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Guerra mirata al bostrico

Dove passa il famelico bostrico restano in piedi solo gli scheletri degli alberi Keystone

Dopo un 2003 devastante, i responsabili cantonali degli uffici forestali hanno definito la loro strategia di lotta contro il bostrico.

Vista la scarsità di mezzi finanziari a disposizione, gli sforzi si concentreranno sui boschi di protezione. La loro moria è una minaccia per la popolazione.

«Il bostrico è minuscolo, lo si vede appena, ma i suoi effetti sono devastanti. Si moltiplica in modo esponenziale e può assumere i caratteri di una vera e propria epidemia». Walter Schwab, presidente della Conferenza dei guardaboschi cantonali (Cgc), è chiaro: dopo la caldissima estate 2003, la minaccia del bostrico è più forte che mai.

Ecco perché i guardaboschi cantonali hanno deciso di agire, sviluppando una strategia comune che la Cgc ha illustrato a Berna nel corso di una conferenza stampa. Non ci sarà però un’azione a tappeto, anche perché lo stato delle finanze federali non lo permette. Ci si concentrerà su azioni locali mirate, dando la precedenza ai boschi che svolgono una funzione protettiva.

Scegliere il male minore

Il bostrico è duro a morire e combatterlo costa tempo e denaro. Quella proposta venerdì dai cantoni è una strategia che si situa nell’ambito della gestione dei rischi. Il piano d’intervento sarà differenziato per ogni regione.

Verranno valutati gli effetti a lungo termine del bostrico sulle funzioni di un determinato bosco e in base alle priorità stabilite si prenderanno delle contromisure cercando di sfruttare al meglio le risorse disponibili. Per la Cgc è chiaro che s’interverrà soprattutto su boschi che hanno una funzione protettiva (per esempio da valanghe e smottamenti).

«Non ci sono dei nuovi e sensazionali metodi per combattere il bostrico», costata Walter Schwab. «Nonostante gli sforzi dei cantoni, fino ad oggi è stato impossibile provocare il “grounding” dei bostrici. Ma questo è un obiettivo che non ci poniamo nemmeno, perché sarebbe impossibile da raggiungere».

La lotta contro il bostrico, insomma, passa per la considerazione degli obiettivi, delle misure da prendere, dei mezzi a disposizione e degli influssi esterni.

Lothar, caldo, siccità

Se si riuscirà a frenare l’avanzata del bostrico dipenderà anche dalle condizioni meteorologiche. Il caldo e la siccità ne favoriscono la moltiplicazione, mentre la pioggia pone un freno alla loro invasione. Quando poi si verificano fenomeni come l’uragano Lothar, che ha indebolito gli alberi, la strada per il micidiale coleottero si fa più facile.

«Lothar e il bostrico hanno colpito duramente il canton Friburgo» testimonia Walter Schwab. «Cerchiamo d’impiegare i soldi che arrivano dalla Confederazione in favore dei boschi di montagna e di protezione».

«I guardaboschi tengono sotto controllo il patrimonio boschivo e informano i proprietari dei terreni non appena individuano la presenza del bostrico. Da quel momento ci sono quattro settimane per agire. Ciò significa abbattere immediatamente gli alberi colpiti e trasportarli lontano dal bosco oppure, se ciò non è possibile, privarli della corteccia e bruciare quest’ultima in modo da evitare il propagarsi del bostrico».

Boschi rossi

Visto che non è possibile eliminare completamente il bostrico «dovremo abituarci a vedere i boschi assumere un colore rosso». Ci sono boschi dove ormai è impossibile intervenire per contrastare l’azione del coleottero.

Una volta che il bostrico si è installato nella corteccia dell’abete – i boschi svizzeri sono composti per la maggior parte da abeti rossi – non resta che abbattere gli alberi.

Pochi soldi per una lotta difficile: e se si lasciasse perdere? «Il bosco cambierebbe rapidamente» spiega Beat Forster, collaboratore scientifico dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio.

«Molti alberi morirebbero contemporaneamente e negli anni seguenti tra il legno morto nascerebbero nuove colonie di bostrici. Con conseguenze drammatiche per diverse funzioni del bosco. Non sarebbe più possibile sfruttarlo in modo sostenibile per ricavarne del legname. Il suo aspetto, poi, cambierebbe in modo radicale e noi dovremmo abituarci ad un paesaggio finora sconosciuto».

swissinfo

2 milioni di metri cubi d’abete rosso sono stati attaccati dal bostrico nel 2003
35 milioni di franchi: i fondi stanziati dalla Confederazione nel 2003 per la lotta al bostrico
18 milioni: il contributo previsto per il 2004
Per il 2005, la Confederazione prevede di stanziare dei fondi solo per i boschi di protezione

Il 2003 è stato un anno da record per il bostrico in Svizzera: l’estate canicolare e la siccità hanno permesso all’insetto di moltiplicarsi per tre generazioni e d’infestare milioni di metri cubi di foreste. Sono stati individuati 17’000 nuovi focolai d’infezione.

Il bostrico non ha problemi a superare indenne l’inverno e così gli esperti prevedono ulteriori danni al patrimonio boschivo per il 2004.

Tutti i cantoni hanno dovuto fare i conti con un aumento della popolazione del bostrico. Sull’altipiano, i cantoni più colpiti sono stati Giura, Turgovia, Argovia, Soletta, Basilea Campagna e Zurigo. Nella zona prealpina e alpina i maggiori danni si riscontrano a Friburgo, Vaud, Lucerna e Berna.

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