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La Svizzera sperimenta la foresta del futuro

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In Svizzera, la foresta ricopre quasi un terzo del territorio. Keystone

Quali sono gli alberi resistenti a canicole e siccità che potranno garantire le funzioni della foresta tra 50 o 100 anni? La Svizzera cerca risposte piantando specie esotiche provenienti da regioni dal clima più secco. Siamo andati su un terreno sperimentale per capire se è una buona idea.

Peter Brang avanza a passo lento. Si guarda in giro, scruta tra i tronchi. È trascorso più di un anno dall’ultima volta che è stato qui e in questa tiepida giornata primaverile non è facile orientarsi nella boscaglia. “Ci siamo”, dice l’esperto di dinamica forestale indicando una rete metallica fissata a dei pali di legno. È la recinzione del suo laboratorio a cielo aperto.

I grossi larici che in passato popolavano la zona sono stati tagliati. Rimangono solo alcuni ceppi sparsi. Al loro posto sono stati piantati dei cedri del Libano (Cedrus libani), una specie di conifera sempreverde originaria del Medio Oriente. Alcuni alberi raggiungono i tre metri, altri ci arrivano al ginocchio. Uno è completamente seccato.

cedri del libano
Cedri del Libano. swissinfo.ch

Ci troviamo in territorio di Mutrux, un piccolo comune del Canton Vaud, nella Svizzera occidentale. QuiCollegamento esterno, nel 2012 sono state piantate sei specie arboree esotiche provenienti da Turchia, Bulgaria e Stati Uniti su una superficie di circa tre ettari.

È un esempio di migrazione assistita. “Abbiamo accelerato un movimento delle specie che altrimenti avrebbe richiesto almeno migliaia di anni”, spiega Brang, ricercatore dell’Istituto federale di ricerca per foresta, la neve e il paesaggio (WSLCollegamento esterno). D’altronde, aggiunge, è da secoli che l’essere umano interviene per dare al bosco la forma che più gli serve.

Le essenze introdotte sono molto resistenti a siccità e ondate di calore. Brang vuole studiare la loro capacità di crescere in un nuovo ambiente. “Vogliamo sapere quali sono le specie arboree che potrebbero sostituire le essenze importanti per la Svizzera che stanno soffrendo a causa del cambiamento climatico”, afferma.

Con il riscaldamento globale, i periodi secchi e caldi durante l’estate sono più intensi e frequenti, ciò che mette a dura prova delle specie di alberi che si sono evolute in un clima più temperato. La foresta non sparirà, ma rischia di non poter più fornire ovunque quelle prestazioni da cui dipende la popolazione, come la protezione dai pericoli naturali o la produzione di legname, afferma Brang.

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Peter Brang è esperto di dinamica forestale e di silvicoltura. swissinfo.ch

Robert Jenni, un collaboratore scientifico dell’Ufficio federale dell’ambiente che ci accompagna durante la visita, spiega che la strategia della Svizzera non è di sostituire le specie autoctone, ma di arricchire puntualmente la foresta con essenze esotiche. “La foresta è un ecosistema molto resiliente. Vogliamo dare il massimo di possibilità alle specie che già crescono naturalmente e che hanno una certa capacità di adattamento”, afferma.

Nel quadro di un altro progettoCollegamento esterno, l’Istituto federale di ricerca per foresta, la neve e il paesaggio e l’Ufficio federale dell’ambiente hanno iniziato a istituire una rete di 57 piantagioni sperimentali in tutta la Svizzera. L’obiettivo è di studiare la tolleranza climatica di 18 specie arboree su un periodo di 30-50 anni.

Si tratta di specie che potranno garantire le prestazioni previste dai boschi svizzeri. Tra esse ci sono specie autoctone quali l’abete bianco e il larice e specie provenienti da regioni più calde, ad esempio il nocciolo di Costantinopoli e l’abete di Douglas. Complessivamente, verranno piantati 55’000 alberelli. I primi risultati sono attesi nel 2025.

Un abete turco per Natale?

Ci spostiamo nella parcella adiacente dove sono stati piantati degli abeti turchi (Abies bornmuelleriana), una specie di conifera che cresce sulle montagne del nord della Turchia. È in grado di tollerare lunghi periodi di siccità e resiste fino a temperature di -18°C. Può quindi essere considerato un buon sostituto dell’abete rosso o dell’abete bianco, tra gli alberi più diffusi in Svizzera. “Un giorno, lo troveremo forse nelle nostre case come albero di Natale”, dice Brang.

L’esperto spiega che le specie introdotte a MutruxCollegamento esterno sono state selezionate sulla base di criteri ecologici e del loro valore economico. Provengono da regioni che corrispondono a uno scenario di un riscaldamento di 2°C, ovvero da luoghi che presentano le condizioni climatiche che ci saranno verosimilmente in Svizzera in futuro. Si tratta inoltre di specie non invasive e che finora si sono rivelate resistenti agli agenti patogeni.

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Abete turco. swissinfo.ch

La “fortuna” della siccità del 2018

La superficie sperimentale di Mutrux è parte di un progetto internazionale coordinato dall’Istituto forestale della BavieraCollegamento esterno, in Germania. Vi partecipano istituti di ricerca e università tedesche e austriache, e comprende un totale di cinque siti. Su ognuno sono state piantate le medesime specie provenienti dagli stessi luoghi; in Svizzera è stata piantata una specie supplementare. “Non ci sono molti esperimenti del genere a livello internazionale. Solitamente, si testano diverse provenienze di un’unica specie”, afferma Brang.

Il vantaggio di una rete di terreni è che c’è una maggiore probabilità di assistere a eventi estremi su almeno un sito. Sono infatti le siccità e le canicole prolungate a essere particolarmente interessanti per la ricerca. L’estate eccezionalmente calda e senza precipitazioni del 2018 è stata in questo senso “un colpo di fortuna”, dice Brang. “Chi si occupa della gestione del bosco non sarà d’accordo con me, ma spero che avremo più eventi di questo tipo”.

“La foresta non sparirà, ma rischia di non poter più fornire ovunque quelle prestazioni da cui dipende la popolazione.”

Peter Brang, esperto di dinamica forestale

L’estate del 2018 ha interessato diversi Paesi europei ed è stata la terza più calda in Svizzera dall’inizio delle misurazioni nel 1864. Le temperature elevate, che tra la fine di luglio e la metà di agosto hanno raggiunto i 34°C in pianura, hanno causato circa 200 decessi in più rispetto a un anno normale. L’acqua è scarseggiata in molte zone alpine e l’esercito ha dovuto assicurare l’approvvigionamento idrico con gli elicotteri. La siccità ha provocato gravi perdite ai raccolti di erba e foraggi e l’abbassamento del livello del fiume Reno durante un periodo insolitamente esteso ha perturbato il trasporto fluviale delle merci.

L’estate siccitosa di quattro anni fa ha colpito anche i boschi e soprattutto gli alberi di grandi dimensioni, in particolare abeti bianchi e faggi. Nel 10% delle foreste dell’Europa centrale, gli alberi hanno perso prematuramente alcune o tutte le foglie, secondo un’analisiCollegamento esterno dell’istituto WSL. La Germania centro-orientale e la Repubblica Ceca sono state le aree più colpite. Sulle montagne svizzere, dove è stato meno caldo e secco, il danno per le foreste è stato importante, ma minore. Tuttavia, se fenomeni simili dovessero ripetersi, i faggi e gli abeti potrebbero non riuscire a sopravvivere nel lungo termine, secondo l’analisi.

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La sofferenza dell’abete rosso

Siccità sempre più intense e ripetute inaridiscono i suoli. La conseguenza è un aumento della mortalità di tutte le principali specie arboree d’Europa, a volte con punte del 60%, secondo un ampio studioCollegamento esterno pubblicato nel 2021 e ancora in fase di peer review.

Senz’acqua, gli alberi sono più esposti a parassiti e malattie. Il rischio di incendi boschivi aumenta e la foresta non è più in grado di svolgere la sua funzione. In montagna ci vogliono boschi piuttosto fitti, senza grandi radure, per proteggere gli esseri umani dalle valanghe, dalle frane e dalle inondazioni. Nei prossimi decenni, ci saranno superfici sempre più vaste in cui tali condizioni non saranno garantite, quantomeno durante determinati periodi, dice Brang. “Questo mi preoccupa”.

L’abete rosso, l’essenza più diffusa in Svizzera, è particolarmente vulnerabile. Spesso, sviluppa radici superficiali che gli impediscono di andare a cercare l’acqua in profondità durante i periodi secchi in estate. Gli alberi indeboliti sono meno resistenti al bostrico, un coleottero che si infila sotto la corteccia e impedisce il flusso della linfa.

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Foresta di conifere dopo un incendio in territorio di Treuenbrietzen, in Germania. Westend61 / Anke Scheibe

L’industria del legno cerca alternative

Con la moria degli abeti rossi, l’industria forestale rischia di perdere una delle essenze arboree più richieste. Le conifere forniscono i due terzi del legno utilizzato nell’edilizia, nel settore dei mobili e nella produzione di energia.

Nel 2020, i boschi svizzeri hanno fornito 4,8 milioni di metri cubi di legno. A titolo di paragone, nel 2019 l’azienda svedese di arredamento Ikea ha utilizzato globalmente 21 milioni di metri cubi di tronchi per realizzare i suoi prodotti.

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Thomas Lädrach, presidente dell’organizzazione ombrello dell’industria svizzera del legno (Holzindustrie Schweiz), afferma che il settore continuerà a utilizzare il legno delle conifere siccome quelle delle latifoglie può essere usato nella costruzione solo a determinate condizioni. Vanno dunque cercate delle alternative agli abeti autoctoni.

Tra queste ci sono gli abeti di Douglas, che crescono nelle regioni costiere occidentali del Nordamerica. Questa conifera che può raggiungere un’altezza di 57 metri sopporta bene il caldo estivo e resiste meglio alla siccità rispetto agli abeti rossi e bianchi. In Svizzera è ancora poco diffuso e finora non è praticamente mai stato attaccato dal bostrico. L’esperto di dinamica forestale Peter Brang sostiene che in futuro gli abeti di Douglas potranno costituire il 10% delle foreste svizzere.

Boschi di cedri in Svizzera?

E poi c’è il cedro del Libano, una delle specie che Brang sta facendo crescere sul terreno sperimentale di Mutrux. La robustezza del suo legno è simile, se non superiore, a quella degli alberi commerciali presenti nelle foreste svizzere e secondo la rivista specializzata BaublattCollegamento esterno è un buon candidato per sostituire l’abete rosso e il pino silvestre nella costruzione.

Tuttavia, è troppo presto per prevedere se questa e le altre specie riusciranno ad acclimatarsi e a crescere in Svizzera. Una prima valutazioneCollegamento esterno è stata effettuata nel 2018, sei anni dopo l’inizio del progetto. Per alcune specie è stata osservata una mortalità elevata su tutti i siti in Svizzera, Germania e Austria. Tre cedri su quattro, le cui piantine provenivano da un vivaio in Baviera, non sono sopravvissuti. “A quanto pare la specie è molto sensibile al disseccamento durante il trapianto. Non lo sapevamo”, afferma Brang.

Gli alberelli trapiantati in un secondo tempo hanno avuto una crescita lenta e sono rimasti piccoli. Hanno forse perso 3-5 anni di crescita, ma questo è trascurabile sulla vita secolare di un albero, afferma Brang. Il dato più significativo è che non sembrano aver sofferto eccessivamente a causa della siccità del 2018. “Finora, nulla ci fa pensare che le specie introdotte qui non siano adatte a crescere alle nostre latitudini”, dice Brang.

L’esperto forestale vuole evitare la brutta sorpresa avuta con il pino nero. Trent’anni dopo essere stato piantato con successo in Svizzera, i suoi aghi sono stati attaccati da dei funghi e ora la specie è in declino. “Per questo è importante non giungere a conclusioni in modo prematuro”, afferma. “Solo tra 50 o 100 anni sapremo se gli alberi che abbiamo piantato oggi sono davvero resistenti”.

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