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Identità in movimento nell’arte svizzera contemporanea

Elodie Pong Still: Je suis une bombe, 2006

Al Kunsthaus di Zurigo si è aperta la parte introduttiva della mostra "Shifting Identities" dedicata al tema dell'identità e della globalizzazione nell'arte contemporanea.

Combinando opere di giovani artisti svizzeri e internazionali, la mostra mette in luce come vengono affrontate, oggi nell’arte, le problematiche legate al mutamento dei valori.

L’apertura delle frontiere, i continui e veloci cambiamenti con i quali si misura oggi la società globalizzata, rendono i confini dell’identità sempre più imprecisi e meno chiari. Una realtà questa, che ha spinto un sempre maggior numero di giovani artisti a confrontarsi con domande come ‘chi siamo, dove siamo, quali sono i nostri valori’.

Con la nuova esposizione intitolata “Shifting Identities” il Kunsthaus di Zurigo vuole offrire uno spazio di riflessione sul tema dell’identità – mai così mobile come ai nostri giorni – e sui modi in cui questo tema è stato affrontato dalle nuove generazioni.

“In questi ultimi anni ho guardato l’arte contemporanea e ho sentito che questo fenomeno era molto presente, per questo ho voluto dedicargli una mostra”, spiega la curatrice Mirjam Varadinis. “Tutto è in movimento, tutto cambia e questo si sente in modo molto forte nell’arte contemporanea.”

“Questo movimento, questo ‘shifting identities’, è affrontato in diversi modi dagli artisti. Ci sono quelli che trattano i conflitti che si sono creati con la globalizzazione, ce ne sono altri che guardano al tema della migrazione, dello ‘shifting’ culturale che sentiamo adesso con l’apertura delle frontiere. Ma ci sono anche artisti che lo sviluppano in modo più personale e psicologico, lavorando sulla ricerca di identità oppure anche sulla perdita di sicurezza.”

Interventi nella collezione

Quella apertasi in questi giorni al Kunsthaus rappresenta un assaggio, una sorta d’introduzione di una mostra più ampia che verrà presentata a giugno. “In questa prima parte – precisa Mirjam Varadinis – esponiamo 7 artisti svizzeri e internazionali il cui lavoro è rappresentativo dei diversi modi di trattare il tema. Molti di loro saranno anche presenti nella mostra di giugno ma con altre opere.”

I lavori di questi 7 artisti – che si esprimono attraverso pittura, scultura, video, grafica, performance e installazione sonora – non sono presentate in un’unica sala ma sono dislocate in diversi punti della collezione permanente del museo.

“Ho deciso di distribuire gli interventi nella collezione perché mi sembrava importante che questo ‘shifting’ toccasse anche l’identità dell’istituzione, cioè del museo”, spiega Mirjam Varadinis. “Tutto d’un tratto si può vedere la collezione del Kunsthaus – che forse si conosce molto bene – in un modo differente.”

Un allestimento trasversale

Così nell’atrio del 1° piano a ridosso della grande scalinata, è collocata la grande scultura in legno laccato di Karin Hueber intitolata “Lonesomeness” (2008) che, con la sua brillante superficie rispecchiante, s’interroga sul confine tra identità riflesse.

Nelle sale riservate alla pittura contemporanea, in mezzo alle opere di Baselitz, Polke e Kiefer è sistemata la scultura di Isabelle Krieg intitolata “Milchstrasse” (2005) formata da una serie di composizioni di seni bianchi di differenti misure sulle quali il pubblico può anche sedersi.

Nella sala rossa, dove di regola sono appesi dipinti del settecento italiano (Tiepolo, Canaletto, Bellotto, Guardi etc.), ora si trova “The Reception of the Reclining Monks by the Ambassador” (2008), un’installazione sonora dello svizzero romando di origine iraniana Shahryar Nashat. Giocando con l’accelerazione e la duplicazione della voce fino ad ottenere un effetto corale, l’artista fa leggere allo stesso direttore del Kunshaus, Christoph Becker, la lista dei quadri mancanti.

Uno spazio dinamico

Completamene riservato a questa parte introduttiva è invece il Gabinetto delle Stampe dove, postazioni multimediali e una piccola biblioteca consentono ai visitatori di documentarsi sulla mostra.

Arredato con componenti modulari che sembrano sottolineare il concetto di mobilità dell’esposizione, questo spazio è stato concepito per essere di volta in volta trasformato per accogliere incontri, dibattiti e spettacoli sul tema dell’identità.

Alle pareti sono esposti una serie di lavori grafici sulla paura realizzati dallo svizzero Marc Bauer in collaborazione con Christine Abbt. “Nella nostra società la paura è utilizzata anche per controllare la gente” sottolinea Mirjam Varadinis. “È quindi un fenomeno molto attuale e politico. Ma Marc Bauer non lo tratta soltanto in questo modo, lo ripercorre a ritroso fino all’antichità, fino alle Metamorfosi di Ovidio.”

Uno ‘shifting’ temporale

In totale sintonia con il titolo, a giugno, l’esposizione che si aprirà nella sala grande del Kunsthaus si svilupperà anche al di fuori del museo, occupando luoghi come l’aeroporto di Zurigo e il centro della città.

“Il titolo ‘shifting’ vuol dire movimento, vuol dire cambiamento, per cui volevo creare qualcosa che non fosse fisso”, precisa Mirjam Varadinis. “Non volevo fare una mostra come si fa di solito e così ho provato a concepire qualcosa che si muovesse e si sviluppasse anche nel tempo.”


swissinfo, Paola Beltrame, Zurigo

La parte introduttiva della mostra “Shifting Identities – Arte (svizzera) oggi” è visitabile fino all’8 giugno al Kunsthaus di Zurigo. Oltre alla presentazione delle opere di 7 artisti (Marc Bauer, Sharyar Nashat, Isabelle Krieg, Gianni Motti, Nevin Aladag, Karin Hueber, Mircea Cantor) distribuite nella collezione permanete, questa prima parte è arricchita da dibattiti, performance e filmati su questioni relative all’identità.

Sullo stesso tema il 6 giugno verrà aperta una mostra più dettagliata nella sala grande del Kunsthaus, visitabile fino al 31 agosto. Oltre al Kunsthaus “Shifting Identities – Arte (svizzera) oggi” occuperà anche alcuni spazi dell’aeroporto di Zurigo e del centro cittadino.

L’esposizione collettiva “Shifting Identities – Arte (svizzera) oggi” dedicata alle tracce della globalizzazione nell’arte contemporanea, presenta ca. 60 posizioni di giovani apparsi sulla scena artistica negli ultimi 10 anni.

La mostra combina opere di artisti svizzeri con posizioni internazionali, mettendo in evidenza che oggi molti di coloro che si definiscono svizzeri non possiedono il passaporto della Confederazione, e per contro alcuni artisti di nazionalità svizzera hanno trasferito la residenza all’estero.

L’idea di estendere lo spazio espositivo anche al di fuori del museo è in linea con il tema della mostra. All’aeroporto sono previsti interventi che riflettono sulle tematiche della sicurezza e dell’ispezione e le opere saranno collocate al di qua e al di là del punto di controllo dei passaporti. Altri interventi avranno luogo alla Bahnhofstrasse e alla Paradeplatz, cuore finanziario della città di Zurigo, per sottolineare la spinta motrice economica della globalizzazione.

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