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Bambini poveri nella ricca Svizzera? È questa la vita di Niels

Ein Junge steht auf einem Balkon und schaut auf eine grosse Baustelle hinunter.
Appartamenti per poveri e per ricchi: l'affitto dipende dal reddito e così anche Niels e la sua mamma possono abitare in un edificio nuovo. swissinfo.ch

Non patisce certo la fame. Niels, 5 anni, ha una camera tutta sua, indossa vestiti puliti e si allena in una squadra di calcio. Il reddito della sua mamma non è però sufficiente e i due dipendono dall’aiuto sociale. In Svizzera, la precarietà non si nota generalmente al primo sguardo. Lascia però delle tracce nelle persone colpite.

Niels e la sua mamma hanno appena trascorso una “giornata di lusso”. Grazie a dei biglietti a prezzo ridotto sono andati al circo. E non solo: «Abbiamo anche bevuto un caffè al bar e mangiato un panino», racconta la 38enne a voce bassa. Sorride.

Suo figlio Niels è raggiante. Corre nella cucina e sembra pieno di energia. Anche lui vuole parlare e mostrare l’appartamento dove i due vivono da quest’estate. Visibilmente, qui Niels si sente a suo agio. La sua camera ha tre porte, dice orgoglioso. Una conduce in cucina, una in salotto e l’altra sul balcone.

Il 20 novembre si tiene la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia. La Convenzione sui diritti del fanciulloCollegamento esterno è stata adottata nel 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. È stata firmata da 193 paesi (la Svizzera vi ha aderito nel 1997). La Convenzione stabilisce che i paesi firmatari devono mettere a disposizione tutte le risorse necessarie per aiutare i minori toccati dalla povertà. (Fonte: humanrights.ch)

«Come un 6 al lotto»

L’appartamento luminoso, costruito di recente, si trova al secondo piano di un complesso non ancora terminato. Il balcone offre una vista su un immenso cantiere. «Sta spuntando un nuovo quartiere animato, che tutti possono contribuire a modellare», si legge nella pubblicità della fondazione Habitat, che opera in favore di alloggi a prezzi abbordabili. Chi ha un reddito elevato paga un affitto superiore di chi guadagna poco.

Già durante il nostro primo contatto telefonico, la mamma di Niels si era quasi un po’ scusata «per il bell’appartamento nuovo». La donna non corrisponde all’immagine tipo della madre sola che deve far ricorso all’aiuto sociale. E la paura di essere etichettati come degli approfittatori è ben presente nelle persone che vivono in situazione di povertà o che sono a rischio di indigenza.

«È stato come fare un 6 al lotto», dice l’esile donna seduta al tavolo di cucina. Per mesi, dopo il lavoro, è andata ogni sera a prendere il figlio all’asilo, prima di mettersi in coda con altri candidati per visitare gli appartamenti vacanti. Le abitazioni che poteva permettersi con il suo stipendio si affacciavano però sull’autostrada oppure non avevano dei bagni privati. La mamma di Niels ha così preferito rimanere nel vecchio appartamento e continuare a cercare. Fino a quando si è annunciata presso Habitat.

Tra gli 800 e i 1’200 franchi al mese

Bambini poveri in Svizzera

Nel 2014, 307’000 bambini in Svizzera erano colpiti o minacciati dalla povertà. Per calcolare la soglia di povertà, l’Ufficio federale di statistica si basa sulle definizioni della Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione socialeCollegamento esterno.

Nel raffronto internazionale, la Svizzera investe relativamente poco a favore di famiglie e bambini. Per quest’ambito utilizza l’1,5% del prodotto interno lordo, contro il 2,1% della media dei paesi dell’Unione europea (dati del 2013).

Da allora non si sente più povera, va meglio, racconta la donna. La pedagogista del movimento guadagna tra gli 800 e i 1’200 franchi al mese. Un salario con cui non si va molto lontano. In Svizzera, la povertà tocca due volte di più i genitori soli con figli a carico rispetto all’insieme della popolazione, come mostra uno studioCollegamento esterno dell’Università di Berna realizzato su mandato di Caritas Svizzera. Questa categoria rappresenta quasi il 20% delle persone che ricorrono all’aiuto sociale. Nel 2015, una famiglia su sei era monoparentale. E la tendenza è in aumento.

I genitori di Niels si sono separati quando la mamma era al sesto mese di gravidanza. Dopo quattro anni in Francia, la donna ha fatto ritorno in Svizzera. Si è ritrovata da sola e dipendente dall’aiuto sociale. Sei mesi dopo la nascita di Niels ha ripreso a lavorare. Ha tentato di mettersi in proprio, ma non ha funzionato. Da allora ha avuto solo impieghi con salario orario.

Secondo lo studio di Caritas, i genitori soli con figli di meno di 6 anni effettuano in media 17 ore di lavoro rimunerato e 54 ore di lavoro domestico e familiare alla settimana. Tra le persone che lavorano, il tasso di povertà dei genitori soli è quasi il quadruplo. «Questa situazione incredibilmente difficile e disperata mi ha scioccata e mi ha fatto arrabbiare. A volte i soldi bastavano soltanto per acquistare i pannolini per Niels».

+ «Il lavoro non protegge dalla povertà»

La donna soppesa ogni parola. Si può leggere la stanchezza nel suo sguardo. Niels ascolta e all’improvviso diventa più tranquillo. Come se percepisse che per la sua mamma non è affatto facile evocare quei momenti di assoluto sfinimento.

L’aiuto dipende dal luogo di domicilio

Da quando Niels è diventato un po’ più grande, le cose vanno meglio. I due non possono però fare un salto al supermercato vicino quando manca qualcosa. «Bisogna sempre pianificare con anticipo. È stancante». Per fare acquisti, Niels e la sua mamma vanno al di là della frontiera, in Germania. Per trovare un casco da bicicletta per il piccolo hanno fatto il giro dei negozi dell’usato a Basilea, ciò che ha necessitato molto tempo ed energia.

Ein Junge kniet auf einem Stuhl in einem Innenhof und schaut über das Geländer.
Niels nella corte interna della sua abitazione a Basilea. In Svizzera, la povertà è spesso nascosta. swissinfo.ch

Niels gira in biciletta sul pianerottolo davanti alla porta di casa. Possiede anche uno skateboard e un go-kart a pedali. «Tutti oggetti usati e ricevuti in regalo», precisa la mamma. Il bambino non sembra preoccuparsene. Ha ritrovato il sorriso e racconta degli allenamenti in una squadra di calcio. La mamma riceve i soldi per quest’attività dall’aiuto sociale. Se Niels abitasse in un altro cantone, non potrebbe probabilmente allenarsi per «giocare un giorno come Ronaldo», per usare le sue parole. In Svizzera, l’aiuto sociale dipende dai cantoni e dai comuni, quindi dal luogo di domicilio.

Anche per altri bambini a rischio di povertà la possibilità di partecipare alla vita sociale è in parte preclusa: sono i figli di persone che non beneficiano dell’aiuto sociale siccome il loro reddito è di poco superiore alla soglia minima. Per questi bambini è difficile «essere coinvolti». Una situazione che ha vissuto anche Niels.

«Non sei padrona della tua vita»

Invitato alla festa di compleanno di un amico, si era messo in coda con gli altri bambini per offrire il regalo al festeggiato. In mezzo a tutte le scatole di Lego bene imballate, il suo cagnolino fatto coi palloncini era decisamente fuori posto.

Per ora, il desiderio della mamma di Niels è uno solo: vivere senza l’aiuto sociale. Ha l’impressione di trovarsi in un perenne stato d’emergenza. «Non posso accontentarmi di dire ‘ora sono all’aiuto sociale e ci rimango’». A farla soffrire di più è la stigmatizzazione che vive ogni giorno. Continuamente si sente dire di non essere padrona della propria vita. «Fai del tuo meglio, ma continui a prendere schiaffi». Una situazione esasperante. «Sei anni fai avevo molta più autostima rispetto ad oggi».

Niels è di nuovo tranquillo e va a sedersi sulle ginocchia della madre. «Mamma, quanto ci vuole ancora al mio compleanno?», chiede per la seconda volta oggi. Per il suo compleanno, poco prima della fine dell’anno, vorrebbe andare a mangiare da McDonalds con la mamma. E dal suo papà in Francia spera si ricevere un “hoverboard” [monopattino elettrico auto bilanciato, ndr]. «Il mio papà è ricco», dice raggiante, prima di ricominciare a correre in cucina. «Ha un televisore e un’automobile».

Ein Junge spielt auf dem Boden mit Fussballspielern aus Plastik.
Niels è un grande appassionato di calcio. Grazie al sostegno finanziario dell’aiuto sociale può allenarsi in una squadra. swissinfo.ch

Caritas: cantoni e Confederazione fanno troppo poco

Caritas SvizzeraCollegamento esterno chiede una strategia nazionale per combattere la povertà infantile. Per cercare di ridurre il problema l’associazione propone prestazioni complementari per famiglie, sostegni di prima infanzia e l’armonizzazione della vita professionale e familiare.

Il governo, sostiene Caritas, non compie abbastanza per sostenere i bambini e le famiglie. Per colmare il divario, la Confederazione dovrebbe moltiplicare per tre volte e mezzo l’ammontare che oggi dedica alla presa a carico extrafamiliare dei bambini.

Caritas si riferisce in particolare alle limitate sovvenzioni della Confederazione per gli asili nido. Per la presa a carico esterna dei loro bambini, le famiglie in Svizzera spendono da due a tre volte di più rispetto ai paesi limitrofi.

Secondo Caritas, il modello in uso in Ticino, ovvero l’asilo dell’infanzia gratuito per tutti i bambini a partire dai tre anni di età, permette ad esempio alle famiglie povere di conciliare la vita familiare e professionale.

Traduzione dal tedesco di Luigi Jorio

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