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“Ho fatto la mia prima mostra nella cucina di casa”

Hans-Ulrich Obrist
Hans-Ulrich Obrist: "È incredibile che in un Paese così piccolo come la Svizzera siano nate generazioni di artisti di grande importanza internazionale". Keystone

Curatore di centinaia di mostre in tutto il pianeta, lo svizzero Hans-Ulrich Obrist è considerato uno dei personaggi più influenti del mondo dell’arte contemporanea. Intervista.

swissinfo.ch ha incontrato Hans-Ulrich Obrist durante una conversazione organizzata da Icon Design Talks nell’ambito della Milano Design Week.

swissinfo.ch: Che cos’è il curatore d’arte?

Hans-Ulrich Obrist: Come diceva Harald Szeemann, quella del curatore è un’attività molto generalista: fa delle mostre e crea delle ‘junctions’, cioè degli incroci o delle interconnessioni. Dal XIX secolo in avanti la storia dell’arte è soprattutto la storia degli oggetti. Ed è solo dagli anni ’60 del Novecento che diventa anche la storia dei non-oggetti e poi, ai giorni nostri, dei quasi oggetti (che, come sostiene il filosofo Michel Serres, hanno significato solo quando c’è interazione) e degli iper-oggetti (che sono soggetti più ampi come il clima, la meteorologia).

Possiamo dire che un curatore crea intrecci tra opere e oggetti, ma fa anche incroci tra non-oggetti, quasi-oggetti e iper-oggetti e naturalmente crea interconnessioni con le persone. Creo molto spesso interconnessioni tra artisti, architetti e scienziati, che in seguito collaborano e danno vita a delle mostre.

“Credo che in Svizzera ci siano sempre stati artisti straordinari e che l’arte sia stata sempre molto presente”

swissinfo.ch: Qual è il suo ruolo?

H.-U. O.: Il curatore di oggi continua naturalmente a seguire l’arte, ma lo fa in una dimensione più ampia ed estesa. Crea molti ponti perché non si rivolge più solamente a un pubblico che già si interessa ai temi d’arte, ma deve cercare nuove alleanze e nuovi legami con la società per fare in modo che l’arte penetri in essa e nel tessuto delle città, andando oltre al museo.

swissinfo.ch: Come si può fare in modo che l’arte sia democratica e arrivi a tutti, senza essere appannaggio di una ristretta élite?

H.-U. O: Questo è un argomento che mi interessa molto: come possiamo comunicare con mondi diversi attraverso delle esposizioni. Nei padiglioni della Serpentine GalleryCollegamento esterno di Londra, di cui sono il direttore artistico, organizziamo ogni anno molte mostre di artisti tra i più importanti del mondo. L’ingresso è libero e solo l’anno scorso abbiamo accolto 1,2 milioni di visitatori.

Effettivamente c’è un certo blocco, un certo timore nei confronti dell’arte da parte di molti. Ma il nostro ruolo è proprio quello di creare delle situazioni per far avvicinare questo mondo anche a delle persone che da sole non verrebbero mai a vedere una mostra o a visitare un museo. Credo molto in questa forza, in questo potenziale dell’arte e dell’architettura e sono convinto che possiamo creare possibilità per un numero più ampio di persone. L’ideale è il concetto di un museo a porte aperte.

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swissinfo.ch: Infatti lei sostiene che l’arte deve penetrare anche in altri ambiti della vita pubblica e imprenditoriale delle società…

H.-U. O: Sì, lo sosteneva anche John Leffen: all’interno di ogni amministratore comunale, all’interno di ogni azienda ci deve essere un artista stabile perché l’arte deve uscire dai canali prestabiliti.

swissinfo.ch: Come si è avvicinato al mondo dell’arte? Il suo curriculum universitario racconta di una laurea in economia.

H.-U. O: Sì è vero. Ho studiato economia ed ecologia – che oggi è un grande tema al centro dell’attenzione perché è un argomento di grande attualità – con un grande economista svizzero dell’Università di San Gallo che, pensando a Goethe, collegava arte ed ecologia. Studiando con lui ho incontrato diversi artisti che mi hanno colpito e mi hanno portato a diventare curatore più o meno per caso: infatti la mia prima mostra l’ho fatta nella cucina di casa mia. Ma l’idea di avere un impatto sulla società mi è sempre rimasta e l’ho portata avanti attraverso le mostre.

Quel profilo Instagram in difesa della scrittura a mano

217 mila follower e post di schizzi e appunti tutti rigorosamente scritti a mano, in stampatello o in corsivo, e in varie lingue: è l’account Instagram di Hans-Ulrich Obrist. “Ho deciso di dedicare il mio profilo Instagram alla scrittura dopo aver parlato con Umberto Eco: l’ultima volta che l’ho visto a Milano, mi aveva invitato a lottare contro l’estinzione della scrittura a mano”, spiega. “E così ogni giorno pubblico post di appunti di architetti e artisti per mantenere in vita la scrittura nell’era digitale”.

swissinfo.ch: Lei viaggia moltissimo come curatore di mostre. Come riesce a realizzare più esposizioni contemporaneamente senza compromettere la qualità dei lavori? C’è un segreto?

H.-U. O: Ho sempre in mente una frase del generale vietnamita Giap presa a prestito dall’artista Mario Merz, che dice che quando si guadagna terreno, quando ci si espande, si perde la concentrazione. È una frase che mi accompagna sempre e che è iscritta nella mia coscienza. Se ogni giorno faccio cose più grandi ed espansive cerco di non perdere la concentrazione.

swissinfo.ch: È vero che ha un assistente di notte che l’aiuta a catalogare tutte le sue lunghe interviste realizzate anche con persone comuni?

H.-U. O: Sì è vero, ho un assistente di notte che lavora per me dalle 10/11 di sera fino alle 7 di mattina. Fino a non molto tempo fa dormivo poco, ma ad un certo punto ho cominciato a dormire un po’ di più. Lavoro con lui fino a mezzanotte sull’archivio, sui materiali che realizzo e sulle registrazioni che faccio. È quello che io chiamo l’archivio notturno.

swissinfo.ch: Lei non vive in Svizzera: cosa manca all’arte elvetica per essere un punto di riferimento?

H.-U. O: Credo che in Svizzera ci siano sempre stati artisti straordinari e che l’arte sia stata sempre molto presente. È incredibile che in un Paese così piccolo siano nate generazioni di artisti di grande importanza internazionale.

La cosa che manca è un appuntamento internazionale, una biennale di Venezia per pensare più in grande. O anche solo delle grandi mostre, come per esempio quella di Harald Szeemann svoltasi al Kunsthaus di Zurigo nel 1999. Però abbiamo Art Basel, che io frequento dal 1984, da quando ho cominciato a occuparmi di arte. È un evento molto importante che attrae molte persone da ogni parte del mondo. Un appuntamento fondamentale per molti artisti svizzeri che così hanno l’opportunità di farsi conoscere.

Hans-Ulrich Obrist

Nasce nel 1968 a Zurigo, studia scienze politiche all’Università di San Gallo e si avvicina al mondo dell’arte da autodidatta. Nel 1991, quando è ancora uno studente, cura la prima mostra nella cucina del suo appartamento, stimolato dagli incontri con gli artisti svizzeri Fischli & Weiss e il francese Christian Boltanksy.

Curatore, critico e storico dell’arte, nel 2009 è classificato da Art Review al primo posto della lista delle cento personalità più influenti del mondo dell’arte.

Nel corso della carriera propone oltre 150 esposizioni che rappresentano momenti importanti per la cultura contemporanea, ad esempio ‘Do it‘ del 1997, ‘Cities on the Move’, la prima Biennale di Berlino o ancora la prima Manifesta.

Dal 2016 è direttore artistico della Serpentine Gallery di Londra.

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