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La Svizzera saprà cogliere le opportunità legate ai casi Sonko e Kosiah?

L'ex ministro del Gambia Ousman Sonko nel 2012. Kairo News

Alcune ONG attive nella difesa dei diritti umani sperano che la Svizzera dimostri la volontà politica di processare l’ex ministro del Gambia Ousman Sonko e l’ex leader dei ribelli liberiani Alieu Kosiah. Il primo è accusato di crimini contro l’umanità; il secondo di crimini di guerra.

Le ONG TrialCollegamento esterno e Civitas MaximaCollegamento esterno considerano entrambi i casi un test importante per capire come la Svizzera intende utilizzare lo strumento legale internazionale noto come «giurisdizione universale».

Ousman Sonko, che è stato a lungo ministro degli interni del Gambia, è stato arrestato a Berna nel gennaio di quest’anno in seguito a una denuncia per tortura inoltrata dalla sezione svizzera di TRIAL International. Le accuse contro Sonko parlano di crimini contro l’umanità e ora il suo caso è stato trasmesso alle autorità federali.

Ma il primo caso che potrebbe finire nelle aule dei tribunali è quello di Alieu Kosiah, un ex leader dei ribelli in Liberia agli arresti in Svizzera dal novembre 2014 in seguito alla denuncia per crimini di guerra depositata a nome di cittadini liberiani da vari avvocati, tra cui il direttore di Civitas Maxima, Alain Werner. Secondo Werner il caso si trova in uno stadio avanzato.

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​​​​​​​«Se il procuratore deciderà di trasmettere il caso al Tribunale penale federale di Bellinzona, si tratterà di un evento storico», afferma l’avvocato. «Sarebbe il primo processo per crimini di guerra della storia celebrato in Svizzera nel Tribunale penale federale. Sarebbe davvero una novità, perché l’unico processo per crimini internazionali avviato finora è stato quello contro il borgomastro ruandese Niyonteze, ma all’epoca, nel 1998, la legge era diversa e del processo si era occupata la giustizia militare.»

Statuire un esempio

La consulente legale di TRIAL Sandra Delval ha lavorato al caso Sonko. «Le autorità competenti possono statuire un esempio conducendo un’inchiesta di qualità, soprattutto perché l’ex dittatore Jammeh, di cui Ousman Sonko era il braccio destro, rimane impunito e le vittime chiedono a gran voce che sia fatta giustizia», afferma Delval. «Non è stato istruito nessun processo sui crimini compiuti durante l’era Jammeh. La presenza sul suo territorio dell’ex numero due del regime gambiano obbliga la Svizzera a dare l’esempio.»

«Certo, ci sono stati dei procedimenti, ma la constatazione che si può fare finora è che i casi che rientrano nella giurisdizione internazionale ristagnano», osserva ancora Delval.

 «I procuratori che se ne occupano non hanno i mezzi per compiere le indagini che sarebbero necessarie […] Così i casi di competenza universale ne risentono e sono affrontati con grande lentezza. Altre volte si ha l’impressione che ci sia una volontà deliberata di chiuderli. Ci si può dunque porre delle domande sulla volontà politica della Svizzera, che fa bei discorsi sulla necessità di fare giustizia, ma che in realtà non si dota dei mezzi necessari per farlo.»

Risorse insufficienti

Oltre a ospitare negoziati di pace internazionali e il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite, la Svizzera ha anche modificato la sua legislazione nel 2011 per accogliere il principio della «giurisdizione universale», che perme di processare persone di qualsiasi nazionalità sospettati di «crimini internazionali» (genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità) commessi ovunque nel mondo. Solo una persona è stata finora processata e condannata in Svizzera basandosi su principi analoghi, in un caso risalente alla fine degli anni Novanta.

Il procuratore generale della Confederazione Michael Lauber ammette che i suoi collaboratori sono sovraccarichi di lavoro e che le risorse sono insufficienti. «Siamo giunti al limiti di quello che un’organizzazione può sopportare», ha affermato in un’intervista pubblicata nel quotidiano svizzero-francese Le Temps.

Anche il direttore di Civitas Maxima Alain Werner deplora il numero limitato di casi portati in tribunale. «Non è normale che ci siano così pochi procedimenti di competenza universale nel mondo e in Svizzera. Per questo esistiamo.»

TRIAL è coinvolta in particolare in una causa in Svizzera contro l’ex ministro della difesa algerino Khaled Nezzar e sta sostenendo il ricorso delle vittime contro la decisione delle autorità elvetiche di sospendere il procedimento. Nezzar era stato arrestato in Svizzera nell’ottobre 2011 in seguito a una denuncia da parte di TRIAL per fatti avvenuti in Algeria tra il 1992 e il 1994. All’inizio di quest’anno il procuratore generale della Confederazione aveva deciso di non procedere negando l’esistenza di motivi validi per l’incriminazione di Nezzar per crimini di guerra poiché non vi sarebbero evidenze di un conflitto armato in Algeria nel periodo in questione.

Il decennio nero dell’Algeria

«Questa decisione è sorprendente e difficile da capire», dice Delval. «Il decennio nero vissuto dall’Algeria ha fatto oltre 200’000 morti e numerose fonti dimostrano da una parte gli intensi combattimenti tra esercito algerino e gruppi armati, dall’altra la stessa organizzazione dei gruppi armati. È incomprensibile che il Ministero pubblico della Confederazione abbia indagato per sei anni senza apparentemente neppure mettere in questione l’esistenza di un conflitto armato, per poi chiudere bruscamente il dossier di fronte alla sua assenza».

Ma quale potrebbe essere la causa di questa mancanza di volontà politica? «Crediamo che possa essere dovuto al desiderio di non ledere ai rapporti diplomatici tra determinati paesi», dice Delval. «Eppure avrebbero l’obbligo di perseguire gli autori di crimini internazionali al di là di tutte le considerazioni politiche».

Lodi per gli arresti

Nonostante le critiche, TRIAL e Civitas Maxima lodano l’efficienza delle autorità svizzere nell’arrestare sia Kosiah che Sonko poco tempo dopo che la denuncia contro di loro era stata presentata.

Werner ricorda anche che le autorità svizzere, di fronte all’assenza di risposte da parte del governo liberiano alla richiesta svizzera di condurre indagini in Liberia, hanno investito molto tempo e denaro per condurre vittime e testimoni liberiani in Svizzera per essere ascoltati sul caso Kosiah sia dalla procura, sia dalla difesa. È fiducioso sul fatto che le indagini su questo caso possano essere concluse quest’anno e che presto sia istruito un processo presso il Tribunale penale federale.

L’ordine di detenzione preventiva di Sonko è stato rinnovato alla fine di aprile e le indagini su di lui continuano, ha confermato il Ministero pubblico.

Traduzione dall’inglese, Andrea Tognina

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