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Grano transgenico: si ricomincia da capo

Non è ancora deciso, se il grano transgenico potrà passare dalla serra all'aria aperta Keystone

Moritz Leuenberger richiama all'ordine l'ufficio dell'ambiente: la richiesta per un esperimento con grano transgenico all'aperto, proibita in novembre, deve essere riesaminata.

Una decisione che surriscalda ulteriormente il dibattito politico in corso.

Attualmente, in Svizzera non ci sono coltivazioni di piante transgeniche, né nell’agricoltura commerciale e nemmeno a livello sperimentale. Non perché la pratica sia proibita: eventuali piantagioni all’aperto devono ottenere l’approvazione dell’ufficio federale dell’ambiente (Buwal). Cosa che però non avviene più dall’inizio degli anni 90, quando alla stazione federale di Changins vennero coltivate patate geneticamente modificate

La scorsa primavera, fu la volta del Politecnico federale di Zurigo, che presentò una richiesta per un esperimento con piante transgeniche all’aperto. Si trattava di impiantare, su una superficie di 8 metri quadrati, due sorte di grano geneticamente modificato.

I ricercatori volevano provare la resistenza alla carie del frumento di piantine contenenti il gene per la produzione di una proteina fungicida. Nel contempo, si sarebbe valutata la resistenza agli erbicidi e agli antibiotici, nonché gli effetti su insetti e microrganismi del terreno.

Ricorso riuscito

Ma con grande disappunto dei ricercatori e di gran parte del mondo scientifico svizzero, l’ufficio dell’ambiente respinse la richiesta, adducendo l’assenza di importanti informazioni sugli effetti della proteina fungicida.

Per di più, veniva contestato il fatto che le piantine sperimentali contengono anche un gene per la resistenza a un antibiotico utilizzato nella medicina umana. Un rischio eccessivo, secondo i funzionari del Buwal.

Il ricorso contro la bocciatura del progetto sembra ora dar ragione ai ricercatori del politecnico. Il ministro dell’ambiente, Moritz Leunberger, ha infatti criticato il Buwal che, formulando il suo rifiuto, “non ha rispettato il diritto vigente”. Seppure a condizioni molto restrittive, l’attuale legge sulla protezione dell’ambiente permette tali esperimenti.

D’altro canto, non soltanto la commissione federale per la sicurezza biologica, ma pure la competente commissione etica e diversi altri uffici federali, unitamente all’ufficio dell’ambiente del canton Zurigo, avevano dato la loro approvazione all’esecuzione dell’esperimento.

Tutte perse di posizione che il Buwal “non può ignorare, senza validi motivi”, ha detto venerdì Leuenberger, nel corso di una conferenza stampa. “E noi di motivi del genere non ne abbiamo trovato”.

Un nuovo esame in attesa di una nuova legge

Per queste ragioni, il dipartimento ha chiesto all’ufficio dell’ambiente di riesaminare la richiesta del politecnico. Anche se lo stesso ministero dell’ambiente ritiene “indesiderabile la diffusione di organismi in grado di favorire la resistenza agli antibiotici”.

Tuttavia, specifica il dipartimento, “le autorità non possono ancora tener conto di un’eventuale legislazione futura, per proibire lo svolgimento di esperimenti genetici”. E per questo Moritz Leuenberger ha ribadito che il Buwal deve valutare i rischi legati all’esperimento del Politecnico alle condizioni dettate dalla legge attuale. “E secondo le nostre valutazioni” ha aggiunto, “deve accordare l’autorizzazione a procedere”.

Ma non è detto che si giunga a tanto, visto che le parti in causa hanno il diritto di ricorrere contro la decisione del dipartimento. “Non è escluso”, conferma Philipp do Canto, del servizio giuridico del Datec, “che la vicenda finisca davanti al Tribunale federale”.

Tanto più che lo stesso ministro dell’ambiente ha ammesso che la sua decisione contrasta con la volontà fin qui manifestata dal parlamento.

Nell’ambito della cosiddetta “gen lex”, la futura legge sull’ingegneria genetica, il Consiglio degli stati ha proibito gli esperimenti con geni che provocano resistenza agli antibiotici. E la commissione del Consiglio nazionale, la camera bassa che dovrà decidere nel corso della sessione autunnale, si è già mostrata ancor più restrittiva.

L’esito della vertenza sull’ingegneria genetica in generale, e sull’esperimento del Politecnico in particolare, rimane quindi aperto e doppiamente interessante: da un lato per il dibattito al nazionale, con fautori ed oppositori che già stanno affilando le armi. E d’altro canto per l’atteso risultato del riesame, che il Buwal dovrà rendere pubblico entro 90 giorni.

Fabio Mariani, swissinfo

Il dipartimento dell’ambiente chiede di riesaminare la richiesta dei ricercatori del Politecnico, tenendo conto dell’attuale legge sulla protezione dell’ambiente che non esclude lo svolgimento di esperimenti all’aperto con piante transgeniche.

L’ufficio dell’ambiente ha ora 90 giorni di tempo per rivedere la sua precedenze risposta negativa. Frattanto si apriranno in parlamento i dibattiti sulla “gen lex”, la legge sull’iniziativa genetica, che prevede una moratoria di cinque anni sulla produzione e la commercializzazione di organismi geneticamente modificati.

La decisione di riesaminare il progetto del Politecnico viene ora interpretata diversamente da fautori e oppositori dell’ingegneria genetica.

Esperimento del Politecnico di Zurigo:
-1600 piantine di grano transgenico su 8 m2
-gene di una proteina fungicida contro la carie del frumento
-resistenza ad erbicidi e antibiotici

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