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I disabili due volte vittime della recessione

Senza una dose extra di tenacia Mario Wirth non sarebbe riuscito a farsi assumere come web publisher. www.agile.ch

Circa 25 mila disabili in Svizzera non hanno un lavoro fisso, ma molte imprese e gli stessi disabili spesso non sanno che sono a loro disposizione anche incentivi e partecipazione ai costi da parte dello stato.

L’associazione “Agile” lancia una campagna per creare nuovi posti di lavoro e d’apprendistato adatti agli handicappati.

Una ditta vorrebbe impiegare un cieco, ma non vuole sobbarcarsi le spese di un computer per non vedenti. Forse non sa che è l’Assicurazione invalidità (AI) che potrebbe pagare lo speciale computer. Un impiegato lavora a tempo pieno, ma a causa del suo handicap è produttivo solo al 50%: l’AI integra il suo stipendio presso il datore di lavoro.

Sono solo due delle possibilità che molti disabili e molte imprese ignorano. La campagna “lavoro per gli handicappati”, lanciata dall’associazione di aiuto alle persone disabili “Agile” vuole colmare proprio queste lacune e nello stesso tempo sensibilizzare l’opinione pubblica e le imprese.

L’obiettivo immediato è di creare alcune centinaia di nuovi posti adatti a chi ha difficoltà fisiche o psichiche. Queste persone spesso non trovano lavoro non tanto a causa del loro handicap, ma piuttosto perché in periodo di recessione sono scarsi gli impieghi tout court e quelli adatti a loro ancora più difficili da trovare.

«Posso fare di più»

Eppure un lavoro farebbe bene sia alla persona disabile, sia alle casse dello stato. “Una persona che riceve per tutta la vita una rendita e non riesce ad integrarla con uno stipendio, costa molto di più allo stato”, fa notare il portavoce dell’associazione Agile, Benjamin Adler.

Ma quali sono i vantaggi per un’impresa di assumere un disabile? “Queste persone per cominciare sono molto motivate. È quasi una conseguenza delle difficoltà che hanno dovuto affrontare. Quando finalmente trovano un lavoro lo svolgono con molta serietà e sanno apprezzarlo davvero”, sottolinea il portavoce di Agile.

Per questo la campagna si svolge con cartelloni pubblicitari, spot televisivi che dicono che un handicappato sa e può fare di più, se solo gli viene data l’opportunità.

Da montatore a web publisher

È il caso ad esempio di Mario Wirth, 34 anni, sulla sedia a rotelle per una malformazione alla nascita. “Prima lavoravo come montatore e quando la mia ditta mi ha offerto una formazione nel campo dell’informatica ne ho approfittato”, racconta a swissinfo.

Grazie al corso Mario Wirth è riuscito a diventare web publisher e ora lavora a metà tempo per un gruppo bancario.

“Non è sempre facile, ma tutto quello di cui ho avuto bisogno è stato un tavolo regolabile”. Il suo lavoro gli piace molto. Aveva cominciato al 80%, ma ha dovuto ridurre al 50%, perché star seduto troppo a lungo gli provocava problemi alla schiena.

“Ma anche la mia ditta ha realizzato che andava bene così”, aggiunge. Segno evidente che riesce a svolgere il suo lavoro anche in meno tempo, quindi a sfruttare al massimo la sua presenza sul posto di lavoro.

Nessuna quota in Svizzera

Non tutte le imprese però fanno prova di altrettanta flessibilità. Tanti sono i casi di persone disabili che pur disponendo di un diploma non riescono ad inserirsi. E non solo nel mondo più competitivo dell’economia privata, ma anche nell’amministrazione pubblica.

“In Germania vi è una quota percentuale minima per l’assunzione di persone disabili, sia all’interno dell’industria privata, sia nell’amministrazione pubblica. Se questa quota non viene rispettata, si deve versare una compensazione”, spiega il portavoce di “Agile”.

“Con la nuova legge svizzera per l’integrazione dei disabili, continua, che entra in vigore nel 2004, la Confederazione sarà obbligata a promuovere l’assunzione di un disabile, a parità di qualificazioni con un altro candidato, ma non verrà ancora introdotta l’idea di una quota minima”.

L’importanza della pratica

Avere le qualificazioni sarà dunque sempre più indispensabile per avere una possibilità di trovare lavoro. Da sole però non costituiscono una garanzia, specialmente se una persona ha molti titoli di studio, ma poca esperienza lavorativa.

Ecco che quindi la campagna si rivolge proprio alle ditte per far capire loro che hanno non solo una responsabilità sociale, ma possono anche trarre un vantaggio economico dall’inserimento delle persone disabili.

Certo una campagna di sensibilizzazione da sola, senza i mezzi adeguati da parte della mano politica e di quella privata, non può far miracoli.

Ma per abbattere i pregiudizi bisogna pur cominciare da qualche parte. Proprio all’indomani dell’ennesimo studio che mostra come gli svizzeri soffrano di molte malattie legate allo stress sul lavoro, integrare un disabile può avere un effetto positivo anche sull’atteggiamento dei lavoratori “sani”.

“Permette di mostrare anche in modo più visibile la diversità, ci fa capire che tutti abbiamo le nostre debolezze e le nostre forze. Le ditte che impiegano disabili, conclude il portavoce di “Agile”, ci dicono che il fatto di avere tra di loro dei disabili migliora il clima di lavoro, perché rinforza la comprensione reciproca e apre nuovi orizzonti”.


swissinfo, Raffaella Rossello

Circa 25’000 disabili in Svizzera non hanno un lavoro fisso.
Dal 3 novembre i datori di lavoro possono chiamare lo 0800 000 789 per ricevere informazioni dettagliate sull’integrazione dei disabili.

“Agile” può contare per la campagna sul sostegno degli uffici cantonali dell’Assicurazione invalidità e su altre associazioni per l’integrazione dei disabili.

Partecipano alla campagna anche il Segretariato di stato all’economia, l’Unione Padronale svizzera e l’Unione svizzera delle arti e mestieri.

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