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Il calcio elvetico guarda all’estero per scoprire nuovi talenti

Motivazioni diverse ma una sola passione, il pallone swissinfo.ch

Arrivati dai quattro angoli del pianeta dopo l'appello lanciato da Köbi Kuhn, 32 giovani svizzeri dell'estero partecipano questa settimana a un campo d'allenamento in Ticino.

L’Associazione svizzera di football (ASF) spera di trovare tra questi giovani talenti i futuri campioni che dovrebbero permettere al calcio elvetico di compensare le partenze verso selezioni straniere di giocatori col doppio passaporto.

Meno di 24 ore dopo aver posato il piede sul territorio svizzero e spesso dopo un lungo viaggio (alcuni hanno viaggiato per più di 20 ore), i campioni in erba hanno iniziato il loro primo allenamento già lunedì mattina.

Pur destreggiandosi tutti con notevole disinvoltura, alcuni non riescono a nascondere un certo nervosismo. La volontà di mettersi in luce è palpabile.

È altresì vero che ogni passaggio, ogni movimento e ogni tiro sono meticolosamente osservati e analizzati dai tre allenatori incaricati di valutare le loro competenze sportive e tecniche durante questa settimana.

Rapidità, intelligenza, potenziale fisico e senso tattico sono solo alcuni dei numerosi criteri stabiliti dall’ASF per reperire coloro che potranno forse un giorno brillare nei ranghi della squadra rossocrociata.

Orizzonti lontani

Si chiamano Raphaël, Elton, Marvin, Loic, Mathieu o Tim. Questi adolescenti arrivano da orizzonti tanto lontani quanto differenti.

Cina, Nuova Zelanda, Cile, Canada, Germania, Argentina, Sudafrica o Irlanda, per non citare che qualche paese nel quale i loro genitori – ristoratori, diplomatici, architetti o semplici salariati – sono nati, sono ritornati o sono emigrati.

Il solo punto comune: la loro passione per il calcio e la loro speranza di entrare a far parte della rosa di una squadra nazionale giovanile svizzera.

Per Mattia, 14 anni e residente a Roma, figlio di un cittadino italiano e di una svizzera, si tratta soprattutto di un’opportunità da cogliere: “Francamente non conosco bene la Svizzera e sono prima di tutto un tifoso dell’Italia. Sono però molto contento di essere qui e quel che è certo è che darò tutto”, afferma sorridendo il giovane attaccante.

Motivazioni diverse

Per Joshua, 17 anni, giunto dalla Germania, figlio di un inglese e di una svizzera, la bandiera rossa con la croce bianca occupa un posto di primo piano nel suo cuore: “In teoria visto che ho tre passaporti ho l’imbarazzo della scelta. Preferisco però la Svizzera, poiché è la patria di mia mamma. Sarebbe per me un immenso onore giocare per questo paese”, dice con una malcelata emozione.

La situazione di Kevin è ancora differente. L’adolescente ha lasciato la Svizzera lo scorso anno, per rientrare con la sua famiglia in Argentina, patria di suo padre e di sua madre.

“Ho sviluppato forti legami con l’Argentina. Laggiù tutto è diverso, si vede la miseria dappertutto. I giovani calciatori sono molto motivati e molto difficili da battere”, afferma questo appassionato di architettura, nato e cresciuto a Ginevra.

Futuri Maradona?

Hansruedi Hasler, coordinatore e responsabile del campo d’allenamento, i tre allenatori e il personale incaricato di inquadrare questi talenti si dicono sorpresi dalla facilità con la quale i giovani hanno subito saputo stabilire un contatto tra loro e parlare un linguaggio comune.

Tra questi 32 prescelti vi sono future star del pallone? Hansruedi Hasler preferisce aspettare la fine del campo prima di esprimersi.

“È difficile valutare questi giovani nell’immediato. E anche in una settimana non è così semplice reperire un vero talento”, osserva.

Lo specialista non si fa però illusioni: “Se riuscissimo a trovare due o addirittura tre talenti per la squadra nazionale sarebbe già molto”, ammette.

La concorrenza non manca

La concorrenza del resto non manca. Alcuni dei giovani presenti a Tenero sono infatti già stati avvicinati dai responsabili delle selezioni nazionali del loro paese di residenza. “Come per Philippe Senderos, Johann Djourou o Valon Behrami, tocca ai giocatori scegliere la bandiera che vogliono difendere”, riassume Hasler.

“Ma al di là dell’aspetto puramente competitivo, vogliamo che questa settimana a Tenero rimanga soprattutto un magnifico ricordo. Questo soggiorno forse permetterà loro di allacciare dei legami più profondi con il loro paese”.

swissinfo, Nicole della Pietra, Tenero
(traduzione di Daniele Mariani)

Alla preselezione partecipano 32 giovani svizzeri provenienti da 18 paesi di età compresa tra 12 e 17 anni.
Hanno risposto all’appello lanciato nell’ottobre del 2005 tramite la “Rivista Svizzera” ai circa 200’000 giovani svizzeri dell’estero dal tecnico della nazionale Köbi Kuhn.
I selezionati sono stati scelti sulla base di video, rapporti di allenatori e un questionario di auto-valutazione.
Solo due o tre giocatori dovrebbero essere presi in considerazione per partecipare al prossimo campo di preselezione nazionale, categoria “speranze”, previsto nel gennaio del 2008.

L’Associazione svizzera di football (ASF) cerca di reperire dei giovani talenti all’estero per compensare le partenze verso altre selezioni nazionali straniere di juniori col doppio passaporto formati in Svizzera, come successo ad esempio con Zdravko Kuzmanovic (Fiorentina/Serbia) o Ivan Rakitic (Schalke 04/Croazia).

Incaricato del progetto è Hansruedi Hasler, ex giocatore e ex allenatore delle selezioni nazionali giovanili under 16 e under 17.

È anche grazie al suo impulso che le strutture di formazione degli juniori svizzeri si sono professionalizzate.

Dal 2003 i giovani in possesso di un doppio passaporto sono autorizzati a giocare per la nazionale juniori di un paese e poi in seguito optare per la squadra nazionale dell’altro paese.

In passato chi aveva giocato anche solo per qualche minuto in una selezione nazionale giovanile non poteva più optare per un altro paese.

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