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Gli ostaggi sul sentiero del ritorno

I quattro svizzeri detenuti per sei mesi nel Sahara Keystone Archive

Sono attesi nel pomeriggio a Bamako i 14 ostaggi europei, tra cui 4 svizzeri, liberati lunedì sera e consegnati nelle mani delle autorità del Mali.

La responsabile del Dipartimento federale degli esteri, Micheline Calmy-Rey, si è felicitata per l’esito positivo di questa delicata vicenda.

La notizia della liberazione è giunta lunedì sera, dopo una giornata di attesa snervante.

In serata un portavoce ufficiale del governo del Mali ha assicurato che tutti i 14 turisti – nove tedeschi, quattro svizzeri e un olandese – erano stati liberati e si trovavano nelle mani delle autorità locali.

In seguito è giunta la conferma da Berlino e poi anche dal Dipartimento federale degli affari esteri a Berna.

Le autorità svizzere, tedesce e del Mali hanno pure confermato che i 14 ex-ostaggi si trovano in buone condizioni di salute.

Nessuna notizia è trapelata invece sulle condizioni della loro liberazione e sul versamento di un eventuale riscatto

In viaggio verso Bamako

I turisti, detenuti in ostaggio da circa 6 mesi nel deserto del Sahara, verranno condotti ancora in mattinata nella cittadina di Gao ad est del Mali.

Un velivolo tedesco dovrebbe trasportarli in seguito verso la capitale Bamako, dove sono attesi da rappresentanti delle autorità tedesche, olandesi e svizzere, come pure da una delegazione del governo del Mali, guidata dallo stesso presidente, Amadou Toumani Touré.

Ancora in serata gli ex-ostaggi dovrebbero ripartire a destinazione dell’aeroporto di Colonia, da dove concluderanno il loro ritorno verso casa.

Calmy-Rey soddisfatta

«Sono contenta e sollevata. È una buona notizia. Sono sei mesi che viviamo nell’ansia», ha dichiarato la consigliera federale Micheline Calmy-Rey in un’intervista televisiva.

La liberazione fa infatti seguito a lunghe trattative che le autorità svizzere, come quelle tedesche e olandesi, hanno avviato da mesi con i rapitori e i rappresentanti del governo algerino e maliano.

La responsabile del Dipartimento federale degli esteri accoglierà gli ostaggi, assieme ai loro famigliari, probabilmente ancora questa sera all’aeroporto di Zurigo-Kloten.

Mesi di incertezza

Il destino degli scomparsi nel Sahara ha tenuto col fiato sospeso per mesi i parenti, politici e diplomatici. I quattro svizzeri erano scomparsi in Algeria a fine febbraio, assieme a 28 altri turisti europei.

In un primo tempo si pensava che i turisti si fossero persi, magari in seguito ad una tempesta di sabbia. Ma le ricerche, iniziate quasi subito nel triangolo compreso tra Ouargla (800 chilometri a sud di Algeri), Djanet (1700 chilometri a sud-est di Algeri) e Tamanrasset (1900 chilometri a sud di Algeri), non avevano dato nessun risultato: niente corpi, niente tracce.

La pista del rapimento

Poi col passare delle settimane, si è sempre più consolidata la pista del rapimento. Per far luce sulla sorte dei loro cittadini e appoggiare gli sforzi delle autorità locali, i governi dei paesi d’origine dei turisti avevano inviato i loro investigatori dapprima in Algeria e poi in Mali.

In base a quanto emerso in seguito, gli ostaggi erano stati rapiti a gruppi, in sette occasioni diverse. Il primo attacco a scapito di un gruppo di turisti europei, in viaggio senza guida, era avvenuto a metà febbraio.

Nelle mani dei rapitori sono finiti in totale 32 turisti, sedici tedeschi, dieci austriaci, quattro svizzeri, uno svedese ed un olandese.

Dall’Algeria al Mali

A metà maggio, forze speciali dell’esercito algerino erano riuscite a liberare un primo gruppo di 17 prigionieri (6 tedeschi, 10 austriaci e uno svedese). Probabilmente per evitare un nuovo intervento, alcune settimane fa i rapitori hanno spostato in Mali gli ostaggi rimanenti nelle loro mani.

La loro liberazione è il frutto di lunghissimi negoziati avviati con i rapitori e le autorità del Mali e dell’Algeria. Per una donna tedesca, deceduta in luglio in seguito alle difficili condizioni di detenzione, anche queste trattative sono giunte troppo tardi.

Motivazioni ancora oscure

In base alle informazioni dei servizi segreti, gli autori del rapimento apparterrebbero al Gruppo salafista per la predicazione e il combattimento.

Il gruppo, di matrice islamica, figura tra le fazioni meglio organizzate e armate che lottano da anni contro il regime militare in Algeria.

Nato in seguito ad una scissione all’interno del Gruppo islamico armato, il movimento dei Salafisti è sospettato di aver allacciato negli ultimi anni contatti con la rete terroristica internazionale di Al Qaida.

Il Gruppo salafista avrebbe spostato al sud dell’Algeria il proprio centro di attività per controllare un nodo importante del contrabbando, soprattutto di armi, e «disturbare» il centro petrolifero del nord Africa.

Non si conoscono ancora le ragioni del rapimento, destinato forse a finanziare la lotta armata oppure a sostenere rivendicazioni politiche.

È stato pagato un riscatto?

Secondo l’emittente televisiva tedesca ZDF, per il rilascio sarebbe stato pagato un riscatto. Un mediatore maliano avrebbe consegnato la somma ai rapitori.

Sempre a detta della televisione tedesca, l’importo esatto del riscatto sarebbe però inferiore ai 65 milioni di euro evocati da taluni articoli della stampa.

swissinfo e agenzie

In febbraio e marzo erano stati rapiti 32 turisti nel sud dell’Algeria;
A metà maggio erano stati liberati 17 ostaggi;
Nel gruppo ancora prigioniero si trovavano quattro svizzeri, 9 tedeschi e un olandese;
I rapitori appartengono a un gruppo di matrice islamica.

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