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Il Belgio e la Svizzera, simili ma diversi

La coabitazione linguistica non è semplice, specialmente nei comuni della periferia di Bruxelles. Reuters

In Belgio, francofoni e fiamminghi sono in disaccordo e il re Alberto II sta cercando di ricucire lo strappo in seno al Paese.

La Svizzera e il Belgio sono Stati simili a livello di dimensioni e per quando concerne il sistema federalista. La differenza sta nel fatto che la multiculturalità è vissuta in maniera diversa.

«Due lingue, due culture, due economie e una sempre più scarsa conoscenza della realtà del vicino» è questa la definizione del Belgio espressa da Jean Faniel, studioso del Centro di ricerca e informazione sociopolitica (CRISP) di Bruxelles.

«È la fine dell’inizio oppure l’inizio della fine, com’era facilmente prevedibile dalla creazione di questo Paese che non esiste», afferma il politico svizzero di origine belga Jacques Neyrinck.

Il 23 agosto il Belgio è piombato nella crisi, quando il democristiano fiammingo Yves Leterme – vincitore alle elezioni di giugno – non è riuscito a formare un governo di coalizione.

Si tratta di una situazione mai vista dopo l’indipendenza del Congo belga, nel 1960: il re stesso ha quindi dovuto intervenire. Alberto II ha infatti moltiplicato gli incontri per tentare di riallacciare il dialogo tra liberali e democristiani, sia fiamminghi che germanofoni.

Per la maggioranza dei belgi, stando a un sondaggio pubblicato dal quotidiano «La Libre belgique» il 22 ottobre, il premier incaricato, il cristiano-democratico fiammingo, Yves Leterme, non avrebbe le capacità necessarie per guidare il futuro governo. Ma la maggioranza dei fiamminghi (53%) è convinta che sarà un buon primo ministro.

Ripartizione dei poteri

Il motivo di attrito concerne una nuova ripartizione dei poteri tra lo Stato federale e le tre regioni del Paese, voluta dai fiamminghi e rifiutata dai valloni. Oggetto del contendere è soprattutto la sorte dei comuni fiamminghi della periferia di Bruxelles (città francofona).

Secondo il sondaggio realizzato dal quotidiano «La Libre belgique», risulta che il 61% degli abitanti della regione delle Fiandre, di lingua fiamminga, è convinto della necessità di una grande riforma dello Stato che conceda ancora maggiore autonomia alle regioni.

Jacques Neyrinck non è sorpreso dalla situazione, visto l’inasprimento delle divergenze tra il nord fiammingo – a maggioranza democristiana – e il sud francofono, dominato da un partito socialista segnato dalla corruzione e grande sconfitto delle ultime elezioni.

Una storia che divide

«Il Belgio ha esercitato, dalla sua creazione nel 1831, un dominio culturale, sociale ed economico sui fiamminghi, che hanno accumulato parecchie frustrazioni» spiega Jean Faniel a swissinfo.

Questi ultimi hanno a lungo presentato rivendicazioni di ordine culturale. Dopo aver conquistato il potere economico, negli anni Settanta, «i fiamminghi hanno capovolto la situazione e non vogliono più scendere a patti con i valloni».

«Questo paese è il risultato delle guerre napoleoniche e della volontà delle grandi potenze, che non hanno tenuto conto dei desideri del popolo», analizza Jacques Neyrinck. Questo lo differenzia dalla Svizzera, i cui 26 cantoni si sono associati alla Confederazione progressivamente, nell’intento di sfuggire all’influenza delle grandi potenze.

Anche in Svizzera vi sono peraltro stati conflitti politici e religiosi, che per essere superati hanno richiesto impegno da parte di tutti, sottolinea Thomas Fleiner, direttore dell’Istituto del federalismo di Friburgo.

Due federalismi

Allo scopo di sanare le disuguaglianze, «il federalismo belga si è sviluppato nella direzione di uno Stato federale, piuttosto che uno Stato centralizzato», continua Jean Faniel.

Se in Belgio devono essere mantenute unite due regioni spesso in conflitto, in Svizzera, invece, si deve tener conto di numerose differenze tra le varie regioni: «Per questa ragione il federalismo svizzero si è sviluppato attraverso un processo centralizzazione, in cui Berna ha avuto un ruolo federatore», spiega Thomas Fleiner.

Il «federalismo d’unione» belga ha quindi avuto quale conseguenze nuove rivendicazioni da parte delle Fiandre, che reclamano maggiore autonomia, lasciando allo Stato belga soltanto alcuni settori di comopetenza, quali gli affari esteri. La Vallonia, dal canto suo, «rifiuta ogni nuova proposta di riforma per partito preso e per paura di svantaggi dal profilo finanziario», commenta Jean Faniel.

«I fiamminghi hanno la sensazione che i contributi destinati allo Stato federale siano poi utilizzati a beneficio dei valloni», continua il politologo, che sottolinea il fatto che in Svizzera sussiste un meccanismo di ridistribuzione tra i cantoni.

Verso la separazione?

I fiamminghi minacciano dunque la separazione: stando a un sondaggio, tale soluzione è auspicata da quattro persone du dieci. Tale constatazione sfata un tabù, rileva Jean Faniel: «Le idee separatiste acqistano peso, poiché la nuova generazione di politici è meno legata al Belgio». Tuttavia, secondo il politologo belga, questo passo non avverrà in tempi brevi.

Jacques Neyrinck è invece convinto che si tratti della soluzione migliore, da attuare il più presto possibile: «La Cecoslovacchia si è divisa in due, con buoni risultati. Una separazione “a freddo” è comunque uno scenario molto migliore rispetto a una divisione violenta».

E in Svizzera? Secondo Thomas Fleiner, è la democrazia diretta a fare la differenza, dal momento che «le questioni controverse sono regolate dai cittadini, e alla Confederazione spetta il compito di creare il consenso, al fine di proporre compressi accettabili per tutti».

swissinfo, Isabelle Eichenberger
(traduzione e adattamento, Andrea Clementi)

Il Belgio è una monarchia costituzionale e uno Stato federale, indipendente dagli olandesi in seguito alla rivoluzione del 1830. Il Paese è diviso in tre regioni autonome: le Fiandre, la Vallonia e Bruxelles-capitale. Vi sono tre comunità culturali e linguistiche: fiamminga, vallone e germanofona. Una divisione rispettata anche nel sistema educativo e scolastico belga. Ogni regione ha il proprio Parlamento e propri organi esecutivi.

A livello federale esiste una Camera dei rappresentati – che conta 150 deputati eletti direttamente attraverso un sistema proporzionale – e un Senato, composto da 71 membri, 40 dei quali eletti direttamente e gli altri 31 indirettamente o ”cooptati” dai Parlamenti delle Comunità.

Su 10,5 milioni di belgi, circa il 60% parla fiammingo (Fiandre), e poco più del 40% francese (Vallonia e Bruxelles). La capitale ha statuto bilingue, ma la sua periferia fa parte delle Fiandre.

Il 10 giugno 2007, il partito democristiano fiammingo ha ottenuto il 30% di suffragi nelle Fiandre e 30 seggi su 150 alla Camera. Il suo leader Yves Leterme ha chiesto una maggiore federalizzazione del Paese – il prodotto interno lordo pro capite delle Fiandre è superiore di oltre un terzo a quello della Vallonia –, non accettata però dalle aree francofone.

Yves Leterme, che ha ottenuto l’incarico dal re di formare il nuovo governo, non è sinora riuscito a conciliare i diversi punti di vista per la formazione di una nuova coalizione. Sono stati raggiunti accordi di massima, ma non si è ancora entrati nel vivo dei negoziati sulla riforma dello stato o sulla suddivisione territoriale fra Bruxelles, Halle e Vilvoord.

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