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Diserbante di Syngenta nel mirino del Burkina Faso

Il Gramoxone della svizzera Syngenta è uno degli erbicidi più utilizzati al mondo AFP

Il Gramoxone (paraquat), prodotto dalla Syngenta, è sotto accusa in Burkina Faso. Ougadougou chiede che l'erbicida sia inserito nell'elenco della Convenzione di Rotterdam dei prodotti pericolosi. A quanto pare ciò non turba la multinazionale basilese, che mercoledì ha pubblicato i risultati annuali.

Lesioni cutanee, febbre, dolori ossee dopo il contatto con la pelle, problemi respiratori e visivi dopo l’inalazione, bruciori oculari e disturbi della vista dopo il contatto con gli occhi, dolori addominali, vomito e paralisi mascellari dopo l’ingestione.

Nei mesi di giugno e luglio dell’anno scorso, le autorità del Burkina Faso hanno condotto uno studio pilota con l’autorità locale della Convenzione di Rotterdam. Questo trattato delle Nazioni Unite che riunisce la maggioranza dei paesi disciplina l’uso di sostanze chimiche e pesticidi pericolosi nel mondo. Le principali preoccupazioni sono la salute umana e la tutela dell’ambiente.

La ricerca si è prevalentemente focalizzata su 650 agricoltori in tre regioni del Burkina Faso. In ultima analisi, i ricercatori hanno identificato 296 casi di avvelenamento collegati all’uso di pesticidi. Nel 20% dei casi, era in causa il paraquat, la sostanza attiva principale dell’erbicida commercializzato dalla Syngenta con il nome Gramoxone.

I ricercatori hanno accertato che gli agricoltori spesso non hanno né le risorse materiali e finanziarie, né le competenze per utilizzare questi prodotti in modo corretto. Tenuto conto del suo impatto, concludono il loro studio chiedendo il divieto del paraquat e la sua iscrizione nell’Allegato III della Convenzione di Rotterdam. Il governo del Burkina Faso ha adottato questa conclusione e ha inviato una notifica ufficiale al segretariato della Convenzione.

Non prima del 2013

Ouagadougou aveva due possibilità. Proibire il prodotto, notificando il divieto alla segretariato della Convenzione di Rotterdam, e aspettare che un paese di un altro continente facesse lo stesso. Oppure, come ha fatto, domandare – sulla base delle proprie osservazioni concrete e documentate – l’inclusione nell’Allegato III della formulazione precisa del Gramoxone Super (paraquat 200 g/L).

Un comitato di esperti scientifici analizzerà il dossier dalla fine di marzo. Se la richiesta supererà questo scoglio, spetterà poi alla Conferenza delle parti del 2013 (poiché non c’è abbastanza tempo per sottoporla a quella che si riunirà nel giugno 2011) decidere se fare figurare il paraquat nell’Allegato III.

Contattati da swissinfo.ch, né il Ministero dell’agricoltura del Burkina Faso né il coordinatore scientifico dello studio Adama Toé hanno voluto precisare le loro aspettative. A Roma, il segretariato della Convenzione spiega che è la prima volta dal 2001 che un paese in via di sviluppo presenta una domanda di questo tipo.

Il rappresentante della Dichiarazione di Berna, un’organizzazione non governativa (Ong) che da anni si batte contro il paraquat, François Meienberg non si sbilancia nei pronostici. Una prima indicazione verrà dalla decisione con le motivazioni degli esperti, afferma.

Tuttavia, fa notare che nove paesi del Sahel stanno considerando un divieto del paraquat sui propri territori. Si tratta di un ulteriore indizio che il prodotto, già bandito in diversi paesi, sta provocando una levata di scudi.

Meccanismo

Tecnicamente, i prodotti estremamente pericolosi iscritte nell’Allegato III – attualmente quaranta – non sono proibiti. In gioco ci sono piuttosto l’informazione e la collaborazione. Concretamente significa che i paesi che intendono importare un prodotto che figura su quella lista, fanno una dichiarazione esplicita preliminare, nota a tutti, sulla base di conoscenze comuni. È il cosiddetto principio del “previo assenso informato”, che comporta la condivisione delle responsabilità e la collaborazione tra le parti interessate agli scambi internazionali di prodotti chimici pericolosi. Grosso modo, è una sorta di approccio preventivo.

Secondo Meienberg, ciò rappresenta una possibilità per i paesi in via di sviluppo, che non sempre hanno i mezzi per raccogliere i dati necessari per allestire un dossier o adottare una decisione argomentata.

L’inserimento nell’Allegato III avrebbe come conseguenza la cessazione delle importazioni di paraquat da parte di diversi paesi, prevede il rappresentante della Dichiarazione di Berna, sulla base di quanto osservato per i prodotti già registrati. Anche i marchi alimentari che escludono l’impiego dei prodotti chimici iscritti nell’Allegato III ne terrebbero conto, rileva.

Prodotto del futuro

Alla sede a Basilea, Syngenta ha voluto rispondere alle ripetute chiamate di swissinfo.ch. Sul sito internet del gigante agrochimico, però, c’è un argomentario a sostegno del paraquat, accoppiato con un altro sito specifico denominato “Centro informazioni sul Paraquat”. Qui, in particolare si spiega in modo dettagliato come utilizzare il prodotto.

Syngenta afferma che “il paraquat è e rimarrà fondamentale per soddisfare la crescente domanda di cibo, fibre e carburanti prodotti dall’agricoltura”. La multinazionale afferma di disporre di dati completi che dimostrano la sicurezza del paraquat per gli utilizzatori, i consumatori e l’ambiente.

La società scrive anche che “s’impegna nella promozione dell’uso sicuro dei suoi prodotti, tra cui il paraquat, tramite i suoi servizi e formazioni. Nel 2007, questi programmi hanno riguardato circa 3,4 milioni di agricoltori in tutto il mondo”. Inutile dire che la battaglia sul diserbante, prodotto da cinquanta anni, non è conclusa.

Syngenta ha annunciato il 9 febbraio che nel 2010 ha conseguito un utile netto di 1,4 miliardi di dollari (1,3 miliardi di franchi), in calo dell’1% rispetto all’esercizio precedente. Superando le attese, il giro d’affari, invece, è salito del 6% a 11,64 miliardi di dollari.

La divisione Crop Protection (prodotti fitosanitari) ha realizzato ricavi in crescita del 5%, a 8,9 miliardi di dollari. Ciò corrisponde ai tre quarti del totale delle vendite. La divisione Seeds (sementi) ha registrato un fatturato in aumento del 9% a 2,8 miliardi di dollari.

Nel 2010, il gruppo ha riversato ai propri azionisti 723 milioni di dollari mediante il pagamento di dividendi e il riacquisto di azioni. Syngenta vuole ora innalzare il dividendo da 6 a 7 franchi per azione e procedere al riacquisto di titoli per 200 milioni di dollari.

Sul fronte delle previsioni, il gruppo agrochimico si attende un’evoluzione positiva a livello di volumi. Il management intende incrementare dello 0,5% in media all’anno le proprie quote di mercato nei prossimi cinque anni. Sempre entro il 2015, punta a risparmi dell’ordine di 650 milioni di dollari.

Il paraquat è la sostanza chimica attiva contenuta dal Gramoxone, uno dei tre diserbanti più utilizzati al mondo. Questo erbicida fogliare è commercializzato dalla Syngenta in un centinaio di paesi.

In vendita dagli anni 1950, esso consente di eliminare numerose piante che riducono il rendimento o la qualità dei raccolti di mais, grano, soia, frutta, caffè e tè, cotone, olio di palma e altri ancora.

Altamente tossico, il paraquat è vietato in diversi paesi, fra cui la Svizzera.

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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