Fiere annullate, MCH prevede crollo dei ricavi
(Keystone-ATS) La crisi del coronavirus avrà un impatto maggiore di quanto previsto sui conti di MCH Group, colosso renano specializzato in fiere di primo piano come Baselworld, Art Basel e Muba, tutte in gravi difficoltà o addirittura nel frattempo giunte all’ultima edizione.
In un comunicato diffuso oggi la società fa sapere che per il 2020 si aspetta una flessione del fatturato pari a 230-270 milioni di franchi, vale a dire più che un dimezzamento rispetto ai 445 milioni del 2019, anno che aveva già visto i ricavi scendere del 15%.
La contrazione è assai superiore alla precedente previsioni, che ipotizzava minori entrate per 130-170 milioni. Per il 2021 è invece attesa una crescita di 70-100 milioni, nel confronto con i proventi appena rivisti dell’esercizio in corso.
Il peggioramento delle stime sull’andamento degli affari è giocoforza legato al coronavirus: i vertici del gruppo sottolineano peraltro come il grado di incertezza relativo alla pandemia rimanga estremamente elevato. I numeri hanno anche un impatto sull’indebitamento, la liquidità e la quota di capitale proprio dell’impresa.
Fa intanto sempre discutere il previsto sbarco nel capitale di MCH dell’investitore britannico James Murdoch (figlio del magnate dei media Rupert Murdoch), con l’obiettivo di risanare l’azienda. Il 47enne potrebbe accedere a una quota compresa fra il 30 e il 44%. Nell’ambito dell’operazione la partecipazione del cantone di Basilea Città, attualmente al 33,5%, potrebbe superare temporaneamente il 50%.
Affinché né il cantone né Murdoch debbano presentare un’offerta pubblica d’acquisto (Opa) MCH vuole introdurre una cosiddetta clausola di opting-up. La Commissione delle Opa ha approvato questo modo di procedere lo scorso 15 luglio, ma contro tale decisione un azionista – Erhard Lee dell’amministratore patrimoniale zurighese AMG, che sulla base di precedenti informazioni controlla il 9,8% di MCH – ha presentato ricorso.
Contattato dall’agenzia Awp, Lee ha ribadito oggi la sua opposizione. “Il Consiglio di amministrazione si rifiuta in modo incomprensibile di discutere seriamente di altre soluzioni, tra cui una svizzera”, afferma. A suo avviso il Cda vuole con tutti i mezzi forzare una soluzione utile solo per pochi e dannosa per molti.
Di altra opinione è il gruppo stesso. Nel suo comunicato odierno MCH sostiene che Lee “ignora quasi completamente la necessità di misure finanziarie, perché a quanto sembra si preoccupa unicamente di rendere impossibile una riorganizzazione”. Secondo la società obiettivo dell’investitore è massimizzare il valore della sua partecipazione, a scapito però dei dipendenti e delle piazze di Basilea e Zurigo.
L’interessato respinge queste accuse al mittente e parla di insinuazione assurde. Quello che a suo avviso disturba particolarmente è il fatto che, attraverso la struttura del previsto aumento di capitale, gli attuali azionisti subiranno un’enorme diluizione, che non sarà compensata da diritti sottoscrizione.
Nel frattempo in borsa oggi il titolo MCH è arrivato a perdere sino al 2%. Dall’inizio dell’anno l’azione ha lasciato sul terreno più del 40%. Oggi è scambiata a circa 15 franchi, mentre ancora nel 2017 valeva 83 franchi.