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Il consumo energetico degli edifici in un’etichetta

L'etichetta energetica si prefigge di motivare i proprietari ad effettuare lavori di risanamento degli immobili Keystone

L'introduzione di un certificato energetico per gli edifici secondo il modello europeo è possibile e utile anche per la Svizzera. Lo sostiene l'Ufficio federale dell'energia.

L’etichetta energetica potrebbe essere inizialmente introdotta a titolo volontario e diventare poi obbligatoria a partire dal 2010.

Dopo gli elettrodomestici e le automobili, anche le case potrebbero presto essere provviste di un’etichetta energetica che renda visibile e chiaro il loro utilizzo di energia.

Già introdotta all’inizio dell’anno nei paesi dell’Unione europea, l’etichetta fornisce informazioni in particolare sul consumo energetico per il riscaldamento e la produzione di acqua calda nonché sulle emissioni di CO2 per ogni singolo immobile.

Si esprime favorevolmente in merito l’Ufficio federale dell’energia (UFE), secondo cui dotare tutti gli edifici di un questo attestato sarebbe «non solo possibile, ma anche utile per contribuire in modo sostanziale al risanamento energetico del patrimonio edilizio abitativo esistente».

Fattore d’incitamento

Il passaporto energetico degli immobili renderebbe quindi più sensibili i proprietari alla problematica del risparmio energetico e li inciterebbe ad effettuare i lavori necessari a ridurre i consumi. Una tesi avvalorata anche da un progetto pilota condotto in Germania, dove nel 30% dei casi in cui è stata adottata l’etichetta sono state effettuate delle migliorie agli edifici.

Roman Obrist, giurista dell’associazione svizzera dei proprietari immobiliari (HEV), contesta però questo rapporto di causa-effetto: «Non basta un attestato sul consumo energetico per convincere i proprietari ad effettuare dei lavori. Servono i soldi o incentivi finanziari!», dice a swissinfo. «Inoltre, per obbligare a risanare gli immobili occorrono apposite leggi».

A detta dei promotori dell’etichetta, il consumo energetico potrà divenire un criterio di decisione fondamentale per chi prende in affitto o acquista una casa. Lukas Gutzwiller, responsabile del programma «Basi dell’economia energetica» dell’UFE, ritiene che l’attestato introduca una maggiore trasparenza dei costi accessori e permetta in tal modo ad acquirenti e locatari di scegliere con migliore cognizione di causa.

Roman Obrist, dal canto suo, si mostra piuttosto scettico e sottolinea che a determinare la scelta di una casa non è tanto il consumo energetico quanto piuttosto la situazione geografica o il prezzo d’acquisto/d’affitto.

Volontaria o obbligatoria?

Il certificato, stilato da esperti in materia (ingegneri, esperti energetici, tecnici immobiliari), ha un suo prezzo. Esso è a carico dei proprietari e varia a seconda del tipo d’immobile. Se per una casa familiare dovrebbe aggirarsi attorno al centinaio di franchi, per gli edifici più grandi la spesa può raggiungere anche i mille franchi.

Per il momento l’adozione dell’etichetta energetica non è ancora stata formalmente decisa. Gli autori di uno studio sul tema, condotto dal servizio di Lukas Gutzwiller e pubblicato a fine ottobre, raccomandano però già sin d’ora ai cantoni (competenti in materia) di introdurre questo strumento che considerano «valido» dal punto di vista del risparmio energetico.

Dapprima su base volontaria, in modo da poterlo sperimentare per alcuni anni. In seguito, a partire dal 2010 – ossia contemporaneamente all’entrata in vigore della nuova versione delle prescrizioni-tipo cantonali nel settore degli edifici (MuKEn) -, l’attestato potrà essere reso obbligatorio.

La proposta dell’obbligatorietà, però, all’associazione dei proprietari d’immobili proprio non piace. In un comunicato l’HEV afferma infatti che l’adozione di un passaporto energetico per ognuno dei circa 1,5 milioni di edifici in Svizzera implicherebbe un onere amministrativo troppo elevato per le autorità competenti.

«Proprio per una questione di penuria di risorse in seno ai competenti uffici dell’energia, alcuni cantoni sono attualmente piuttosto reticenti riguardo l’introduzione sistematica dell’etichetta energetica», ammette Lukas Gutzwiller, «confidiamo però nel fatto che possano cambiare idea».

swissinfo, Anna Passera

Nell’Unione europea la certificazione energetica degli edifici è prevista nella Direttiva sul rendimento energetico degli edifici («EPDB Energy Performance of Buildings»), che gli Stati membri devono recepire nelle loro legislazioni nazionali dall’inizio del 2006.

È obbligatoria solo per gli edifici nuovi o ristrutturati con una superficie superiore ai 1000 m2.

Si tratta di un certificato che attesta i consumi energetici per il riscaldamento e la produzione di acqua calda, nonché le emissioni di CO2 per ogni singolo immobile. Riporta inoltre informazioni sull’involucro edilizio e sugli impianti tecnologici installati.

Rilasciata dal costruttore, l’etichetta energetica ha validità decennale e deve essere allegata a tutti i contratti di compravendita oltre che essere messa a disposizione dell’affittuario in caso di locazione.

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