati per necessità

La storia degli svizzeri in Argentina, una colonia protagonista dello sviluppo sociale, economico e culturale.

Nel Paese sudamericano gli emigranti svizzeri cercarono di ricreare, anche materialmente, la Patria lontana oltre 14 mila chilometri.

Paese molto vasto e relativamente poco popolato, l’Argentina ha conservato a lungo una legislazione liberale in fatto d’immigrazione. In questo modo ha attirato, almeno fino alla vigilia della seconda guerra mondiale, molti svizzeri che avevano deciso di espatriare.

Alcuni coloni svizzeri, religiosi o mercenari, s’insediarono sul territorio della futura Argentina già nel XVII secolo. Ma un flusso migratorio importante inizia soltanto dopo il 1850, quando la difficile situazione economica di molte zone alpine e rurali della Svizzera suscita un esodo massiccio verso i territori d’oltremare.

Molti emigranti svizzeri s’insediano nella provincia di Santa Fe, dove nel 1856 venne fondata la prima colonia elvetica con il nome d’Esperanza. Alla fine del XIX secolo più di un terzo dei circa 15.000 emigranti svizzeri in Argentina risiedono nella provincia di Santa Fe.

Alcuni coloni, che si erano dati alla coltivazione di cereali, sono a capo di vaste proprietà, “talvolta più estese del canton Zugo”, precisa un rapporto dell’ambasciatore svizzero nel 1891. Ma la maggior parte possiede piccole aziende agricole o deve accontentarsi di un lavoro salariato.

Patrimonio politico

In Argentina gli svizzeri hanno conservato strutture federaliste d’autogoverno, come nei loro cantoni d’origine. Dispongono di scuole, giornali politici, associazioni patriottiche, ricreative e di mutuo soccorso.

Rivendicano il diritto di eleggere i loro giudici e di sottoporre a voto referendario i bilanci pubblici e le nuove tasse. Finiscono per formare un vero Stato nello Stato e ciò provoca qualche attrito con il governo di Buenos Aires, per il quale le colonie su base nazionale cominciano ad ostacolare l’integrazione.

Del resto, la Confederazione non cede alle richieste di alcuni ambienti legati all’emigrazione che, proprio partendo dall’esperienza argentina, suggeriscono di lanciarsi in una vera e propria politica di insediamenti coloniali, per creare una “nuova Svizzera” in Sudamerica.

Valvola di sfogo della disoccupazione

Dall’inizio del XX secolo l’emigrazione svizzera verso l’Argentina non riguarda più in maggioranza contadini poveri, come durante le crisi del secolo precedente. Grazie al notevole sviluppo industriale e commerciale del Paese, sono richiesti imprenditori, tecnici, liberi professionisti.

Tra gli emigranti benestanti, spinti da spirito d’avventura o da fiuto imprenditoriale, occorre segnalare coloro che crearono la colonia di Oro Verde, nel 1926.

L’ultima ondata migratoria, che concerne soprattutto artigiani e operai colpiti dalla crisi economica, avviene negli Anni Trenta.

Circa 6.000 svizzeri s’insediano nella provincia settentrionale di Misiones, zona tropicale al confine con il Paraguay. Molti di loro hanno beneficiato di sostegno finanziario della Confederazione e della consulenza dell’Ufficio centrale svizzero per l’emigrazione oltremare, creato per l’occasione.

La politica migratoria

La Confederazione tese a favorire l’espatrio per ridurre la disoccupazione e prevenire conflitti sociali. L’Argentina era il Paese che frapponeva meno restrizioni all’immigrazione e dove i coloni potevano istallarsi con somme relativamente modeste.

La Confederazione ha agevolato l’emigrazione con prestiti e consulenze. Negli Anni Trenta, probabilmente per la prima volta, la Confederazione aiutò finanziariamente i candidati all’emigrazione, ma non solo verso l’Argentina.

La pratica dei prestiti agli emigranti da parte delle collettività pubbliche era corrente già nel XIX secolo, da parte soprattutto di Comuni e patriziati.

150 anni di emigrazione

Si ritiene che tra il 1856 e il 1939 siano emigrati in Argentina circa 40.000 svizzeri, ma i rimpatri sono stati numerosi.

Oggi gli svizzeri residenti in Argentina sono quasi 15.000 e costituiscono una delle più importanti colonie elvetiche in Sudamerica.

I cantoni che hanno fornito il maggior numero di emigranti sono stati Ticino, Berna, Zurigo, Vallese, Argovia e San Gallo.

Marco Marcacci

Il grosso del flusso migratorio elvetico verso l’Argentina inizia attorno alla metà dell’Ottocento.

La maggior parte degli emigranti sono poveri contadini e disoccupati, costretti a lasciare la patria per motivi economici.

La Confederazione utilizza il flusso migratorio per ridurre il tasso di disoccupazione.

XVII secolo primi coloni svizzeri in Argentina
1856 fondazione di Esperanza
Oltre 40.000 gli svizzeri emigrati dal 1850 al 1940
Ticino, Berna, Argovia, Vallese i Cantoni di maggior emigrazione

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