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Gay Pride riuscita a Neuchâtel

Contrariamente a precedenti edizioni in altre città, a Neuchâtel la manifestazione degli omossessuali è stata accettata bene dal pubblico Keystone

Sabato 5000 persone, omosessuali e simpatizzanti, sono sfilate per le strade della città, mentre domenica la manifestazione si è spostata sull'arteplage di Expo.02.

Le bandiere arcobaleno della Gay Pride 02 hanno sventolato questo fine settimana a Neuchâtel. Fra scrosci di pioggia intercalati a schiarite, ieri 5000 gay e lesbiche hanno manifestato allo slogan di «Exp.osez-vous!», attirando l’interesse di ben 30mila spettatori. Domenica pomeriggio vi è stato un seguito con sei cori di omosessuali, che si sono esibiti sul grande palcoscenico dell’arteplage di Expo.02 e al Giardino Inglese di Neuchâtel.

Organizzatori soddisfatti

«Non abbiamo mai visto tanta gente», hanno detto soddisfatti gli organizzatori della festa dell’orgoglio omosessuale. Per chi avesse ancora avuto dubbi, Neuchâtel ha dimostrato di non essere Sion: non ci sono state polemiche (la contromanifestazione ha riunito 25 persone a Le Locle) e gli spettatori erano di ogni genere, non solo decisi fautori della causa omosessuale, ma anche numerosi anziani «che erano lì solo per sostenere tutti questi giovani».

La Gay Pride – sottolineano gli organizzatori – è infatti una festa, ma anche un’occasione per mostrare la vita di gay, lesbiche e bisessuali in Svizzera. La sfilata è pure un atto politico e un mezzo per proseguire la lotta verso l’uguaglianza.

«Mostratevi come siete, anche se alcuni non sono pronti ad accettare il vostro coraggio», ha detto in apertura della Gay Pride il sindaco neocastellano Eric Augsburger. «L’omosessualità fa ancora paura, ma dobbiamo rompere la spirale silenziosa che porta alla disperazione e al suicidio dei giovani omosessuali».

Rivendicare la propria particolarità

Valérie Garbani, consigliera nazionale socialista e madrina della manifestazione, ha inviato a persistere nell’affermare e rivendicare la propria particolarità, andando contro l’uniformità e l’omologazione. Presente anche il relatore dell’ONU Jean Ziegler, che ha dichiarato: «La legge sulla registrazione del partenariato, attualmente in discussione a livello federale, esclude l’adozione e il matrimonio per le coppie dello stesso sesso, ma ciò è inammissibile!».

Domenica, l’avvio della manifestazione è stato dato sul grande palcoscenico dell’arteplage da una Drag Queen, che davanti a un migliaio di spettatori ha iniziato alle 14:30 la ripetizione generale per lo spettacolo delle 18:45. Circa 130 cantori, di sei cori di vario stile e accompagnati da un corno delle Alpi, hanno cantato quattro pezzi nelle quattro lingue nazionali.

Cori di lesbiche e gay

In seguito si sono esibite una quindicina di donne del coro bernese di lesbiche «Sweet & Power». Parallelamente, nell’ambiente più intimista del prato verde del Giardino Inglese, i ginevrini di «Homogene» hanno sfoderato il loro repertorio. Hanno fatto seguito, sui due palcoscenici, tre altri cori maschili (gli «Schmaz» di Zurigo, gli «Schwubs» di Berna e i «Fliedertafel» di Basilea) e il coro misto «Gel Oral» di Berna.

In totale, ci sono nove cori nati dal movimento gay in Svizzera, sorto solo una decina d’anni or sono. Oltre all’atto politico e alla volontà di riconoscimento, il coro permette «di incontrarsi in modo differente» e «di dare agli spettatori un altro volto degli omosessuali», ha spiegato Roger Staub, organizzatore della manifestazione.

swissinfo e agenzie

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