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Gilles Jobin, «coreografo, ma anche attivista»

Creato da Gilles Jobin e Julius von Bismarck nel 2013, “Quantum” è un inno alla fisica delle particelle messo in scena con la partecipazione di tre danzatrici e tre danzatori. Keystone

Pioniere della danza contemporanea elvetica, il giurassiano Gilles Jobin ha ricevuto in ottobre il Gran Premio svizzero di danza 2015. Ritratto di un artista che «ha messo anima e corpo nel suo lavoro» e vede la sua arte come «una missione».

Silenzio: si danza!  Gilles JobinCollegamento esterno ci fa un segno con la testa per indicarci di non disturbare i ballerini che nella sala vicina partecipano a un corso di danza. Siamo sul suo posto di lavoro, a Ginevra, in un vasto loft trasformato in ufficio. Qui, Jobin sviluppa idee e progetti, a volte propone delle repliche dei suoi spettacoli o organizza seminari di formazione dedicati alla danza. Il suo loft è anche uno spazio di ricerche, incontri e scambi tra fisici, astronomi, ingegneri elettronici, coreografi e ballerini; persone provenienti dai quattro angoli del mondo. Ad attirarli è la curiosità intellettuale di questo svizzero che abbina, con disarmante facilità, scienze e arti visive.

Gilles Jobin Keystone

Per rendere omaggio ai molteplici talenti del ballerino e coreografo giurassiano, uno dei pionieri della danza contemporanea elvetica, l’Ufficio federale della cultura (UFC) gli ha assegnato, il 16 ottobre 2015, il Gran Premio svizzero della danzaCollegamento esterno.  Un riconoscimento che il vincitore vede come una valorizzazione della sua missione d’artista.

Attivista

«Non ho mai pensato di fare carriera, ma dopo questo premio penso, e mi dico, che la mia carriera è ricca e che… non sono più tanto giovane», ci dice Jobin sorridendo. «Quando volgo lo sguardo al mio percorso, mi rendo conto che non sono stato solamente un coreografo, ma anche un attivista. Sono stato una persona che ha messo anima e corpo nel suo lavoro». Testimoni di questo impegno sono la qualità delle sue pièce e gli intensi sforzi per rimanere presente sulla scena internazionale. «È una vera scelta di vita, una vera missione», aggiunge Jobin con enorme fierezza.

Gli chiediamo se si vede come ambasciatore della Svizzera nel mondo, un po’ come Roger Federer? «Sì. Sa, ho cambiato marcia con questa unione tra arte e scienza. Non rappresento unicamente la compagnia che porta il mio nome, ma anche il CERN [Organizzazione europea per la ricerca nucleare, con sede a Ginevra, ndr.] nei miei progetti artisticiCollegamento esterno».

Interazioni e affinità

Da tre anni, Gilles Jobin collabora con il CERN. In questo periodo è nata l’opera «QuantumCollegamento esterno» che invita a riflettere sulla capacità di mettere in relazione i corpi umani. È un tema che stuzzica le leggi della fisica e che viene riproposto in altri due spettacoli di Jobin: in «Spider GalaxiesCollegamento esterno» e in «Força ForteCollegamento esterno», la sua prossima pièce. Gravità, attrazione, fusione, scissione… sono parole che appartengono alla scienza, ma che Jobin mette in scena con maestria, interrogandosi sull’interazione e sulle affinità tra i corpi dei ballerini.

Gilles Jobin

Nato a Morges, nel canton Vaud, nel 1964, è figlio di Arthur Jobin, pittore giurassiano. Inizia a danzare a 16 anni, prima di ricevere una formazione classica alla Scuola superiore di ballo di Cannes.

Nella sua danza integra gli stili delle compagnie losannesi di Philippe Saire e Fabienne Berger, poi di quelle della catalana Angels Magarit. A 31 anni, mentre cogestisce il Théâtre de l’Usine a Ginevra, Gilles Jobin decide di concentrarsi sulla coreografia. Negli anni Novanta abita a Madrid, poi a Londra, dove perfeziona le sue doti e diventa coreografo professionista.

I suoi primi spettacoli sono «Bloody Mary», «Middle Suisse» e «Only You». La sua pièce «A+B=X», andata in scena al Festival di Montpellier nel 1999, lancia la sua carriera internazionale. Nel 2005 ritorna in Svizzera, dove realizza, tra gli altri spettacoli, «Steak House» e «Text to Speech». La Francia e il Brasile sono i Paesi che seguono con maggiore attenzione la sua attività artistica, molto di più della Svizzera tedesca, dove – si rammarica Gilles Jobin – «i miei spettacoli non godono della necessaria considerazione».

«Quantum» è andato in scena ben cinquanta volte in Europa e in America latina. Presto inizierà la tournée in Asia, più precisamente in India, dove lo spettacolo sarà presentato alla fine di novembre. E la Russia non è rimasta certo a guardare; nel mese di settembre San Pietroburgo ha accolto l’anteprima di «Força Forte», prima della sua rappresentazione a Ginevra nell’aprile prossimo.

L’influsso del padre

È necessario risalire all’infanzia di Gilles Jobin per sapere chi ha influenzato i suoi gusti: è stato il padre, il pittore Arthur JobinCollegamento esterno, maestro dell’astrazione geometrica. «Fin da bambino era attorniato di pitture astratte. Ho un rapporto organico con la geometria», ci confida il coreografo… e con tutto ciò che ha a che fare con le cifre e le equazioni, siamo tentati di aggiungere. «A+B=XCollegamento esterno», «The Moebius StripCollegamento esterno», «Two Thousand-And-ThreeCollegamento esterno»… sono i titoli delle altre opere di Gilles. Anche queste ultime hanno avuto successo a livello internazionale.

Ciò non ci impedisce di rimanere disorientati assistendo ai suoi spettacoli, un po’ come davanti a un quadro di Mondrian dov’è difficile cogliere la sofisticazione geometrica. Come capire quest’arte astratta? «Non c’è appunto nulla da comprendere», risponde il coreografo. «Quando si osserva un tramonto, non si cerca necessariamente di spiegarlo. Ognuno lo interpreta a modo suo, secondo lo stato d’animo del momento».

Tracce nell’aria

Per quest’artista, che è stato accompagnato nei suoi primi passi di danza dai coreografi svizzeri Philippe Saire e Fabienne Berger, «l’arte non è qualcosa di superfluo. L’arte è tutto». È una convinzione che condivide con la moglie, La Ribot, anche lei ballerina e coreografa, nata a Madrid. La coppia ha due figli. «Il più piccolo frequenta ancora la scuola. A volte assiste ai miei spettacoli», ci dice Jobin. «Il più grande, invece, è orticoltore. Non è particolarmente interessato alla danza. Va bene così. Ognuno ha le sue preferenze».

Uno spettacolo di danza è effimero. Sessanta minuti di rappresentazione; è il tempo che dura, più o meno, una pièce. Un quadro è eterno. Le opere di un grande pittore vi attendono sempre in un museo. «La coreografia, la mia arte di comporre i balletti, non è molto dissimile dalla pittura», sostiene Gilles Jobin. «Con la differenza che la mia arte è quella del momento: io lascio tracce invisibili nell’aria».

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Traduzione di Luca Beti

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