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I diplomatici iracheni restano in Svizzera

La sede dell'ambasciata irachena a Berna. Keystone

Nonostante la domanda degli Stati Uniti, la Svizzera ha deciso di non espellere i diplomatici iracheni presenti a Berna.

Berna non intende chiudere l’ambasciata nella capitale federale né la legazione permanente irachena presso l’ONU.

A due riprese, il 14 marzo e il 20 marzo, gli Stati Uniti hanno chiesto a Berna di espellere dalla Svizzera i diplomatici iracheni sospetti di appartenere ai servizi segreti del loro paese. Inoltre il Dipartimento di Stato americano chiedeva che venissero chiuse le rappresentanze diplomatiche irachene.

Analoghe richieste erano state inviate a tutti i paesi che intrattengono rapporti diplomatici con l’Iraq. In Svizzera esistono due rappresentanze irachene: l’ambasciata a Berna e la missione permanente dell’Iraq presso le Nazioni Unite a Ginevra.

Mancano le premesse

Non esistono le premesse per una chiusura dell’ambasciata e l’allontanamento del personale diplomatico iracheno, comunica il Dipartimento federale degli affari esteri.

La chiusura di un’ambasciata viene decretata solo in caso di una raccomandazione che scaturisce da una risoluzione delle Nazioni Unite o qualora venissero interrotte le relazioni diplomatiche con un paese, spiega il Dipartimento.

Per espellere il personale diplomatico di un paese occorre inoltre che ci siano chiari indizi che queste persone abbiano agito in modo massiccio contro gli interessi della Svizzera o contro le consuetudini diplomatiche.

Nel caso di una missione permanente presso l’ONU, il Consiglio federale ha segnalato a Washington che Berna da sola non può intervenire. Una misura di questa portata spetta unicamente all’ONU. Le autorità elvetiche interverrebbero unicamente su richiesta dell’ONU.

Campagna “militare”

Nessun commento da parte americana alla decisione della Svizzera. Un portavoce per l’ambasciata degli Stati Uniti a Berna si è trincerato dietro un formale “No comment”.

L’ambasciatore dell’Iraq all’Onu di Ginevra ha dal canto suo dichiarato a swissinfo che il governo svizzero si ü comportato conformemente al diritto internazionale.

“Questa è una posizione legale e speriamo che molti altri Paesi ne seguano l’esempio,” ha aggiunto il diplomatico iracheno, che accusa gli Stati Uniti di tentare di rifiutare al suo governo la relativa legittimità internazionale perché “fa parte della loro campagna militare”, ha concluso l’ambasciatore dell’Iraq accreditato all’Onu di Ginevra.

Le reazioni di altri stati

Le autorità americane avevano giustificato la richiesta con il pericolo rappresentato da questi diplomatici per le istituzioni e i cittadini americani in Svizzera. Gli USA hanno inoltrato la stessa richiesta a una sessantina di pesi.

Alcuni vi hanno dato seguito, come Germania, Italia, Repubblica Ceca, Thailandia, Australia, Svezia, Finlandia, Romania e Ungheria. Russia, Polonia, Olanda, Pakistan e Portogallo sono invece tra gli Stati che respinto la domanda americana.

Garanzia di guerra per il CICR

Il governo ha d’altra parte accordato il suo sostegno al Comitato internazionale della Croce rossa (CICR) per la sua attività in Iraq. Questo sostegno comprende una garanzia di 25,2 milioni di franchi per l’impiego di tre velivoli nella regione del Golfo.

Il CICR soccorre le vittime civili e militari del conflitto. Visti i rischi elevati connessi con la sua presenza nella regione, non è escluso che le compagnie d’assicurazione private rifiutino di assicurare eventuali danni. Per questa eventualità il governo ha concesso una garanzia di guerra limitata a quattro mesi.

Già nel gennaio del 1991, durante la prima guerra del Golfo, il Consiglio federale aveva concesso una garanzia di sei mesi per due aerei del CICR. La somma totale era stata di 17,5 milioni, ma il CICR non aveva dovuto ricorrere a questa garanzia straordinaria.

swissinfo e agenzie

Il Consiglio federale respinge la richiesta dell’amministrazione americana di espellere i diplomatici iracheni e di chiudere le loro sedi diplomatiche.

Mancano le premesse per un provvedimento di tale portata, comunica il Dipartimento federale degli affari esteri.

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