Prospettive svizzere in 10 lingue

Gli svizzeri mobilitati contro la guerra

Gli studenti i primi a scendere in piazza. Nell'immagine la manifestazione di Berna swissinfo.ch

Proteste in tutta la Svizzera contro l'inizio della guerra in Iraq. I primi a scendere in piazza, a migliaia, sono stati gli studenti.

Ovunque i manifestanti hanno scandito slogan contro la guerra scatenata dagli Stati Uniti.

Berna, Ginevra, Losanna, Neuchâtel, Briga, Zurigo, Basilea, Lucerna, Lugano, Bellinzona, Weinfelden, Burgdorf.

Sono alcune delle 28 città svizzere invase, giovedì, da studenti, apprendisti, gente comune, in strada per protestare contro l’inizio dei bombardamenti americani sull’Iraq.

Decine di migliaia di persone che si sono mobilitate, come altre contemporaneamente nel mondo, per ribadire il loro no alla guerra.

Nella capitale Berna, almeno 10 mila manifestanti hanno protestato davanti alle ambasciate di Stati Uniti e Gran Bretagna, mentre in 15 mila si sono riuniti sulla piazza davanti a Palazzo Federale, dove sono in corso i lavori parlamentari della sessione primaverile.

La protesta nella capitale

«Dovevano mettere Bush e Saddam in una gabbia a combattere tra di loro invece di fare la guerra». Karin Müller, sedici anni, studentessa liceale, riassume il pensiero degli adolescenti della sua età, scesi in strada a Berna per protestare.

Le bolle di sapone e le scritte sui loro cartelloni sono l’espressione della loro età. Ragazzi dai 15 ai 18 anni, che non sono ingenui: questa guerra non la vogliono proprio accettare.

Nella capitale la grande manifestazione degli allievi è partita da una decina di centri scolastici. Dalle dieci del mattino si sono messi in marcia dalle scuole verso il centro.

Lì, in mezzo a migliaia di coetanei, qualcuno di loro scorge gli insegnanti che stanno a guardare sul bordo della strada e salutano, come per dire «ci siamo anche noi».

Stop alla guerra

Le manifestazioni contro l’inizio della guerra sono state organizzate dal Gruppo per una Svizzera senza esercito (Gsse), dall’Alleanza contro la guerra, movimenti spontanei di giovani, pacifisti, organizzazioni sindacali e studentesche.

Nico Lutz è uno dei co-responsabili della strategia di lotta contro la guerra del Gsse: “Noi siamo costretti a subire questa guerra, ma continueremo ad organizzare azioni di protesta per ribadire la nostra opposizione”.

Un’opposizione, quella all’azione militare scatenata dagli Stati Uniti contro l’Iraq, ribadita in una nuova dimostrazione generale indetta sabato 22 marzo a Berna ed in una miriade di altri appuntamenti di protesta un po’ ovunque in Svizzera.

Niente Coca e hamburger

“Stop alla guerra”, “Pace”, “Niente sangue per il petrolio, “Non in nostro nome”: gli slogan dei manifestanti che esigono la fine immediata delle ostilità.

La protesta contro l’attacco militare statunitense all’Iraq non si limita però agli striscioni. Subito dopo i primi bombardamenti su Bagdad è iniziata una campagna di boicottaggio dei prodotti americani via SMS.

“Non bere Coca Cola, né Fanta. Non fumare Marlboro. Non guidare Ford. Non comprare Microsoft”. Questo il succo del testo che invita a dare inizio alla campagna di boicottaggio commerciale dei prodotti Made in USA.

Aiuto umanitario urgente

Le proteste si amplificheranno nel fine settimana. Per garantire il diritto a manifestare l’Organo di direzione per la sicurezza, diretto dal segretario di Stato Franz von Däniken, si occuperà tra l’altro di garantire il libero svolgimento delle manifestazioni.

Lo scoppio delle ostilità ha indotto Caritas e l’Eper, ossia l’associazione di sostegno della Chiesa protestante svizzera, a sbloccare dei fondi urgenti per un ammontare di due milioni di franchi.

L’importo servirà all’acquisto di aiuti per la popolazione irachena. Viveri, scorte d’acqua potabile e medicinali verranno immagazzinati nei pressi della frontiera tra Iraq e Turchia a disposizione degli sfollati.

swissinfo, Sergio Regazzoni e Rolando Stocker

Sdegno e condanna dell’opinione pubblica in Svizzera per l’inizio delle operazioni militari americane in Iraq.

I giovani motore dell’impegno civile.

La protesta contro la guerra ampliata da un appello al boicottaggio dei prodotti Made in USA.

Decine di migliaia gli svizzeri in piazza contro l’inizio della guerra
In 10.000 protestano davanti all’ambasciata USA a Berna
15.000 i manifestanti davanti a Palazzo federale
Sabato 22 marzo nuova mobilitazione nazionale

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR