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Energia atomica: fronti divisi

Il posto di comando della centrale di Beznau, una delle più contestate dagli ambientalisti Keystone

Rinuncia totale o nuove centrali? In Svizzera le opinioni divergono. Il parlamento esamina ora le varie opzioni.

Giovedì il Consiglio nazionale discute della legge sull’energia atomica. Si tratta della controproposta indiretta alle due iniziative per la rinuncia all’energia nucleare e in favore di una moratoria, che prevede il referendum facoltativo per i nuovi impianti nucleari.

In questo modo si vuole dare la possibilità alla popolazione di votare, in futuro, sulla creazione di nuovi impianti. La questione cruciale del dibattito sarà il ritrattamento di elementi combustibili esauriti, prodotti dalle centrali nucleari svizzere.

La discussione è sorta con la fine, nel 2000, della moratoria di 10 anni per la costruzione di nuove centrali nucleari. Il 23 settembre del 1990 il 54, 5% dei votanti aveva approvato l’iniziativa popolare “Alt alla costruzione di centrali nucleari”.

Nuove iniziative: rinuncia totale o moratoria

Alla fine del 1995, 19 organizzazioni ecologiste, il partito socialista e i Verdi hanno deciso di lanciare una doppia iniziativa, giusto in tempo per rilanciare la discussione sul futuro dell’energia atomica, allo scadere della moratoria.

Nel settembre del 1999 vengono così inoltrate le due iniziative “Moratoria più-per la proroga dell’esercizio di centrali esistenti-blocco costruzione di nuove centrali e limitazione del rischio nucleare” e “Corrente senza nucleare- per una svolta dell’energia nucleare e per una messa fuori esercizio graduale delle centrali nucleari”. Ognuna delle due iniziative raccoglie 121’000 firme.

L’iniziativa “Moratoria più” chiede che per 10 anni non venga concessa alcuna autorizzazione per nuove centrali e reattori nucleari a fini di ricerca o per incrementare le prestazioni delle centrali esistenti. La proroga dell’esercizio di centrali esistenti da oltre 40 anni sottostà inoltre a referendum facoltativo.

La seconda iniziativa, “Corrente senza nucleare” è invece ancora più radicale. Chiede in sostanza la rinuncia completa all’energia atomica. A poco a poco tutte le centrali svizzere devono essere messe fuori esercizio. L’iniziativa rivendica inoltre il divieto di ritrattamento degli elementi combustibili.

Pomo della discordia: il ritrattamento degli elementi combustibili

Il Consiglio federale lancia allora quale controprogetto la legge sull’energia nucleare, che prevede solo il divieto di ritrattamento degli elementi combustibili esauriti. L’esercizio di centrali esistenti e la costruzione di nuovi impianti saranno invece autorizzati.

Lo scorso dicembre il Consiglio degli Stati viene in parte incontro alle esigenze degli ambienti dell’energia nucleare, decidendo di sottoporre ad una moratoria di 10 anni il divieto di ritrattamento degli elementi combustibili esauriti.

Un problema sentito in tutta Europa. I trasporti di scorie radioattive negli ultimi anni hanno mobilitato migliaia di dimostranti. In Germania, in particolare, i cosiddetti trasporti “Castor” hanno suscitato violente manifestazioni di protesta.

Inoltre, le centrali di ritrattamento di Sellafield, in Inghilterra e di La Hague, in Francia sono spesso al centro di critiche.

La lobby atomica non demorde

L’Associazione svizzera per l’energia atomica è tuttavia convinta della necessità del ritrattamento degli elementi combustibili. Un eventuale divieto dovrebbe essere stralciato dalla legge. Inoltre, per quanto riguarda il riciclaggio delle scorie, l’Associazione auspica soluzioni a livello internazionale.

In Svizzera sono in funzione 5 centrali. Due di esse, quelle di Mühleberg e di Beznau, le più vecchie, sono gli obiettivi preferiti degli oppositori all’energia atomica.

Questi ultimi puntano invece sull’energia eolica: più modica e più pulita, dice la Fondazione svizzera dell’energia, per la quale l’energia prodotta dal vento è un’opzione concorrenziale. Altri Paesi se ne sarebbero già resi conto.

Discordia europea

Mentre in Austria aumenta il disappunto per le centrali nucleari della fascia di confine (Beznau, Temelin), la Finlandia, alla fine di maggio decide di costruire un nuovo reattore, mettendosi così controcorrente rispetto al resto dell’Europa. Sia in Belgio, che in Germania e in Svezia si discute della possibilità di staccarsi dall’energia atomica.

Una decisione entro il 2003

Intanto, in Svizzera, la Società per l’immagazzinamento di scorie radioattive (NAGRA) si mobilita. Con una campagna nazionale vuole far conoscere e pubblicizzare i propri progetti di smaltimento.

Il limite per l’esame delle due iniziative è stato fissato al 28 marzo del 2003. Entro questa data il parlamento dovrà aver preso una decisione. Gli addetti ai lavori ritengono che la maggioranza dei deputati si pronuncerà in favore di un “pacchetto” da abbinare alla legge sull’energia nucleare. Una votazione sui tre oggetti potrà così aver luogo l’anno prossimo.

Christian Raaflaub

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