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FR: denuncia per discriminazione razziale contro nomadi

Un'immagine simbolica mostra delle roulotte di nomadi in territorio di Wileroltigen, nel Canton Berna (foto simbolica d'archivio). KEYSTONE/THOMAS DELLEY sda-ats

(Keystone-ATS) Tre associazioni di categoria friburghesi, due associazioni svizzere nonché due quotidiani della regione di Friburgo sono accusati di discriminazione razziale per aver pubblicato un annuncio che metteva in guardia dai “nomadi” che offrono lavori artigianali.

La denuncia è stata depositata presso il Ministero pubblico friburghese da un individuo ed è sostenuta dalla Società per i popoli minacciati (GfbV). Quest’ultima afferma in un comunicato odierno che ritiene la pubblicazione un’espressione di un “antiziganismo (ostilità nei confronti degli zingari, ndr) crescente” in Svizzera.

L’annuncio intitolato “Avviso alla popolazione” è stato pubblicato a metà giugno nei quotidiani “La Liberté” e “Freiburger Nachrichten” da tre associazioni di categoria della regione (pittori e stuccatori, piastrellisti e falegnami) nonché dall’Associazione industriale costruzione in legno svizzera e dall’Associazione svizzera fabbricanti di mobili e serramenti.

In particolare scrivevano che i lavori affidati ai nomadi sono “molto spesso” realizzati “a dispetto delle principali prescrizioni di sicurezza e protezione dell’ambiente”. Inoltre, in molti casi, la qualità e la duratura dei lavori non è garantita.

La GfbV afferma che la pubblicazione mette fondamentalmente in discussione la qualità e l’etica del lavoro dei membri delle minoranze Jenish, Sinti e Rom. Ciò può danneggiarli sul piano personale, professionale ed economico, sottolinea. Secondo la GfbV, l’annuncio è stato pubblicato allo scopo di prevenire la concorrenza, tuttavia, le attività commerciali delle popolazioni nomadi “sono già fortemente regolamentate e controllate”.

Da notare che il giorno seguente l’apparizione dell’annuncio, La Liberté aveva pubblicato degli articoli sull’argomento e aveva tra le altre cose chiesto il parere di Martine Brunschwig Graf, presidente della Commissione federale contro il razzismo (CFR). Quest’ultima aveva affermato che il modo in cui il testo era stato redatto, il suo valore di generalizzazione e le parole scelte sono “stigmatizzanti”.

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