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Franco forte: un piano d’azione che non convince

A soffrire del franco forte è soprattutto il settore turistico Keystone

Per sostenere l’economia svizzera, confrontata al problema del franco forte, il governo ha presentato mercoledì un piano d’azione di due miliardi di franchi. Un intervento che non convince la stampa elvetica.

«Il grande fai-da-te»: il titolo scelto da Le Temps riassume abbastanza bene lo scetticismo con il quale la stampa svizzera ha accolto il programma presentato dal Consiglio federale.

Uno scetticismo dettato in primo luogo dal fatto che il governo annuncia di voler stanziare due miliardi di franchi senza però precisare come li impiegherà. I provvedimenti concreti, che saranno elaborati da un gruppo di lavoro, devono infatti essere ancora esaminati e saranno presentati al parlamento durante la sessione autunnale.

«Normalmente – scrive Le Temps – si procede in senso inverso: si definiscono degli obiettivi e dei progetti e in seguito si fissa la somma a disposizione».

Spezzato un tabù

Nel suo editoriale, la Neue Zürcher Zeitung ricorda che per lottare contro gli effetti del franco forte il governo vuole soprattutto sovvenzionare l’industria e il settore turistico. Una delle misure al vaglio è quella di sussidiare le ritenute sociali. Introducendo dei sostegni diretti, «il Consiglio federale rompe però un tabù», poiché finora la Svizzera era fiera di non «dover praticare una politica industriale», annota il foglio zurighese. «Cosa succederà a un esportatore che grazie a una piccola spintarella statale riesce a sopravvivere? Cosa farà quando scoppierà la prossima crisi? E perché non sostenere anche le imprese attive soprattutto sul mercato interno?», si chiede la NZZ.

Le Temps sottolinea che sovvenzionare le ritenute sociali delle imprese confrontate al problema del franco forte è una «pessima idea», che crea una «pericolosa disuguaglianza di trattamento tra settori economici, comporta un elevato rischio di distorsione della concorrenza e pone dei problemi insolubili per delimitare la cerchia dei beneficiari».

Dello stesso tenore anche il commento comune del Tages Anzeiger e del Bund, che si chiedono perché la Confederazione dovrebbe regalare a certe imprese le somme dovute per i contributi assicurativi. «Per aiutarle in questi tempi difficili, basterebbe posticipare le scadenze per i pagamenti – annotano i due quotidiani. Gli esportatori e gli albergatori potrebbero poi rimborsare i contributi quanto torneranno tempi migliori».

Se la Confederazione dovesse rinunciare ad incassare i premi, «di fatto si assumerebbe parte del rischio imprenditoriale», scrivono il Tages Anzeiger e il Bund.

Quali imprese sostenere?

La Südostschweiz solleva dal canto suo anche un problema pratico: «Determinare in ogni singola impresa se le difficoltà sono legate al franco forte sarà estremamente complicato». Un dilemma anche per la NZZ, secondo la quale «non tutti gli alberghi sono colpiti nello stesso modo dalla robustezza della moneta nazionale e la maggior parte delle industrie d’esportazione producono anche per il mercato interno o paesi con divise forti».

«Sulla carta, questi segnali di fumo [le misure annunciate dal governo e il nuovo intervento della Banca nazionale, ndr] sono da salutare positivamente», scrivono 24 Heures e la Tribune de Genève. «Il diavolo però si nasconde nei dettagli. I servizi dei ministeri dell’economia e delle finanze avranno un compito complicato, ossia quello di stabilire la lista delle ‘imprese esportatrici’: sulla base di quali criteri una ditta potrà essere sostenuta?», si chiedono i due giornali dell’arco lemanico. «Per quanto concerne il settore turistico, la sua definizione è ancora più vaga: il piccolo commerciante di Montreux o il venditore di gelati di Ouchy potranno pretendere un aiuto?».

Aspettando i dettagli

Il Corriere del Ticino affronta dal canto suo la questione del franco forte in un editoriale a più ampio respiro intitolato «Il franco, l’euro, i mercati». Per quanto concerne il pacchetto varato mercoledì dal governo, il giornale ticinese scrive che «per dare un giudizio definitivo occorrerà attendere l’articolazione delle misure». Comunque, «l’attenzione di Berna è in sé positiva e potrebbe trattarsi in alcuni casi di passi utili. Ma occorrerà evitare che si riaprano flussi di spesa pubblica eccessivi e bisognerà che gli effetti delle misure siano ben quantificabili. La Svizzera infatti oggi ha buoni conti pubblici, uno dei motivi della sua buona posizione, anche perché è stata previdente in precedenza».

Anche il Blick accoglie con favore l’«importante segnale psicologico» giunto mercoledì da Berna. «Forse il governo avrebbe dovuto agire prima, ma comunque ha agito […]. Adesso si tratterà soprattutto di preoccuparsi che i miliardi vadano a finire nelle casse di quelle aziende che conservano posti di lavoro e salari».

Sì al rafforzamento della concorrenza

Sulla decisione di rafforzare la concorrenza in Svizzera, avviando ad esempio una revisione della legge sui cartelli che vieti in maniera più efficace gli accordi orizzontali sui prezzi e potenziando la Commissione della concorrenza e la Sorveglianza dei prezzi, i commenti sono più unanimi.

«I consumatori possono così contare su un sostegno più forte» di questi due enti, osserva La Liberté. «Per troppo tempo ci si è accontentati di somministrare una pillola della tranquillità a tinta fortemente ideologica, dicendo che l’essenziale è regolato dal mercato – sottolinea dal canto suo la Neue Luzerner Zeitung. Per questo la Commissione della concorrenza e la Sorveglianza dei prezzi sono state tenute con un guinzaglio molto corto».

Per lottare contro l’apprezzamento del franco, la Banca nazionale svizzera ha annunciato mercoledì di voler aumentare considerevolmente le liquidità sul mercato monetario e ha indicato che, in caso di necessità, prenderà altri provvedimenti. La BNS non ha però stabilito un limite per il cambio dell’euro.

Concretamente, l’istituto centrale ha deciso di portare a 200 miliardi di franchi, dai precedenti 120, gli averi che le banche detengono nei conti giro presso la BNS.

Il governo svizzero ha stanziato mercoledì due miliardi di franchi per «ridurre temporaneamente i costi, potenziare la forza innovativa e migliorare in modo mirato le condizioni quadro a lungo termine» nel paese.

L’intervento si concentrerà sull’industria d’esportazione e il settore alberghiero.

Il piano sarà finanziato con le eccedenze previste per l’esercizio 2011, che dovrebbero essere di 2,5 miliardi di franchi.

Le misure concrete saranno elaborate da un gruppo di lavoro e presentate al parlamento per l’approvazione durante la sessione autunnale.

Per rafforzare la concorrenza, il governo intende inoltre avviare una revisione della legge sui cartelli e potenziare la Commissione della concorrenza e la Sorveglianza dei prezzi.

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