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Governo fustigato dalla stampa

Insolita unità di vedute della stampa elvetica, che all'unanimità critica il Consiglio federale.

Il governo viene fustigato per la decisione annunciata mercoledì di abbassare il tasso minimo d’interesse sul capitale del secondo pilastro.

Penosa, frutto dell’indecisione e raffazzonata. Sono questi gli aggettivi dei quotidiani svizzeri per definire la mini-riforma delle pensioni proposta dal governo.

I commentatori concordano nel rimproverare all’esecutivo federale di aver agito troppo affrettatamente, senza le dovute riflessioni.

Quotidiani tedeschi inflessibili

«Nuova edizione riveduta»: così, secondo la «Neue Zürcher Zeitung», definisce la proposta governativa. «Anche questa decisione è provvisoria. Ulteriori mercanteggiamenti sono quindi in programma», sottolinea il foglio zurighese.

Il governo – si legge – «per la seconda volta ha semplicemente buttato lì una cifra» senza effettuare un’ampia consultazione. «Resta da sperare che questa volta l’intero collegio sostenga per lo meno la proposta all’unanimità», conclude la NZZ.

«Penoso», titola il «Tages Anzeiger» l’editoriale dedicato alla decisione governativa. «Ma il Consiglio federale sa cosa vuole?», si chiede il commentatore.

I fatti mostrano che il governo «in luglio non ha riflettuto bene sulla faticosa decisione, cedendo piuttosto alle pressioni delle assicurazioni». Il suo operato, aggiunge il quotidiano zurighese, «genera solo sfiducia».

Critica anche la «Neue Luzerner Zeitung», secondo la quale «il governo ha dovuto ravvedersi e tornare sui libri. «In questo dossier il Consiglio federale non ha davvero dato prova di grande sensibilità», sottolinea il commentatore. La mancanza di trasparenza «anche da parte del governo» non semplifica certo il dibattito.

«Il secondo tentativo non sembra, malgrado le leggere correzioni, migliore del primo», polemizza il bernese «Der Bund» che titola «Consiglio federale di nuovo sotto il fuoco incrociato».

Sulla stessa linea la «Berner Zeitung», secondo la quale il governo «tenta di sdrammatizzare le discussioni sul furto delle rendite». Le modifiche presentate ieri «non sono altro che la continuazione della tragedia avviata all’inizio dell’estate». Per il foglio bernese se dovesse andare avanti così, «il Consiglio federale corre il rischio di vedersi togliere dal parlamento la competenza di fissare il tasso. E ciò gioverebbe poco al dossier».

Non teneri nemmeno romandi e ticinesi

Anche la stampa romanda non è tenera nei confronti del governo. «Nel corso della riunione del 3 luglio il Consiglio federale ha giocato al lotto», proponendo una serie di date e fermandosi infine, a mo’ di compromesso, sul primo di ottobre: «non è un modo di fare serio», sottolinea il commentatore di «Le Temps». Ora non gli resta che «disinnescare la bomba politica dopo aver acceso la miccia prima dell’estate. Non sarà un compito semplice».

Polemico «24 heures». «Dopo che la piccola ultima arrivata aveva fatto una figura meschina, quando aveva affrontato il dossier durante le vacanze, il Consiglio federale ha deciso di ricorrere al fratello maggiore», sostiene il commentatore del quotidiano vodese, riferendosi ai consiglieri federali Ruth Metzler e Kaspar Villiger.

Sulla stessa linea anche il «Corriere del Ticino», che titola l’editoriale «Pensioni: una fretta molto discutibile». Secondo l’articolista, il Consiglio federale ha agito mosso dalla paura di una grande crisi delle principali assicurazioni elvetiche. «La logica del provvedimento può essere capita, ma non condivisa».

«Il Consiglio federale ha deciso di tirare diritto» scrive dal canto suo l’editorialista della «Regione»: «in fondo la cocciutaggine del governo non ci stupisce. Numerosi sono stati i segnali che annunciavano la linea dura».

swissinfo e agenzie

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