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Gli argomenti dietro il dibattito

L'adesione non implica la partecipazione automatica a operazioni militari dell'ONU Keystone Archive

La posta in gioco e le emozioni. L'analisi di Victor-Yves Ghebali.

L’entrata della Svizzera all’ONU suscita un dibattito emotivo i cui protagonisti si situano su piani assai diversi.

Per i difensori dell’adesione si tratta di semplicemente di unire in matrimonio due partner già da qualche tempo insieme. Secondo loro, il passaggio dallo statuto di osservatore a quello di membro s’impone per semplice buon senso e per motivi d’interesse nazionale. Questo passaggio produrrebbe una rendita politica ed economica che permetterebbe alla Confederazione di condurre una politica estera attiva conforme alla sua vocazione umanitaria. Su un registro più drammatico, i fautori del “no” affermano che l’adesione comprometterebbe addirittura la neutralità svizzera.

Tutto come prima

L’analisi a freddo della realtà permette però di giungere alla conclusione – in buona fede – che la Confederazione potrà continuare a vivere senza danni fuori dell’ONU, mentre l’adesione non avrebbe alcun effetto negativo.

L’argomento principe della neutralità è oggetto di un dibattito molto segnato dall’irrazionalità. Ricordiamo che la Svizzera applica di sua iniziativa le sanzioni economiche decise dal Consiglio di sicurezza, in quanto membro di diverse agenzie dell’ONU e sulla base del fatto che la Carta dell’ONU è la legge suprema della comunità internazionale.

D’altra parte, vista l’evoluzione pratica dell’ONU, nessun paese è obbligato a partecipare ad operazioni militari, siano esse coercitive o no. Si tratta, infatti, di attività opzionali alle quali fino ad oggi oltre 60 Stati non hanno mai partecipato. Inoltre, tutti i paesi neutri del mondo fanno parte dell’ONU senza problemi. Infine, l’ONU non costituisce un’entità sopranazionale e non è destinata ad evolvere in questa direzione.

L’ONU riflette semplicemente la condizione del mondo

Gli oppositori all’ONU fanno valere che sarebbe pericoloso aderire a un’istituzione “inefficace” e “dominata dalle grandi potenze”. Però, l’ONU non fa altro che riprodurre una società internazionale imperfetta: in un mondo ideale, non avrebbe motivo di esistere. Inoltre, l’egemonia delle grandi potenze è una realtà effettiva sia fuori sia dentro l’ONU. In ogni modo, la questione dei fondi ebraici ha dimostrato che l’isolamento non garantisce alcuna protezione contro la brutalità dei grandi.

I cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza godono certamente del privilegio del veto. Ma questo non permette di imporre la legge dei grandi ai piccoli. La sua vera funzione è di preservare gli interessi delle grandi potenze e di evitare che esse abbandonino l’ONU nel caso di un contenzioso insormontabile.

L’ONU è una grande organizzazione internazionale come tante altre. Essa riunisce l’insieme degli Stati sovrani e rappresenta la società universale all’interno di un solo e unico quadro istituzionale di questo tipo.

Per questo, la posta in gioco della votazione non è veramente l’ONU, ma il carattere aperto o chiuso che gli svizzeri intendono attribuire alla loro neutralità in questo inizio di ventunesimo secolo.

Victor-Yves Ghebali, professore presso l’Istituto universitario di alti studi internazionali, Ginevra.

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