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I salari sotto la pressione della manodopera europea

Nel settore dell'orticoltura, i salari sono addirittura crollati... imagepoint

L'introduzione della libera circolazione delle persone con l'Unione europea sta pesando negativamente sui salari in Svizzera: è quanto risulta da uno studio dell'Unione sindacale svizzera.

Secondo la federazione sindacale, per mantenere il livello salariale occorre introdurre redditi minimi e contratti collettivi di lavoro vincolanti.

Quattro anni dopo la sua progressiva entrata in vigore, la libera circolazione delle persone tra la Svizzera e i 15 “vecchi” membri dell’Unione europea ha avuto conseguenze negative per il mercato del lavoro elvetico.

Secondo l’Unione sindacale svizzera (USS), l’apertura delle frontiere ai cittadini dell’UE ha penalizzato in modo particolare i settori privi di contratti collettivi di lavoro (CCL). In questi settori, i salari sono stati praticamente bloccati negli ultimi anni in seguito all’afflusso di manodopera straniera a buon mercato.

Nei rami in cui non esistono ancora CCL, il dumping salariale è diventato una realtà, ha dichiarato Daniel Lampart, segretario centrale dell’USS, nel corso di una conferenza stampa tenuta lunedì a Berna.

Redditi medi in calo

A soffrire maggiormente delle pressioni sui salari sono state le categorie professionali che si basano soprattutto su attività semplici e ripetitive.

Secondo un’inchiesta condotta dall’Ufficio federale della statistica (UFS), nel settore dell’orticoltura, ad esempio, i redditi medi dei lavoratori sono crollati addirittura del 25,6% tra il 2002 e il 2004, scendendo da 3’456 a 2’570 franchi.

Nelle professioni legate alla tecnologia informatica e alle prestazioni di servizi per le aziende il calo è stato del 10,9% nel periodo 2000-2004. Nei mestieri che toccano il mondo della cultura, degli spettacoli e dello sport si è registrata una regressione dell’8,1%.

I controlli eseguiti quest’anno in diversi cantoni confermano le cifre fornite dall’UFS, ha sottolineato Daniel Lampart.

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Unione sindacale svizzera (USS)

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Misure urgenti

Dall’introduzione degli accordi sulla libera circolazione delle persone, il volume di lavoro effettuato in Svizzera dalla manodopera straniera è cresciuto di 32,250 unità a tempo pieno, hanno indicato i rappresentanti dell’USS.

Secondo l’organizzazione mantello dei sindacati, occorre quindi applicare il più presto possibile delle misure per frenare questa evoluzione, soprattutto in vista dell’apertura delle frontiere svizzere ai 10 nuovi membri dell’UE il 1° giugno 2007.

A detta dell’USS, le misure di accompagnamento stabilite nell’ambito degli accordi con l’UE costituiscono uno strumento efficace contro i rischi di dumping salariale. Tali norme permettono ad esempio di fissare dei redditi minimi nei settori professionali colpiti, attraverso dei CCL o dei contratti standard.

CCL efficaci

I rappresentanti sindacali hanno tenuto inoltre a sottolineare l’importanza dei CCL per la protezione dei lavoratori indigeni. In diversi settori professionali che dispongono di questi contratti collettivi i salari sono infatti aumentati dall’introduzione della libera circolazione con l’UE.

Ad esempio, nell’edilizia e nel ramo alberghiero i redditi medi dei dipendenti sono saliti rispettivamente del 4,1 e dell’8,2%.

Nel nuovo contesto di forte concorrenza estera è più che mai indispensabile un’adeguata protezione contro gli abusi in materia di lavoro: si tratta di una questione di “interesse pubblico”, ha dichiarato il presidente dell’USS Paul Rechsteiner.

Per migliorare la trasparenza e permettere ai lavoratori di riconoscere casi di dumping salariale, l’USS ha attivato sul suo sito un apposito calcolatore che consente di paragonare i salari all’interno di ogni categoria professionale.

Dubbi dei datori di lavoro

Secondo Ruth Derrer Balladore, direttrice del settore “mercato del lavoro” all’Unione svizzera degli imprenditori (USI), il confronto tra gli anni 2002 e 2004 dice poco sugli effetti della libera circolazione. Attualmente non è possibile conoscere le ragioni alla base della diminuzione dei salari.

Per quantificare le conseguenze della libera circolazione è necessario comparare gli anni 2004, 2005 e 2006. Per il momento non vi è nessuna ragione che giustifichi un’introduzione generalizzata del salario minimo. Eventuali problemi vanno risolti nei singoli rami economici e nelle singole ragioni, ha affermato la Derrer Balladore.

La Società svizzera dei giardinieri ha respinto categoricamente le indicazioni dell’USS, secondo le quali i salari sarebbero nettamente calati negli ultimi anni nel suo settore. Da parte sua, il Segretariato di Stato dell’economia ha affermato di non aver rilevato finora effetti negativi sui salari in segutio all’introduzione della libera circolazione delle persone.

swissinfo e agenzie

Dopo il no del popolo elvetico al progetto di adesione allo Spazio economico europeo nel 1992, il governo svizzero ha seguito la via degli accordi bilaterali con l’UE.

Nel maggio del 2000, un primo pacchetto di accordi settoriali è stato approvato dai due terzi dei votanti. Tra questi anche un accordo che sanciva l’introduzione di una graduale libera circolazione delle persone a partire dal giugno 2002.

Con l’ampliamento dell’UE nel maggio 2004, questi accordi sono stati automaticamente estesi ai 10 nuovi Stati membri, salvo quello relativo alla libera circolazione delle persone.

Per evitare un eventuale afflusso massiccio di manodopera dai nuovi membri est-europei, il governo svizzero ha chiesto alcune modifiche all’accordo sulla libera circolazione delle persone siglato con i Quindici, sotto forma di un protocollo aggiuntivo.

Questo protocollo, accettato dal popolo svizzero nel settembre 2005, è entrato in vigore il 1° aprile 2006.

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