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Omosessualità e adozione: una questione etica

In Svizzera si stima vi siano oltre 6'000 bambini che vivono attualmente in una famiglia arcobaleno. AFP

Mentre la Francia è sempre più divisa sul "matrimonio per tutti", anche in Svizzera il parlamento torna ad occuparsi dei diritti degli omosessuali. Il gioco vi è l'adozione. Una proposta che mette il benessere del bambino al centro del dibattito, dietro alla quale si celano però questioni più etiche che scientifiche.

«Diversi studi condotti negli Stati Uniti dimostrano che non vi sono differenze nel campo dell’orientamento sessuale, della costruzione identitaria e delle rappresentazioni sociali per un bambino cresciuto in una coppia omosessuale», sottolinea Nicolas Favez, professore di psicologia all’università di Ginevra.

«La maggior parte dei ricercatori si è però limitata a quei bambini nati in famiglie eterosessuali e poi cresciuti da persone dello stesso sesso, dopo un divorzio. In questo caso il neonato ha fin dalla nascita due figure di riferimento, una maschile e una femminile».

Pochi lavori scientifici sono invece stati fatti su quei bambini nati all’interno di una coppia di gay o lesbiche, precisa Nicolas Favez. Ed è proprio su questa tipologia di famiglie arcobaleno che è centrato il dibattito sull’adozione. A sei anni dal riconoscimento dell’Unione domestica registrata, il parlamento svizzero sta infatti esaminando una mozione che chiede di estendere il diritto all’adozione anche alle coppie dello stesso sesso, per lo meno per quanto riguarda il figlio biologico del partner.

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Il ruolo di una figura maschile e femminile

Potersi confrontare con due persone di sesso opposto è un aspetto fondamentale nello sviluppo di un bambino secondo Gianluca Magnolfi, psichiatra e coordinatore dei centri psicoeducativi del canton Ticino, nonché consulente nel campo dell’adozione. «In questo senso è legittimo chiedersi se nelle coppie omosessuali non possano sopraggiungere difficoltà. Tuttavia, questo ruolo non deve forzatamente essere svolto dagli stessi genitori. L’importante è che nella rete sociale il bambino possa trovare punti di riferimento di sesso opposto».

La situazione, prosegue lo psichiatra, è analoga a quella di una persona non sposata che vuole adottare da sola un bambino». Un desiderio che l’attuale legge svizzera asseconda per chi ha superato i 35 anni di età.

«Un neonato ha fondamentalmente bisogno di una figura che si occupi di lui. Nella nostra cultura, si tratta solitamente di donna, con la quale il bambino instaura un dialogo fatto di suoni, sguardi e movimenti. Le ricerche compiute nel campo dell’adozione, una pratica ormai diffusa in tutti i paesi occidentali, dimostrano che è possibile instaurare un vincolo genitoriale anche quando non esiste un legame biologico, di sangue per intenderci. I figli biologici non sono più figli degli altri», commenta ancora lo psichiatra.

Conoscere il proprio passato

In Svizzera si stima vi siano oltre 6’000 bambini che vivono attualmente in una famiglia arcobaleno. Le tipologie sono svariate: ci sono coppie di gay o lesbiche che crescono a quattro i loro figli, altri nuclei composti unicamente da due donne o due uomini, e poi i figli adottati all’estero, quelli frutto di un’inseminazione più casalinga o quelli ereditati da un divorzio. I figli degli omosessuali sono dunque parte integrante di un panorama sociale nel quale la cosiddetta famiglia tradizionale sembra ormai aver perso da tempo la propria egemonia.

Come per qualsiasi bambino cresciuto in un contesto minoritario, e non ancora pienamente accettato dalla società, le conseguenze psicosociali possono talvolta avverarsi difficili, spiega lo psicologo  Nicolas Favez. «Ciò che conta è che queste famiglie arcobaleno non vivano nel culto del segreto, ma che possano spiegare liberamente ai loro figli da dove vengono e come reagire di fronte agli altri».

Il dibattito sul matrimonio e l’adozione per le coppie dello stesso sesso è di stretta attualità in molti paesi occidentali.

L’adozione congiunta e l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita per le coppie omosessuali è garantita per legge in Danimarca, Norvegia, Islanda, Svezia, Olanda, Belgio, Inghilterra,  Spagna, Argentina e in diversi Stati o province degli Stati Uniti, del Canada e dell’Australia.

L’adozione dei figli del partner è autorizzata, ad alcune condizioni, in Germania e in Islanda.

In Francia, il presidente François Hollande ha promesso di impegnarsi per garantire il diritto di matrimonio e adozione alle coppie omosessuali.

La proposta ha però scatenato l’opposizione di una maggioranza di destra e dei movimenti ecclesiastici.

La narrazione sulle proprie origini è un altro tema centrale della psichiatria infantile, conferma Gianluca Magnolfi. «I genitori devono poter offrire una storia credibile ai loro figli e aiutarli a darle un senso. È un aspetto, tra l’altro, che è previsto anche dalle convenzioni internazionali sull’adozione». Il rischio che si corre quando si affrontano dibattiti di questo tipo, ricorda lo psichiatra, è di cadere in discorsi ideologici che parlano di vere e false famiglie. «È chiaro che per secoli la nostra cultura si è fondata su un certo tipo di famiglia, ma che ci piaccia o meno, ora dobbiamo fare i conti con altri tipi di realtà».

Una questione etica

Fare i conti con queste famiglie arcobaleno non si significa però spingere la legge a riconoscerle, denuncia il teologo e professore di etica all’università di Ginevra Denis Müller. «Non sono contrario al fatto che gay o lesbiche crescano dei figli, ma non possono essere considerati come veri genitori. Lo Stato deve trasmettere un messaggio chiaro: un bambino è il frutto di due persone di sesso diverso. Ammettere il contrario significherebbe introdurre un’ambiguità nel concetto di genitorialità che è alla base della nostra società».

Di avviso contrario invece François Dermange, anch’egli professore di etica a Ginevra. «L’attuale legge è discriminatoria. Se si considera che non c’è bisogno di genitori di sesso opposto per crescere un bambino, allora questo diritto deve essere esteso anche agli omosessuali, in modo generalizzato. Sarebbe ingiusto limitarlo soltanto ai partner dei genitori biologici».

La Svizzera deve però rendersi conto che il diritto all’adozione è soltanto il prologo a una discussione più ampia, di natura etica e culturale, sottolinea François Dermange. «Se lo Stato riconosce che l’omogenitorialità è una forma benefica per la società e per il passaggio da una generazione all’altra, allora deve permettere anche a queste coppie di avere dei figli. E qui si apre il discorso della procreazione assistita, degli uteri in affitto e perfino della clonazione. Perché dal momento in cui accettiamo di non aver più bisogno di un legame tra sessualità, procreazione e filiazione, si aprono a noi diverse strade. Alcune più accettabili, altre forse meno».

In Svizzera la legge vieta espressamente alle coppie dello stesso sesso di ricorrere a tecniche di procreazione medicalmente assistita e all’adozione, compresa quella dei figli biologici del partner.

Nella legge sull’Unione domestica registrata, i figli sono considerati solo marginalmente.

Nel caso di una coppia lesbica, ad esempio, se il donatore dello sperma riconosce il figlio, la compagna non ha alcun diritto giuridico sul bambino.

Per le organizzazioni a difesa degli omosessuali, l’attuale quadro legale è discriminante. Nel 2011 hanno così depositato una petizione, munita di oltre 19’000 firme, che chiede pari opportunità per tutte le famiglie.

Il testo, tradotto in mozione, è stato adottato nel dicembre 2012 dal Consiglio nazionale (Camera bassa del parlamento) in una versione ridotta rispetto all’adozione generalizzata proposta dal Consiglio degli Stati (Camera alta).

Se la mozione dovesse essere accettata in via definitiva, una persona omosessuale potrebbe adottare il bambino del partner, a condizione che l’altro genitore biologico sia sconosciuto, morto o che accetti di trasferire i suoi diritti e doveri. Sempre che questo rappresenti la miglior situazione per il benessere del bambino.

Con la nuova disposizione, i bambini nati in famiglie arcobaleno avrebbero la certezza di poter vivere con il secondo genitore in caso di decesso del loro genitore biologico. Avrebbero anche diritto all’eredità e alla rendita d’orfano in caso di decesso del secondo genitore.

Una volta approvata dal parlamento, la modifica di legge potrebbe essere impugnata dal popolo tramite referendum popolare. Quest’arma della democrazia elvetica era già stata utilizzata dal Partito evangelico e dall’Unione democratica di centro nel 2005 contro la legge sull’unione domestica registrata.

La legge era stata accettata con una maggioranza del 58 per cento.

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