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Giustizia vaticana sotto accusa

Sulle guardie pontificie pesa l'ombra di un delitto mai chiarito Keystone Archive

I legali della madre del presunto autore della strage in Vaticano chiedono alla Santa Sede di riaprire il caso. Troppe le incongruenze.

Riaprire l’inchiesta per la strage avvenuta nella caserma delle guardie svizzere in Vaticano avvenuta il 4 maggio del 1998. E’ quanto hanno ribadito venerdi 5 luglio in un conferenza stampa a Roma i due legali della famiglia di Cedric Tornay, la guardia ritenuta dalla giustizia Vaticana responsabile dell’ omicidio del comandante Alois Estermann e della moglie Gladys che subito dopo si era suicidato.Secondo Luc Brossolet e Jacques Vergès sono troppi i punti oscuri della vicenda tantopiù che il Vaticano mantiene l’assoluto segreto su tutto il dossier.

Fu davvero un raptus?

La sera del 4 maggio 1998 il viceporale Cédric Tornay in un raptus di follia uccise nel suo appartamento il comandante Alois Estermann -nominato lo stesso giorno- e la moglie Gladys, prima di togliersi la vita. Conclusioni contestate da Luc Brossolet e Jacques Vergès i due avvocati francesi legali della famiglia Tornay per i quali rimangono tutte da provare le responsabilità del giovane milite affrettatamente accusato del crimine.

“Noi denunciamo l’atteggiamento della giustizia vaticana” ha detto l’avv. Brossolet nella conferenza stampa, “giustizia che si è basata finora sul segreto, il silenzio e il disprezzo delle regole fondamentali del diritto”.

Il Vaticano non vuole riaprire il caso

I due legali, hanno inviato il 21 aprile scorso, direttamente al Papa, quale magistrato supremo della Santa Sede, un’ istanza volta a riaprire l’inchiesta, ma finora l’unica reazione è stata quella di Mons Francesco Bruno, Presidente della Corte d’appello del Vaticano, per il quale non ci sono elementi sufficienti per dar seguito alla richiesta.

“Lunedi prossimo uscirà nelle librerie italiane il testo della nostra istanza” ha detto Brossolet, “completata da una serie di elementi che contestano le conclusioni del Tribunale della Santa Sede secondo il quale Cédric Tornay è l’unico colpevole, per noi Cédric è innocente”.
Il pubblico potrà confrontare le due tesi e farsi un’ idea delle contraddizioni di tutta questa vicenda”.

La madre attende ancora il dossier dell’inchiesta

La madre di Cédric Tornay, Muguette Bogat, presenta anch’essa alla conferenza stampa di Roma, dal giorno della tragedia tenta di farsi consegnare il dossier dell’ inchiesta.

“In un primo momento” dice ancora Brossolet “le era stato detto che la segretezza era imposta dalle esigenze dell’ inchiesta. In seguito, reso il giudizio di colpevolezza per il figlio, secondo la Corte vaticana, la verifica esterna degli incarti non si giustificava più”.

Un modo singolare di garantire la trasparenza. E’ come se il Vaticano, ha affermato Brossolet, volesse mettersi al di sopra di qualsiasi ordinamento giuridico.

Troppe incongruenze

“Perché tanto segreto? Perchè tanto silenzio?” si chiede Brossolet. “Forse perché dietro questo dramma si nasconde qualcosa di inconfessabile come ad esempio le lotte intestine fra i diversi poteri vaticani? Se invece non è così perché la signora Bodat e i suoi legali non possono visionare gli incarti dell’ inchiesta?”

Sono troppo i punti oscuri, le incongruenze secondi gli avvocati francesi.
“L’inchiesta vaticana afferma che Tornay, dopo il duplice delitto si sia suicidato sparandosi in bocca”. Dice ancora Brossolet. “Ma come mai il suo corpo è stato trovato disteso sulla pancia invece che riverso sulla schiena come la logica vorrebbe?

Perché malgrado la raffica di colpi di pistola nessuno nel caseggiato ha sentito nulla? Perché il cellulare di Tornay è stato consegnato alla madre senza la scheda interna, impedendo di conoscere le sue ultime telefonate”?

Queste e altre contraddizioni impongono la riapertura del dossier. La nuova inchiesta -dicono i legali- dovrà essere condotta da esperti esterni al Vaticano per garantire la massima trasparenza e indipendenza.

Francesco Dirovio

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