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Gli svizzeri all’estero rimarranno in eterno cittadini di seconda classe?

Come può la Svizzera garantire che i suoi cittadini e le sue cittadine all'estero non siano trattati peggio di chi vive in patria? Pensiamo alle elezioni e alle votazioni, ma non solo. La diaspora è spesso svantaggiata anche nei rapporti con le banche svizzere e in ambito sanitario.

Nei dibattiti sui diritti politici e sul voto elettronico, l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) parla di “cittadini di seconda classe” e di “discriminazione”. Il principale problema, infatti, non è ancora stato risolto: in molti luoghi all’estero resta impossibile ricevere e rispedire i documenti di voto in tempo debito.

I cittadini e le cittadine svizzere residenti all’estero spesso non hanno quindi la possibilità di votare o di farsi eleggere, anche se hanno questo diritto dal 1992. Si tratta di una contraddizione di cui si discute anche nella politica svizzera.

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Claude Longchamp e Sarah Bütikofer, davanti a palazzo federale - collage

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Chi sono le svizzere e gli svizzeri all’estero?

Questo contenuto è stato pubblicato al Sappiamo solo in parte come è composta esattamente la comunità elvetica all’estero. Viaggio nel labirinto della Svizzera globale.

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Per le elezioni federali del 2023, molti Cantoni hanno voluto ovviare al problema inviando prima il materiale di voto. Tuttavia, non tutti ci sono riusciti, per vari motivi.

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Dal 2023, molti svizzeri e svizzere all’estero sperano che il voto elettronico venga reintrodotto su larga scala. Nel giugno 2023 la Svizzera ha avviato una nuova serie di test, inizialmente in tre cantoni.

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La nuova fase di prova fa seguito a un periodo in cui il voto elettronico era stato completamente abbandonato per motivi di sicurezza e di costi. 

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Nel 2023, anno delle elezioni federali, le preoccupazioni della Quinta Svizzera sono tornate al centro dell’attenzione. La politica svizzera ha capito il valore di questo elettorato.

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I partiti si sono resi conto che soddisfare le esigenze della Quinta Svizzera avrebbe permesso loro di conquistare voti.  

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Il diritto di voto degli svizzeri e delle svizzere all’estero significa però che lo Stato è obbligato a renderlo possibile nella pratica? Alcune persone ne dubitano.

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C’è un’altra particolarità che la diaspora svizzera nel mondo ritiene discriminatoria: a differenza della Francia, ad esempio, la Svizzera non ha una rappresentanza permanente o garantita di persone espatriate nelle Camere federali.

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La situazione può sembrare sorprendente, viste le dimensioni di questo elettorato che, con 230’000 voti potenziali, è paragonabile a quello di un grande cantone svizzero. Finora i tentativi di migliorare la rappresentanza politica in Parlamento non hanno avuto molto successo.

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Un’altra forma di discriminazione subita dagli svizzeri e dalle svizzere all’estero – e per ragioni completamente diverse – riguarda i loro rapporti con le banche svizzere.

Per avere un conto in questi istituti, devono effettuare depositi minimi elevati e pagare commissioni esorbitanti. A volte vengono addirittura rifiutati. Con lo scambio automatico di informazioni – introdotto su pressione degli Stati Uniti – dopo il 2008 le banche svizzere hanno iniziato a interrompere i rapporti con la clientela residente all’estero. Oppure l’hanno irritata aumentando i costi dei servizi bancari.

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L’idea che lo Stato non debba interferire nel settore privato ha preso piede nel mondo della politica.

Sono soprattutto le persone anziane che vivono in Paesi non appartenenti all’UE/AELS a non poter più beneficiare di soluzioni assicurative finanziariamente sostenibili, il che rappresenta un ulteriore svantaggio.

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Nel 2020, la pandemia di Covid-19 imperversava ovunque nel mondo. Molti svizzeri e svizzere all’estero si sono sentiti ancora una volta discriminati. Perché i loro vaccini non erano riconosciuti in Svizzera o perché la Svizzera non dava loro accesso ai vaccini.

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Infine, la stessa Organizzazione degli svizzeri all’estero deve affrontare sfide importanti. La legittimità democratica del Consiglio degli svizzeri all’estero, spesso definito il Parlamento della Quinta Svizzera, è sempre più messa in discussione.

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Consiglio degli Svizzeri all’estero: Berna fa pressione

Questo contenuto è stato pubblicato al La mancanza di rappresentatività dell’istituzione che dovrebbe difendere gli interessi della diaspora è ancora una volta sotto i riflettori.

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Si tratta in gran parte di un organo composto da delegati e delegate delle varie associazioni elvetiche all’estero. Oggi, una parte dei suoi membri chiede un sistema elettorale più rappresentativo e democratico.

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Questo tema dovrebbe continuare a occupare l’OSE negli anni a venire. Un cambiamento è infatti necessario e questo non può essere semplicemente provocato in modo centralizzato o imposto dall’alto.

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