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Fiscalità: al via il difficile dialogo tra Berna e Bruxelles

Lo scorso 2 ottobre José Manuel Barroso aveva indicato a Micheline Calmy-Rey di attendersi risultati concreti dalla riunione che si apre lunedì Keystone

Lunedì a Berna, Svizzera ed Unione Europea iniziano il dialogo sul conflitto fiscale che li oppone. Le posizioni sono tuttavia ancora molto distanti.

Bruxelles vuole sapere quando la Svizzera sopprimerà i controversi regimi fiscali di alcuni cantoni, mentre la Confederazione considera i colloqui dei semplici scambi di vista.

Qualche giorno prima della riunione che si apre lunedì a Berna, il ministro delle finanze elvetico Hans-Rudolf Merz ha presentato uno studio sugli aiuti statali forniti dai paesi dell’Unione Europea (UE): questo rapporto giunge alla conclusione che le aziende hanno ricevuto sovvenzioni e sconti fiscali per un importo complessivo pari a 75 miliardi di franchi.

Lo studio è una risposta ai rimproveri mossi dall’UE ai regimi fiscali applicati da alcuni cantoni, che – secondo Bruxelles – sarebbero contrari all’accordo di libero scambio tra Svizzera e Unione Europea.

A Bruxelles il rapporto non ha impressionato più di quel tanto. Dietro alle quinte si dice che con la Svizzera non si tratta di negoziare sulle sovvenzioni in generale, ma su tre regimi fiscali cantonali precisi. Se la Svizzera riuscisse a trovare simili regimi in Stati dell’UE, Bruxelles sarebbe grata per le indicazioni. La Commissione Europea avvierebbe subito una procedura per abolirli.

Arma spuntata

Berna deve guardarsi bene dal gettare fango sugli Stati membri dell’UE. Il rischio è di irritare gli ultimi suoi potenziali amici in seno all’Unione. Il rapporto potrebbe quindi essere solo un’arma spuntata.

L’UE si aspetta esiti concreti da questo dialogo: “Vi sarà senza dubbio un risultato”, aveva dichiarato ad inizio ottobre il presidente della Commissione José Manuel Barroso in occasione di un incontro con la presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey.

Concretamente, Bruxelles vuole che in futuro gli utili di certe società straniere (holding, società miste e di gestione) siano tassati nello stesso modo di quelli delle società indigene.

Secondo la Svizzera, invece, il dialogo dovrà essere solo “uno scambio di punti di vista su diverse questioni aperte”, come indicato da Alexander Karrer, responsabile del settore questioni finanziarie internazionali del Dipartimento federale delle finanze e che lunedì guiderà la delegazione elvetica.

Questioni aperte

Un esempio concreto è l’imposizione delle holding: “Contrariamente all’interpretazione della Commissione europea, gli utili delle holding locali ed estere non sono tassati in maniera diversa”, afferma Karrer. Se Berna riuscirà a convincere Bruxelles, per lo meno uno dei punti più controversi verrà a cadere.

Un’altra importante questione aperta è quella legata all’imposizione fiscale delle società miste e di gestione. Dallo scorso mese di aprile il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz ripete che la Svizzera potrebbe procedere a una riforma nel quadro di una revisione della legge sull’imposizione delle imprese.

Berna potrebbe seguire l’esempio di alcuni Stati dell’UE, che su pressione di Bruxelles hanno dovuto abolire regimi fiscali simili. L’Irlanda, ad esempio, ha abbassato massicciamente l’aliquota per tutte le aziende, a un livello simile a quello precedentemente applicato per le ditte privilegiate. Se la Svizzera dovesse ricalcare il modello irlandese, le casse dello Stato si vedranno private di consistenti entrate.

Hans-Rudolf Merz in questo momento non può però permettersi un dibattito su un simile sgravio fiscale, poiché fornirebbe preziosi munizioni alla sinistra in vista del referendum contro la Riforma dell’imposizione delle imprese, che sarà sottoposta al giudizio popolare il 24 febbraio 2008. Solo dopo questa votazione, Merz svelerà verosimilmente i suoi piani.

swissinfo, Simon Thönen, Bruxelles
(traduzione di Daniele Mariani)

In Svizzera sono registrate più di 13’000 holding.

La maggior parte di loro ha sede nei cantoni di Zugo (6’000), Ticino (2’200), Friburgo (2’000), Glarona (1’000), Ginevra (675) e Zurigo (550).

Anche altri paesi europei, in particolare Spagna, Lussemburgo e Gran Bretagna, attirano queste società, che spesso nella località dove pagano le imposte hanno solo un recapito postale.

Il gettito fiscale delle holding in Svizzera si aggira attorno ai 3 miliardi di franchi.

Settembre 2005: la Commissione europea scrive una lettera di protesta a Berna riguardo le pratiche fiscali in vigore nei cantoni di Svitto e Zugo.

Luglio 2006: il presidente della Commissione, José Manuel Barroso afferma che i vantaggi fiscali violano le regole del mercato interno dell’UE.

Novembre 2006: il direttore generale delle relazioni esterne dell’UE minaccia d’inviare a tutti gli Stati membri un documento nel quale si esige dalla Svizzera il rispetto delle regole in vigore nell’Unione europea.

Aprile 2007: il ministro delle finanze Hans-Rudolf-Merz propone una riforma fiscale incentrata sulla diminuzione delle imposte sugli utili.

14 maggio 2007: il Consiglio dei ministri dell’Unione Europea conferisce alla Commissione un mandato ufficiale per negoziare con la Confederazione.

16 maggio 2007: il governo svizzero reagisce, accettando di dialogare, ma non di negoziare.

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