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Gli svizzeri contrari alle armi militari nelle case

La tradizione dell'arma di milizia tra le pareti di casa piace a sempre meno cittadini Keystone

Stando ad un sondaggio pubblicato domenica dal settimanale SonntagsBlick, due terzi degli svizzeri sono contrari al mantenimento di fucili e pistole militari nei loro appartamenti.

In un’intervista sulla SonntagsZeitung, la presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey difende la medesima posizione. Sulla questione sarà presto lanciata un’iniziativa popolare.

Se i cittadini potessero votare la settimana prossima, l’idea di bandire dalle case il fucile d’assalto o la pistola d’ordinanza otterrebbe il 65,5% dei consensi. La percentuale di sì tra le donne raggiungerebbe il 75,5%.

Il sondaggio pubblicato dal SonntagsBlick è stato condotto dal 19 al 21 aprile dall’istituto Isopublic intervistando 1203 persone.

Legislazione insufficiente

Il 31,7% del campione giudica inoltre che drammi famigliari potrebbero essere evitati se fosse proibito possedere armi militari.

In generale, il 68,8% considera che la legislazione attuale sia insufficiente: molti vedrebbero di buon occhio la creazione di un registro nazionale delle armi.

Tre persone su quattro considerano inoltre che l’esercito potrebbe assolvere la propria missione anche se armi e munizioni venissero conservate negli arsenali.

Fattore di rischio

Lunedì scorso, la Commissione di politica di sicurezza del Consiglio degli Stati (camera alta del parlamento) si era detta a grande maggioranza favorevole al divieto di conservare al domicilio la munizione da guerra.

Stando a questa proposta, i soldati potrebbero ancora tenere nell’armadio di casa la pistola o il fucile mitragliatore, ma non le munizioni: quest’ultime verrebbero consegnate solo a 2 mila soldati, invece dei 120 mila attuali. Nel sondaggio, questa variante raccoglie il 41,8% dei consensi.

Secondo la presidente della Confederazione, una simile soluzione di compromesso rappresenterebbe soltanto un primo passo nella giusta direzione. In’un intervista pubblicata dalla SonntagsZeitung, Micheline Calmy-Rey ha sottolineato come tutti gli studi abbiano dimostrato che l’accesso ad un’arma rappresenta un fattore di rischio.

“Ciò che in passato era stato concepito come una misura di sicurezza è diventato un fattore di pericolo”, ha aggiunto.

Verso un’iniziativa popolare

Dopo i recenti nuovi drammi nei quali sono state utilizzate armi di ordinanza, il 25 maggio prossimo varie organizzazioni si riuniranno a Berna per definire i dettagli riguardo al lancio di un’iniziativa popolare – “Protezione contro la violenza delle armi” – volta a vietare il possesso a casa di fucili mitragliatori e pistole in dotazione dell’esercito.

La decisione di principio a favore dell’iniziativa sembra già essere stata presa. Restano da regolare unicamente alcune questioni relative al finanziamento della campagna.

swissinfo e agenzie

Durante il loro servizio attivo i soldati elvetici conservano il loro equipaggiamento militare, arma compresa, a casa loro.

Insieme all’arma ricevono anche delle munizioni da tasca. Per i fucili d’assalto ottengono 50 cartucce, contenute in una scatola sigillata.

In caso di mobilizzazione i soldati possono aprire questa scatola e recarsi sul luogo d’incontro delle truppe con l’arma già carica.

La detenzione di armi da guerra a domicilio è spesso oggetto di critiche. Con queste armi sono infatti regolarmente commessi suicidi o drammi familiari.

Un dramma simile si è verificato lo scorso anno nel canton Vallese, quando l’ex campionessa di sci Corinne Rey-Bellet è stata assassinata dal marito, in seguito suicidatosi. Per perpetrare il delitto l’uomo si era servito della sua pistola d’ordinanza.

Questo tragico evento aveva suscitato profonda emozione in tutto il paese e rilanciato la polemica sulla detenzione di arme da guerra al proprio domicilio.

A metà aprile, un uomo di 26 anni aveva aperto il fuoco con un fucile d’assalto dell’esercito in un ristorante di Baden, nel canton Argovia, uccidendo una persona e ferendone altre quattro.

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