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I politici «esagerano» il problema della criminalità giovanile

La società deve far capire ai giovani che la violenza non è l'unico modo di risolvere i conflitti, dice Allan Guggenbühl Keystone

Il tema della violenza dei giovani, soprattutto stranieri, è usato a sproposito da politici in cerca di consensi elettorali, afferma lo psicologo dell'infanzia Allan Guggenbühl.

Di criminalità giovanile si parla molto in Svizzera dopo i casi di abusi sessuali commessi da giovani contro ragazze minorenni, venuti alla luce lo scorso anno.

Statistiche recenti sulla criminalità sembrano suggerire che i delitti e soprattutto gli atti di violenza commessi da giovani stanno crescendo. Spesso le accuse riguardano giovani stranieri.

All’inizio di questo mese il capo della polizia criminale del Canton Zurigo, Bernhard Herren, è giunto a chiedere l’espulsione delle famiglie problematiche. La rivista «Schweizerzeit», vicina all’Unione democratica di centro, consegnerà lunedì alle autorità federali una petizione sul tema.

La petizione chiede punizioni più severe per i giovani criminali, l’espulsione immediata dei responsabili di delitti gravi, l’espulsione dei genitori di minorenni stranieri colpevoli di delitti, la revocabilità delle naturalizzazioni.

Lo psicologo Allan Güggenbühl, professore all’Università di Zurigo, ritiene però che nell’attuale discussione si stia ingrandendo il problema.

swissinfo: Teme che il tema della criminalità giovanile sia usato a fini elettorali?

Allan Guggenbühl: Ciò che mi preoccupa è che si abusi dei giovani nel dibattito politico. Si è prodotta molta aria fritta per far sembrare il problema più grande di quello che è.

Sono state proposte misure inutilmente severe. Il rischio è che queste misure inneschino una spirale, aprano una campo di battaglia che potrebbe dividere ancora di più giovani e adulti.

swissinfo: Tuttavia le ultime statistiche sulla criminalità suggeriscono un aumento dei delitti commessi dai giovani. Questo non la preoccupa?

A.G.: Le statistiche vanno lette con attenzione. La polizia conta le infrazioni, non i colpevoli. Questo potrebbe condurre a dei malintesi.

La tendenza a segnalare queste infrazioni è molto cresciuta perché la popolazione è più preoccupata di prima per la violenza giovanile.

Non credo che la violenza tra i giovani sia veramente cresciuta, ma c’è una tendenza ad una maggiore brutalità. Questo è un fenomeno nuovo.

swissinfo: Da cosa dipende questa brutalità?

A.G.: Giovani nell’età dell’adolescenza cercano di profilarsi, per avere un impatto sulla società. Al giorno d’oggi alcuni giovani, che non sono ben integrati nella società e che non hanno obiettivi o prospettive nella loro vita professionale o nelle loro formazione, scelgono la violenza per profilarsi.

swissinfo: I giovani stranieri sono ritenuti i maggiori responsabili della violenza. È d’accordo?

A.G.: Abbiamo un problema con una minoranza di giovani stranieri, ma non si tratta di un’urgenza nazionale. Il numero di giovani stranieri che commette crimini è alto, ma bisogna cercare di capire perché. Molti di loro non sono integrati o vengono da paesi problematici.

swissinfo: Lo scontro tra le culture è parte del problema?

A.G.: Ci sono giovani che provengono da paesi dove l’uso della violenza è più o meno comune quando ci si sente insultati. Per loro è normale fare uso dei pugni.

La stessa cosa accadeva in Svizzera cento o duecento anni fa. Oggi siamo diventati una società che ha molto ritegno nell’uso della violenza. Abbiamo perciò un problema con chi ha un approccio diverso dal nostro allo scontro fisico.

Ma spesso questi combattimenti non sono incidenti davvero seri.

swissinfo: Cosa può fare la società per tenere sotto controllo il problema della criminalità giovanile?

A.G.: Dobbiamo trasmettere a questi giovani i valori principali sui quali ci basiamo per risolvere i conflitti, per affrontare le differenze.

Molti adolescenti sono confusi e non sanno come relazionarsi con l’altro sesso. Anche qui dobbiamo trasmettere loro i nostri valori. Il problema è che non ci sono abbastanza presone che si confrontano con loro, per cui spesso si sentono perduti o esclusi.

Intervista swissinfo: Matthew Allen
(traduzione dall’inglese e adattamento: Andrea Tognina)

14’106 giovani (11’189 ragazzi e 2917 ragazze) sono stati condannati per un reato nel 2005, stando all’Ufficio federale di statistica. Erano un po’ più di 2000 nel 1999.

Il 62,7% dei condannati è di nazionalità svizzera.

Il numero di condanne per infrazione delle regole sulla circolazione, aggressioni e crimini contro la proprietà è in crescita dal 1999, ma ci sono state meno infrazioni legate alla droga.

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