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Il ballo coraggioso delle donne lesbiche

"Katzenball": storia di amori lesbici in Svizzera. Cobra Film

«Katzenball» è un documentario su 70 anni di storia svizzera vista attraverso gli occhi di cinque donne lesbiche di cinque generazioni diverse.

Il film, premiato a Berlino con il Teddy Award, rivela come la Svizzera sia stata all’avanguardia nel suo atteggiamento tollerante verso gli omosessuali.

«In ogni paese lesbiche e omosessuali hanno lottato per i propri diritti», racconta a swissinfo Veronika Minder, la regista del film. «Soprattutto dopo il ’68, che portò dei cambiamenti sociali importanti, tra cui la rivoluzione sessuale. Anche noi protestavamo sulle strade allora».

La Svizzera può vantare però un primato rispetto ad altri paesi europei. Già nel 1942, in piena guerra, tolse dal codice penale un articolo che criminalizzava i rapporti omosessuali. Notevole se si pensa che a quell’epoca gay e lesbiche venivano perseguitati in Europa, internati in campi di concentramento in Germania.

Pioniere svizzere

«Sono state soprattutto le donne lesbiche in Svizzera le più coraggiose, le fondatrici del movimento per la depenalizzazione, anche donne dell’area borghese cui dobbiamo moltissimo», sottolinea Veronika Minder.

Una depenalizzazione davvero d’avanguardia, se si pensa che ad esempio in Germania avvenne solo agli inizi degli anni ’70. Perciò nel dopoguerra vennero in Svizzera, dall’Olanda e da altri paesi europei, molti omosessuali e lesbiche impegnati per il riconoscimento dei propri diritti.

Una rete internazionale di contatti

«Venivano per imparare dagli svizzeri come fondare i propri circoli, organizzare balli, creare una rete di contatti senza finire negli schedari segreti della polizia», spiega Veronika Minder.

Una delle cinque donne protagoniste del film è fotografa: «L’ho fermata appena in tempo. Stava buttando via materiale fotografico unico. È da lì che ho avuto l’idea del film»,

La fotografa è anche uno dei personaggi più simpatici del film, con una parlata unica, «che persino i tedeschi, nonostante il dialetto hanno apprezzato applaudendo per ben due volte durante la proiezione», racconta la regista.

Attraverso l’intreccio molto ricco di foto private, filmati d’archivio della televisione pubblica e interviste alle donne, vengono svelate le condizioni di segretezza dei loro incontri, i traumi vissuti dalle generazioni di lesbiche prima e dopo il ’68.

Perché un conto è la depenalizzazione giuridica, un conto i pregiudizi e i tabù della gente nei confronti degli omosessuali, molto duri a morire.

Gay Pride

Ma il film mostra anche ragazze giovani che assumono la propria sessualità alla luce del giorno e con una spigliatezza impensabile senza le lotte di chi ha aperto loro la strada. Ma è davvero così facile oggigiorno il “coming-out” in Svizzera, chiedo a Veronika Minder.

«Nel film volevo anche una giovane donna positiva, attiva, con la fortuna di vivere la propria sessualità senza grossi traumi. Forse come personaggio è un raggio di sole quasi troppo luminoso. Anche oggi rivelare la propria sessualità alla famiglia, ai compagni di scuola non è sempre così facile come per questa giovane donna».

L’idillio della città

E poi c’è anche la differenza importante tra la scena urbana e il resto del paese. «Certo, essere lesbica o gay in una città è molto più semplice che in un piccolo villaggio. Per questo le marce del “Gay Pride”, che hanno luogo ogni anno nelle città, vengono ora organizzate anche in centri più piccoli, come Délemont o Sion.

Ultimamente a Sion ha provocato scandalo, a causa del vescovo cattolico. Ma è importante mostrarsi ed essere accettati anche fuori dai balli di strada a Zurigo», aggiunge la regista.

Il prossimo appuntamento importante con la società elvetica sarà in giugno, quando il popolo voterà sul patto civile di solidarietà, che regola alcuni importanti aspetti legali della convivenza di coppie omosessuali, come l’eredità o le visite all’ospedale.

La Svizzera non è più all’avanguardia ormai. In altri paesi le coppie omosessuali possono sposarsi, adottare bambini.

«Comunque è già qualcosa. Nei cantoni di Zurigo e Ginevra il patto civile di solidarietà esiste. Speriamo che venga adottato anche a livello federale», si augura Veronika Minder.

swissinfo, Raffaella Rossello

«Katzenball» è stato presentato in anteprima alle Giornate cinematografiche di Soletta.
Al festival del film di Berlino ha vinto il Teddy Award.
Esce nelle sale svizzere ad aprile.

«Katzenball» è un film politico, che attraverso il racconto di donne di cinque diverse generazioni, parla con leggerezza e humor della lotta contro la discriminazione, dell’impegno femminista e del difficile processo del coming-out.

Veronika Minder è nata nel 1948 a Spiez. Attiva da diversi anni sulla scena culturale elvetica, è cofondatrice di diversi festival cinematografici in Svizzera.

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