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Il “Fiscogate” scatena la tempesta

Marina Masoni insieme al padre Franco e alla sorella Giovanna, in Municipio a Lugano Keystone

Momenti di grande scompiglio in Ticino dove fulmini e saette si sono abbattute sul Dipartimento finanze e economia del Cantone diretto da Marina Masoni.

Nell’occhio del ciclone la Divisione contribuzioni, ossia il fisco, che ha travolto con la sua onda d’urto la Consigliera di Stato liberale.

Un’onda d’urto che si cercherà di arginare attraverso una serie di misure organizzative e di controllo – prese martedì all’unanimità dal Consiglio di Stato – allo scopo di salvaguardare l’operatività di una divisione importantissima per il Cantone e di garantire la massima trasparenza dopo giornate di caos.

Partito da una precisa vicenda in seno ai vertici del fisco ticinese, il caso ha subito assunto dimensioni politiche, spostando l’accento direttamente sulla consigliera di Stato Marina Masoni.

Le rivelazioni sulla Fondazione di famiglia “Villalta”, con sede nel Canton Svitto, ha scatenato un autentico putiferio. E reso incredibilmente fertile il terreno su cui si consumano i regolamenti di conti, soprattutto nell’area destra dello scacchiere politico ticinese.

Non v’è dubbio, ed è quanto sostengono i commentatori politici, che la presenza della Fondazione della famiglia Masoni nel paradiso fiscale del canton Svitto, pone un problema di opportunità politica e di immagine. E non solo perché essa sottrae risorse al Cantone.

Chi rappresenta gli interessi del Ticino – oggi Marina Masoni ma prima di lei suo padre Franco al Consiglio degli Stati a Berna – dovrebbe, insomma, agire di conseguenza e nel rispetto della propria funzione pubblica.

Accostati i due casi, il diluvio era dunque inevitabile, avviando così con largo anticipo la campagna elettorale per le elezioni cantonali del 2007.

Alle origini della bufera

La vicenda, che ha scatenato la bufera, ha origini ben precise: la decisione, da parte della direzione del fisco, di non tassare un’azienda ticinese. Scelta contestata da alti funzionari del medesimo ufficio che, proprio per questo, sono stati declassati nelle loro funzioni dalla direzione. E successivamente riconfermati dal Governo.

Va inoltre ricordato che il conflitto nato all’interno del fisco avevo spinto Marina Masoni a chiedere a Berna, all’Amministrazione federale delle contribuzioni, un parere sulla tassazione del “casus belli”.

Il caso diventa pubblico e politico, approda in Parlamento, si arricchisce di giorno in giorno di nuovi risvolti. Conflitti di interesse, problemi di conduzione all’interno del fisco, rivelazioni, contro-rivelazioni, comprese indiscrezioni sugli incarti fiscali della famiglia Masoni. La situazione si complica e precipita molto velocemente.

Il Consiglio di Stato decide di avviare un’inchiesta amministrativa, ma le polemiche non si placano e le indiscrezioni non si fermano. I partiti chiedono a gran voce che si faccia chiarezza. Un appello raccolto e trasformato oggi dal Consiglio di Stato in misure concrete.

L’ora della chiarezza

Per fare la massima luce e garantire la massima trasparenza, l’inchiesta amministrativa sulla Divisione delle contribuzioni verificherà anche la correttezza delle procedure fiscali concernenti i genitori di Marina Masoni, con particolare riferimento alla Fondazione Villalta.

Per assicurare inoltre anche la massima indipendenza, la commissione d’inchiesta risponderà direttamente al vicepresidente del Governo, Luigi Pedrazzini. Mentre il funzionario che assumerà per la durata dell’inchiesta il coordinamento del fisco ticinese, risponderà direttamente al consigliere di stato Gabriele Gendotti.

Fondazioni di famiglia

Intanto nella sua edizione di martedì il quotidiano bernese Der Bund si è occupato della Fondazione Villalta di proprietà della famiglia Masoni, spostata dal Lichtestein al Canton Svitto.

Secondo il Bund i motivi di questo trasferimento, non vanno ricercati solo nei vantaggi fiscali, bensì in un articolo del Codice civile del piccolo cantone: l’articolo 335 che lascia un margine di interpretazione piuttosto elastico per ciò che concerne le attività consentite a una Fondazione di famiglia.

A Berna per esempio, scrive sempre il foglio della capitale, non sarebbe consentito il finanziamento di una campagna elettorale attraverso le casse di una fondazione familiare, come invece ha fatto la famiglia Masoni nel 1995 aiutando con 18’000 franchi la figlia Marina candidata al Consiglio di Stato.

Ma una sentenza del Tribunale federale del 4 marzo 2002 ha cambiato le regole del gioco: stabilisce paletti più severi sugli esborsi delle Fondazioni di famiglia vietando di fatto il finanziamento delle campagne elettorali.

swissinfo, Françoise Gehring, Bellinzona

Il Consiglio di Stato del Canton Ticino ha iniziato la sua seduta questa mattina, poco dopo le 9. Dopo circa sei ore di discussioni ha comunicato le sue decisioni sul “Fiscogate”. La conduzione della Divisione delle contribuzioni passa ad interim a Edy Dell’Ambrogio.

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