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I musei elvetici non si dimenticano di Ai Weiwei

Ai Weiwei, "un artista serio, onesto, che ha lottato in favore dei diritti civili", sostiene Urs Stahel, curatore della mostra al Fotomuseum di Winterthur. Fotomuseum Winterthur/Ai Weiwei

L’artista langue forse in una prigione cinese, la sua voce dissidente continua però a farsi sentire in tutto il mondo, anche in Svizzera. Il museo d’arte di Lucerna e il museo della fotografia di Winterthur gli dedicano due esposizioni.

Ai Weiwei è stato arrestato all’inizio di aprile perché sospettato dalle autorità cinesi di “crimini economici”. Alle insistenti richieste di informazioni sulla sua sorte giunte da tutto il mondo, Pechino non ha fornito dettagli sul suo stato detentivo, rispondendo semplicemente che l’inchiesta è ancora in corso.

Il pianeta artistico si sta intanto mobilitando affinché Ai Weiwei venga al più presto rilasciato. “Liberate Ai Weiwei” si può leggere sulla galleria d’arte moderna Tate Modern a Londra. A Parigi, lo scultore britannico Anish Kapoor ha dedicato ad Ai la sua ultima opera “Leviathan”.

A New York, il sindaco Michael Bloomberg ha criticato apertamente la Cina durante l’inaugurazione dell’esposizione dell’artista cinese “Circle of Animals/Zodiac Head” all’ingresso di Central park. A Hong Kong, l’immagine di Ai è stata dipinta con lo spray sulle strade in tutta la città.

La prima collezione completa

Il Fotomuseum di Winterthur offre al pubblico la possibilità di ammirare per la prima volta la collezione completa sull’attività artistica di Ai Weiwei, intitolata “Interlacing” (Intrecci). Le fotografie e i video raccontano delle vittime del terremoto nella regione cinese dello Sichuan oppure della demolizione del suo studio a Shangai da parte dei militari della Repubblica Popolare Cinese.

Dopo l’ennesimo fermo dell’artista, l’attenzione mediatica per la sua sorte e per le esposizioni a lui dedicate è cresciuta notevolmente. Così, ancora prima dell’inaugurazione, la mostra a Winterthur ha suscitato un ampio interesse. «Dopo il suo arresto, l’importanza dell’esposizione è aumentata enormemente. È incredibile vedere come sia discussa la sua incarcerazione», dice a swissinfo.ch Urs Stahel, il curatore.

Lo scorso anno, Stahel ha lavorato con Ai alla preparazione dell’esposizione e del libro di 500 pagine sulla sua attività artistica. Dall’incarcerazione ha dovuto però portare a termine da solo il lavoro, lavoro gravato dalla crescente responsabilità che Stahel sente nei confronti dell’artista.

«Questa mostra è la sua voce. Questo libro è la sua voce. Ed è esattamente quella che il governo cinese vorrebbe zittire», afferma Stahel.

Dove fissare i limiti?

A Lucerna, Ai era uno dei tre curatori dell’esposizione “Shanshui” (Paesaggi) dedicata all’attività di artisti contemporanei cinesi, le cui opere sono particolarmente apprezzate dall’ex ambasciatore svizzero a Pechino, Uli Sigg, considerato il maggiore collezionista d’arte moderna cinese al mondo.

A Lucerna, Ai doveva incontrare il pubblico, ma il suo arresto ha sconvolto i piani del museo, che ha così deciso di organizzare una discussione con esponenti della scena artistica e culturale elvetica. Si dibatterà sul ruolo degli artisti come “attori attivi nella politica” e sulle conseguenze del loro impegno. Si tenterà anche di valutare quali ripercussioni potrebbe avere il caso Ai Weiwei sullo scambio culturale sino-svizzero.

Fra i partecipanti ci sarà anche Nicole Pfister Fetz, membro del comitato elvetico Arte + Politica. Il gruppo ha infatti recentemente criticato la collaborazione artistica della Confederazione e di Pro Helvetia con la Cina, chiedendone l’interruzione fino a quando non sarà garantita la libertà artistica nella Repubblica Popolare.

«Rimproveriamo alla Svizzera la mancanza di una discussione aperta circa gli scambi culturali con Stati in cui gli artisti non possono lavorare liberamente. Ora abbiamo la possibilità di iniziare un dibattito. Ed è questo l’obiettivo principale della nostra critica», spiega a swissinfo.ch Fetz, ricordando che il ruolo degli artisti è di osservare le questioni sociali da un altro punto di vista.

«Il problema non interessa soltanto la Cina e Ai Weiwei. Ogni paese necessiterebbe infatti di un Ai Weiwei, quel tipo di personaggio che si interessa a ciò che non funziona in Svizzera, in Francia, in Germania», ribadisce Stahel.

«La speranza è che in futuro, in ogni parte del mondo, ci siano personalità capaci di assumere lo stesso ruolo che ha in questo momento Ai Weiwei in Cina».

Mentore, prodotto elvetico o falso dissidente?

Alcuni giorni prima di essere arrestato, intervistato dalla televisione svizzera Ai Weiwei aveva commentato così la sua difficile posizione nella Repubblica Popolare Cinese: «Ho sentito che mi ritengono troppo influente. Non so cosa significhi esattamente e mi chiedo se sia una buona ragione per incarcerarmi».

L’artista concettuale, architetto e attivista cinese ha indubbiamente avuto un ruolo chiave sulla scena artistica cinese. «È stata una figura chiave, un mentore», ricorda il museo d’arte a Lucerna. E la Svizzera ha fatto la sua parte nella sua costante crescita artistica. La galleria Urs Meile, per esempio, lo incoraggia dal 1997, la prima mostra individuale è stata organizzata a Berna e Uli Sigg, oltre a promuovere la sua attività, ha stretto un forte legame con l’artista.

Ai potrebbe essere definito un “prodotto svizzero”, afferma la proprietaria di una galleria di arte contemporanea cinese a Berlino, Zhu Ling. Infatti, l’interesse dimostrato da Uli Sigg nei confronti delle opere di Ai Weiwei ne hanno accresciuto notevolmente il valore, il cui prezzo è passato in soli due anni a importi a sei cifre.

Dalle pagine del quotidiano svizzero tedesco Neue Zürcher Zeitung, Zu Ling sostiene proprio che Ai Weiwei non è un “vero dissidente”. Infatti, secondo l’autrice dell’articolo, l’artista critica sì il partito e si batte per la libertà e la democrazia, non si oppone tuttavia alla nuova concezione materialistica diffusasi recentemente in Cina e da cui lui ha approfittato grazie alla vendita delle sue opere.

«È un artista serio, onesto, che ha lottato in favore dei diritti civili», così risponde alle critiche Urs Stahel, affermando inoltre che l’esposizione al Fotomuseum di Winterthur parlerà da sé.

L’artista, designer e attivista cinese nasce a Pechino nel 1957.

Nel 1978 entra all’accademia del cinema a Pechino e nel 1979, con altri artisti, fonda il gruppo di avanguardisti “Le stelle”.

Dal 1980 al 1993, grazie a una fitta rete di relazioni, parte per gli Stati Uniti, dove soggiorna principalmente a New York.

Nel 1993, fa ritorno a Pechino, dove assiste il padre malato e dove continua la sua attività artistica.

Nel2004, Berna accoglie la sua prima mostra personale a livello internazionale.

In seguito, le sue opere vengono presentate in esposizioni negli Stati Uniti, Belgio, Italia, Germania, Francia, Australia, Cina, Corea e Giappone e Svizzera.

Collabora con gli architetti basilesi Herzog e de Meuron nella costruzione dello stadio olimpico di Pechino, inaugurato nel 2008 per i Giochi olimpici estivi.

Il 3 aprile 2011, la polizia cinese lo arresta all’aeroporto di Pechino mentre si sta imbarcando alla volta di Hong Kong. Da allora non si hanno più sue notizie.

La mostra “Shanshui – Poesie ohne Worte? Landschaft in der chinesische Gegenwartskunst“ (Shanshui – Poesia senza parole? Panorama nell’arte contemporanea cinese) si apre il 21 maggio 2011 al Kunstmuseum a Lucerna.

La mostra fotografia “Ai Weiwei – Intelacing” (Intrecci) si apre il 28 maggio al Fotomuseum di Winterthur.

Recatosi in Cina in aprile, il ministro degli interni Didier Burkhalter ha parlato anche dell’arresto di Ai Weiwei.

In una galleria di Pechino, situata a due passi dall’atelier di Ai Weiwei, il consigliere federale ha riconosciuto che in Cina «non esiste necessariamente sufficiente libertà».

È ritornato sull’argomento durante l’incontro con la consigliera di stato Liu Yandong, ricordando al membro del Politburo del Partito comunista «la preoccupazione della popolazione e delle autorità svizzere» dopo l’arresto di Ai Weiwei.

«Questo artista è atteso in Svizzera per due mostre, ha legami con il nostro paese, c’è preoccupazione per il suo arresto», ha detto il consigliere federale.

(traduzione dall’ingelse, Luca Beti)

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