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I diritti umani riempiono le sale oscure

Una scena del film "Ce qu'il reste de nous" con l'attrice Kalsang Dolma. www.fifdh.ch

La quarta edizione del Festival internazionale del film sui diritti umani di Ginevra si conferma un successo: più di 16'000 persone hanno assistito alle proiezioni.

Per quanto concerne i premi, il Grand prix Sergio Vieira De Mello dello Stato di Ginevra è andato al documentario «Ce qu’il reste de nous» di François Prévost e Hugo Latulippe.

Anche quest’anno il Festival internazionale del film sui diritti umani di Ginevra (FIFDH), giunto alla quarta edizione, ha attirato un folto pubblico: durante i nove giorni della manifestazione oltre 16’000 persone si sono ammassate nelle sale cinematografiche.

Diverse anche le personalità presenti a Ginevra: alla serata inaugurale hanno partecipato, tra gli altri, la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey, che ha pronunciato il discorso d’apertura, e il direttore della Comitato internazionale della Croce Rossa Jakob Kellenberger.

Premiato film canadese

Il principale premio della rassegna – il Grand Prix Sergio Vieira De Mello – è andato al documentario «Ce qu’il reste de nous» (»Ciò che resta di noi»), di François Prévost e Hugo Latulippe.

Nel suo comunicato, il FIFDH sottolinea che la pellicola è stata ricompensata «per la pertinenza del suo contenuto e la bellezza della sua forma».

Il documentario raccolta la storia di una giovane tibetana rifugiata in Canada che ritorna in patria per far passare clandestinamente un messaggio del Dalai Lama e raccogliere delle testimonianze dell’occupazione cinese.

Metafora sulla lotta per i diritti umani condotta da una sola persona, sprigiona un messaggio pacifista universale.

Complessivamente erano 11 le pellicole in competizione per aggiudicarsi il premio, corredato da un assegno da 10’000 franchi.

La giuria ha pure assegnato due menzioni speciali. Una è andata a «Coca, la colomba di Cecenia», di Erik Bergkraut, che rende omaggio al coraggio della protagonista, Zainap Gashaeva, e alle donne che si battono al suo fianco.

La seconda è stata attribuita a «The Devils Miner» (»I minatori del diavolo»), di Richard Ladkani e Kief Davidson. Il film denuncia lo sfruttamento dei bambini nel mondo.

Non solo cinema

Quattordici pellicole erano inoltre in lizza per il Premio dell’Organizzazione mondiale contro la tortura, conferito a dei registi particolarmente impegnati.

Quest’anno, il riconoscimento andato a «Year by Year» (»Anno dopo anno») di Liu Wei.

Una menzione speciale è stata anche attribuita a «Flowers don’t grow here» (»I fiori qui non crescono») di Shira Pi. Infine, il premio della giuria dei giovani ha ricompensato «Ma vie est mon video-clip préféré» di Show-Chun Lee.

Oltre alla proiezione di film e di documentari, anno dopo anno il Festival si afferma pure come un luogo per denunciare la violazione dei diritti umani.

Il concetto «un film, un soggetto, un dibattito» permette – a detta degli organizzatori – un vero dialogo tra i membri delle organizzazioni non governative, i cineasti, i ricercatori, le vittime e il pubblico.

swissinfo e agenzie

La quarta edizione del Festival internazionale del film sui diritti umani si è svolta a Ginevra dal 10 al 18 marzo.

Questa rassegna ha quale obiettivo di essere pure una piattaforma di scambio tra le organizzazioni non governative in concomitanza con la sessione della Commissione dei diritti dell’uomo dell’ONU.

Il festival è patrocinato, tra gli altri, da Louise Arbour, Barbara Hendricks, William Hurt, Ruth Dreifuss, Robert Badinter, Hubert Nyssen, Jorge Semprun e Ken Loach.

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