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I manager svizzeri sotto i riflettori

Più di 20 milioni di franchi per un anno di lavoro: i patron di Novartis, Daniel Vasella ( a sinistra), e UBS, Marcel Ospel (M) Keystone

Le aziende quotate alla Borsa svizzera dovranno pubblicare i salari dei loro dirigenti. Le nuove regole sulla trasparenza entreranno in vigore il primo gennaio 2007.

Dai dati del 2005 emerge un’apparente contraddizione: i salari dei manager sono aumentati in media del 18%, ma le loro prestazioni hanno suscitato poca soddisfazione.

Attualmente, il consiglio d’amministrazione di una società decide la remunerazione dei propri membri, senza sottostare ad alcuna disposizione legale in ambito di trasparenza dei salari.

Per quanto riguarda le circa 300 società quotate alla Borsa svizzera, esse si accontentano di applicare il sistema di autoregolazione fissato dalla Borsa stessa, che prevede soltanto la pubblicazione del montante globale delle remunerazioni dei membri del consiglio d’amministrazione.

Dal prossimo anno invece, queste società dovranno dar prova di una maggiore trasparenza. È quanto previsto dalla modifica del codice federale delle obbligazioni. Il Dipartimento federale di giustizia e polizia ha annunciato mercoledì che le nuove disposizioni entreranno in vigore il primo gennaio del 2007.

Trasparenza

I direttori e gli amministratori delle società quotate alla Borsa svizzera dovranno, infatti, rivelare l’ammontare delle loro remunerazioni.

Nei bilanci pubblicati alla fine dell’esercizio, le società dovranno indicare non solo il salario, ma anche tutte le indennità ricevute direttamente o indirettamente dai membri del consiglio d’amministrazione e dai loro famigliari. Anche le loro partecipazioni nella società dovranno sottostare al principio della trasparenza.

Per quanto riguarda la direzione della società, solo la remunerazione globale e il salario più elevato dovranno essere resi pubblici. Andranno però menzionati pure i prestiti accordati ai quadri superiori.

«Le nuove disposizioni del codice delle obbligazioni dovranno permettere agli azionisti di esercitare in modo più efficace la loro funzione di controllo», sostiene l’ufficio federale di giustizia.

Controversie

Resi noti al pubblico, i salari dei patron delle grandi ditte svizzere continueranno ad alimentare accese discussioni. La polemica è divampata dopo la pubblicazione del montate riscosso da alcuni manager.

Il solo presidente del consiglio di amministrazione di Credit Suisse, ad esempio, ha ricevuto lo scorso anno la somma di 12,1 milioni di franchi.

Ma anche gli altri dirigenti delle principali ditte elvetiche intascano ricchi salari. Secondo un’analisi pubblicata lunedì dal settimanale economico zurighese «HandelsZeitung», il reddito medio di un top manager è di 1,97 milioni di franchi, in aumento di ben il 18%.

Poca soddisfazione

Nonostante l’aumento medio dei salari, i dirigenti elvetici non ottengono buoni voti per il loro operato. Nel 60% dei casi, chi lascia un posto di quadro, non lo fa volontariamente. La media mondiale è di un dirigente su due.

Uno studio pubblicato dalla Booz Allen Hamilton dice che in Svizzera, nel 2005, ha interrotto un rapporto di lavoro ben il 15,3% dei manager. In un caso su due si trattava di persone che non avevano raggiunto le prestazioni richieste (nel mondo: un caso su tre).

Inoltre, se nel mondo un dirigente resta alla testa di un’azienda in media per 7,9 anni, in Svizzera – anche in ragione dei sistemi di controllo (governance) più severi – questo periodo si riduce a 4,2 anni.

swissinfo e agenzie

Marcel Ospel, UBS, è stato il dirigente di un’azienda elvetica meglio pagato del 2005: 23’975’954 franchi (+12,7% rispetto al 2004)
Daniel Vasella, Novartis: 21’257’120 franchi (+2,3%)
Franz Humer, Roche: 14’741’295 franchi (+11,2%)
Peter Brabeck, Nestlé, 13’757’351 franchi (-)
Walter Kielholz, Credit Suisse, 12’100’000 franchi (0%)

Stando ad uno studio della HandelsZeitung, sono le banche e le ditte farmaceutiche a pagare maggiormente i loro quadri dirigenti.

I sindacati giudicano scandalosi e ingiustificati i salari e i premi incassati dai manager delle grandi aziende. Alle loro critiche si sono aggiunte di recente quelle degli azionisti del Credit Suisse e di UBS.

Johann Schneider-Amman, vicedirettore di economiesuisse e presidente di Swissmem, ritiene che i dirigenti di successo vadano compensati, ma con misura, per non minacciare la coesione sociale.

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