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Il carnevale “giapponese” di Svitto

Uno spettacolo di antiche tradizioni Keystone

Il teatro popolare 'giapponese' di Svitto, noto come "Japanesenspiele", una delle più interessanti curiosità del carnevale svizzero, festeggia 150 anni.

In occasione di questo anniversario è stato presentato un nuovo spettacolo, allestita una mostra e pubblicato un libro sulla storia di questo genere teatrale carnevalesco.

Organizzata dal Forum della Storia Svizzera di Svitto, appartenente al gruppo del Museo Nazionale, la mostra “Vivelun Taikun” è stata realizzata per raccontare la storia della “Japanesengesellschaft Yeddo-Schwyz” (la Società giapponese di Yeddo-Svitto).

Attraverso foto, costumi, oggetti, filmati e registrazioni audio di spettacoli teatrali, l’esposizione rintraccia il passato della società nipponica svittese che dal 1857 ha animato, con i suoi spettacoli all’aperto, il carnevale della cittadina di Svitto, coinvolgendo un pubblico davvero eterogeneo.

Storia delle origini di un genere

Gli “Japanesenspiele” furono introdotti 150 anni fa nel carnevale di Svitto su iniziativa di Ambros Eberle, un politico liberale che godette di grande popolarità per la sua attività mediatrice durante la guerra del Sonderbund (1847) e si adoperò in favore di un adeguamento della politica cantonale al nuovo Stato federale.

Eberle si distinse a livello nazionale anche come iniziatore di diverse feste patriottiche. A partire dal 1857 organizzò, insieme ai “Freunde des tollen Lebens” (Amici della vita scatenata) le prime rappresentazioni teatrali carnevalesche.

Ad ispirare gli “Japanesenspiele” fu, qualche anno dopo, l’avventurosa missione commerciale Svizzera in Giappone. Finanziata dall’industria orologiera e chimica, l’impresa fu portata a termine dopo molte peripezie e si concluse con un trattato di amicizia e di commercio, un privilegio che il Giappone aveva concesso solo a pochi.

Il successo della delegazione svizzera fece scalpore, e il carattere esotico del nuovo partner commerciale ispirò i “Freunde des tollen Lebens” a realizzare una rappresentazione teatrale carnevalesca sul Giappone. Con la messa in scena dello spettacolo “La Svizzera e il Giappone” del 1863, il gruppo si trasformò in “Japanesengesellschaft” (Società Giapponese).

Un copione inalterato

In un paese piuttosto conservatore come il Canton Svitto, spesso il teatro aveva tematizzato le paure nei confronti di qualsiasi sistema politico totalitario. Fin dagli esordi gli “Japanesenspiele”, che mescolano un teatro popolare alla satira politica, utilizzano l’elemento esotico come pretesto per prendersi gioco della vita politica locale, nazionale e internazionale.

Nel corso di questi 150 anni, il copione di base di tutte le rappresentazioni, 50 dal 1857, si può dire sia rimasto invariato. L’imperatore giapponese visita con la sua corte la capitale Jeddo-Schwyz (Edo è l’antico nome di Tokio). All’imperatore (Taikun) e al suo seguito viene offerto uno spettacolo. Ai temi di politica mondiale, i giapponesi reagiscono con sarcasmo e si burlano di tutto ciò che è svizzero e svittese.

Attraverso la corte giapponese vengono espresse critiche feroci alle autorità, che non sarebbe possibile manifestare nella realtà di tutti i giorni. Malgrado la confusione e i colpi di scena, lo spettacolo si conclude sempre con una riconciliazione e con l’ammonimento del Taikun a fare tesoro di quanto accaduto.

I contenuti degli spettacoli

I testi degli “Japanesenspiele”, spesso scritti da autori famosi, hanno affrontato sempre temi di attualità politica mettendo ogni volta in scena quello che era lo spirito del tempo. Durante la crisi degli anni ’30, ad esempio, fu presentato lo spettacolo “Wenn d’Krisis zum Tüfel ghad” (Quando la crisi va al diavolo), titolo già di per sé molto esplicativo.

“Negli anni ’30 – spiega Viktor Weibel, autore del libro sulla “Japanesengesellschaft” e dell’ultimo spettacolo – entravano in scena Hitler, Mussolini e anche Gandhi. Mentre quest’ultimo non poteva dire nulla e rimaneva in silenzio, gli altri due urlavano facendo subito capire a tutti che tipi fossero. Berna evidentemente allora era molto lontana, perché altrimenti sarebbe intervenuta la censura.”

Nel 1952 Meinrad Inglin, autore dello spettacolo intitolato “Der Volksfriedenskongress” (Il congresso della pace popolare), tematizzò la guerra fredda e il vantaggio dei sovietici nella corsa allo spazio. La cementificazione del paesaggio, la perdita dell’identità e delle tradizioni sono stati invece i temi dominanti affrontati dal regista Paul Kamer negli anni ’70.

Barbara Schlumpf, la prima donna a dirigere la compagnia teatrale dopo che le donne, nel 1995, hanno cominciato a prendervi parte, incentra i suoi spettacoli su temi come il potere, la corruzione ed il denaro.

Lo spettacolo del giubileo

“Am Naresäil” è il titolo dell’ultimo lavoro presentato dalla “Japanesengesellschaft”. Scritto da Viktor Weibel e diretto da Barbara Schlumpf, lo spettacolo prende di mira l’intero consiglio federale.

Nobuyasu Abe, ambasciatore del Giappone a Berna, presente alla prima dello spettacolo dichiara: “È stato interessante vedere l’immagine che gli svizzeri hanno dell’imperatore giapponese, anche se i costumi sono per il 40% cinesi. Ma questo non importa, lo spettacolo è fatto soprattutto per ridere”.

swissinfo, Paola Beltrame, Svitto

“Am Naresäil”, lo spettacolo con cui la “Japanesengesellschaft ” festeggia il suo giubileo, viene replicato sulla piazza principale di Svitto fino al 18 febbraio.

La mostra “Vivelun Taikun”, realizzata per raccontare la storia della “Japanesengesellschaft Yeddo-Schwyz”, è in corso fino al 28 febbraio al Forum della Storia Svizzera di Svitto.

I 150 anni dalla fondazione della “Japanesengesellschaft” sono stati festeggiati anche con la pubblicazione del libro “Hesonusode.Teatro, storia e cultura del carnevale” scritto da Viktor Weibel.

Il libro racconta come e perché nacque la compagnia teatrale; come l’attualità nazionale e internazionale ha influenzato il contenuto degli spettacoli; come il lavoro di questa compagnia carnevalesca ha coinvolto e unito grandi e piccoli nella cittadina di Svitto.

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