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Gestione di Unaxis: Victory non molla

La sede di Unaxis a Pfäffikon, nel canton Svitto. UNAXIS

La società d'investimenti austriaca Victory, principale azionista di Unaxis, prosegue nella lotta per assumere il controllo del gruppo tecnologico elvetico.

I dirigenti di Victory hanno chiesto l’annullamento delle decisioni prese durante l’assemblea generale di martedì e chiedono la convocazione di un’assemblea straordinaria.

Victory, la società di partecipazioni austriaca che voleva assumere il controllo di Unaxis, è uscita sconfitta dall’assemblea generale tenutasi a Lucerna.

Il Consiglio di amministrazione (Cda) del gruppo tecnologico svizzero – che appartiene a Victory in misura del 34% – ha ricevuto un chiaro sostegno da parte degli azionisti per tutti gli oggetti in votazione (tra cui il cambiamento degli statuti, il rimborso nominale sul titolo e il rinnovo delle cariche).

Perdite «incomprensibili»

Prima del voto, la Victory – che intende scalzare dalla guida dell’azienda la famiglia Anda-Bührle (la quale detiene il 21,5% del valore azionario) – aveva chiesto, invano, il ritiro del Cda e del management a causa degli scarsi risultati ottenuti. Nel 2004, la ditta elvetica aveva infatti registrato una perdita pari a 378 milioni di franchi.

Il proprietario di Victory Ronny Pecik aveva motivato la richiesta sostenendo che sia il Cda che la direzione non avevano eseguito i compiti loro affidati dagli azionisti.

Pecik aveva in particolare giudicato «incomprensibile» la grossa perdita patita dalla divisione Display Tecnology (schermi piatti), un settore che rappresenta il 10-15% delle attività.

Bocciate le richieste di Victory

Durante l’assemblea generale, il Ceo (amministratore delegato) della Saurer Heinrich Fischer è stato eletto nel Cda di Unaxis con il 60% dei voti.

Victory aveva proposto quattro nomi, tra cui quello di Mirko Kovats, coproprietario della società austriaca assieme a Ronny Pecik. Tuttavia, in vista di un’assemblea straordinaria generale chiesta da Victory per annullare le decisioni prese martedì, le candidature sono state ritirate dalla stessa società.

Il nuovo Cda sarà presidiato da Markus Rauh, in precedenza vice-presidente.

Con circa i due terzi dei voti è stato pure approvato il contestato rimborso sul valore nominale del titolo. Gli azionisti riceveranno così 14 franchi per azione. Victory si era opposta a questa operazione sostenendo che ciò avrebbe indebolito l’azienda.

Inoltre, è stato accettato anche il cambiamento degli statuti che prevede un’offerta di acquisto a tutti gli azionisti che possiedono più di un terzo dei titoli.

Assemblea straordinaria

Come già detto, le decisioni non soddisfanno per nulla i dirigenti di Victory, i quali hanno richiesto la convocazione di un’assemblea generale straordinaria, probabilmente entro due mesi.

La ragione è che non vi è più equilibrio tra i diritti di voto attualmente riconosciuti a Victory (16,4%) e il numero di azioni possedute (34%), ha riferito Markus Rauh.

Il Cda di Unaxis prenderà una decisione il 3 maggio, ha precisato Rauh, aggiungendo che giuridicamente sarebbe stato inammissibile far votare oggi Victory alle condizioni attuali.

Sul fronte della Borsa, il titolo Unaxis non ha subito grossi scossoni, chiudendo con una leggera perdita (- 0,12% a 173,6 franchi).

swissinfo e agenzie

Nel 2004, Unaxis ha registrato una perdita netta di 378 milioni di franchi.
Il fatturato è dal canto suo aumentato a 1,85 miliardi di franchi (+ 15% rispetto al 2003).
Il gruppo elvetico impiega circa 6’800 dipendenti.

Nel 2000, Unaxis è diventato il nuovo nome del gruppo Oerlikon-Bührle, il quale si era trasformato da fabbricante di armi a società di prodotti tecnologici negli anni ’90.

In seguito alla crisi nel settore dei semiconduttori, Unaxis ha intrapreso una profonda ristrutturazione nel novembre del 2004: 500 gli impieghi soppressi.

Nel febbraio del 2005, la società austriaca Victory ha acquistato dapprima il 12% dei titoli del gruppo elvetico ed attualmente detiene il 34% del pacchetto azionario.

La famiglia Bührle, fondatrice di Unaxis, possiede invece il 21,5% delle azioni, mentre la Banca cantonale di Zurigo l’11,3%.

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