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Gen-Lex: regolata la questione della responsabilità civile

Keystone

Nessuna responsabilità per i medici che somministrano farmaci contenenti organismi geneticamente modificati (OGM) se il paziente è stato adeguatamente informato. Con questa clausula, il Consiglio degli Stati ha approvato la legge sulla tecnologia genetica in ambito non umano.

In caso di effetti collaterali nocivi, un paziente che ha assunto farmaci contenenti organismi geneticamente modificati (OGM) non potrà quindi rifarsi contro il proprio medico se ha acconsentito al trattamento dopo essere stato debitamente informato. Il Consiglio degli Stati ha regolato l’ultimo aspetto relativo alla responsabilià civile rimasto aperta nel quadro della legge sulla tecnologia genetica non umana (Gen-Lex), approvandola all’unanimità.

Lo scorso giugno, i senatori avevano rinviato il progetto alla propria commissione per riesaminare la delicata e complessa questione. La proposta della PLR Christine Beerli di liberare dalla responsabilità i prodotti alimentari e medicinali aveva provocato un’accesa discussione, ed il rischio di mettere in pericolo l’equilibrio tra libertà e divieti che caratterizza la legge. La normativa aveva già trovato un accordo sulla controversa questione della moratoria: un periodo di sospensione di dieci anni era stato deciso per gli animali d’allevamento transgenici, ma non per le coltivazioni agricole commerciali.

In base alla nuova versione il medico, o anche l’ospedale in cui il medicamento contenente OGM è stato dispensato, non rispondono di eventuali effetti indesiderati a condizione che il paziente, o il suo rappresentante legale, si sia dichiarato d’accordo e sia stato informato sui possibili rischi. Un’eccezione che ricalca quella prevista per l’agricoltura e per la selvicoltura, dove a rispondere di eventuali danni dovrebbe essere sempre il produttore e non l’importatore o l’utilizzatore di OGM. Negli altri casi, invece, la responsabilità nell’utilizzo di organismi transgenici ricade sull’istallazione o sulla ditta che se ne serve, che li semina o che li mette in circolazione.

“Non si tratta di concedere un privilegio ai medici”, ha spiegato il portavoce della commissione, ricordando che le precauzioni mediche sono sempre valide. La nuova soluzione non ha convinto però la senatrice PLR Michèle Berger, farmacista di professione. A sui giudizio la responsabilità degli ospedali rimane ancora un interrogativo aperto in quanto potrebbero essere considerati anche delle istallazioni. Ciò provocherebbe discriminazioni di fronte alla legge tra pazienti in cura all’ospedale e pazienti che seguono un trattamento a casa. Un problema che Michèle Berger si augura il Nazionale, che dovrà prossimamente chinarsi sul dossier, risolva in modo più chiaro.

Luca Hoderas

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