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Il federalismo non è una panacea

Arnold Koller: «La Svizzera non appartiene a nessuna organizzazione macroregionale» Keystone Archive

Chiude la terza conferenza sul federalismo. Il bilancio dell'esperto e ex-consigliere federale Arnold Koller: il sistema decentrale funziona, ma non sempre.

Il mondo riscopre la regionalizzazione; fra il 3 e il 5 marzo si è tenuto a Bruxelles il principale forum mondiale che si occupa della forma decentrata di governo.

600 esperti e politici, arrivati da 80 paesi si sono chinati per due giorni sul tema federalismo. Il traguardo dell’incontro – che dopo il Canada e la Svizzera, fa ora tappa in Belgio, a sua volta paese federalista – è analizzare il potenziale della decentralizzazione per il sostegno della pace, la buona gestione della cosa pubblica e il rafforzamento dell’identità di fronte ad una crescente globalizzazione.

Non esiste un modello univoco, affermano i vari partecipanti. Ogni paese si inventa un modello particolare, perché il federalismo è soprattutto un processo in continua evoluzione che risponde ai mutamenti politici e sociali.

«Molta gente non ama questo concetto – costata Thomas Fleiner, responsabile dell’Istituto svizzero del federalismo di Friborgo – anche se spesso offre dei vantaggi. Per gli anglosassoni è un dettato che viene dall’alto, per il Sudafrica è un ricordo dell’apartheid».

«Eppure sono convinto che il federalismo permette di far coesistere delle entità culturali diverse», continua Fleiner.

Arnold Koller, ex-presidente della Confederazione e relatore del gruppo di lavoro su federalismo e relazioni internazionali, schizza un bilancio della Conferenza.

swissinfo: Il tema centrale della Conferenza è il ruolo che il federalismo può avere nella soluzione dei conflitti. Una distribuzione delle competenze può dunque essere una soluzione per regioni in guerra?


Arnold Koller: Ci vuole una risposta differenziata. Tutte le esperienze indicano che il federalismo può contribuire a risolvere dei problemi etnici e avere anche degli effetti preventivi.

Ma è esagerato credere che un’organizzazione federale di uno Stato possa evitare ogni tipo di conflitto. Basta guardare ciò che è successo con la Iugoslavia.

swissinfo: Quali, allora, sono i risultati principali dei dibattiti?

A. K. Il discorso legato alla nuova Costituzione europea ha chiaramente catalizzato buona parte dell’interesse, soprattutto degli europei, ma ha coinvolto anche canadesi, statunitensi e pure gli africani sono interessati.

In tutto il mondo assistiamo alla creazione di organizzazioni regionali. L’Unione europea è un modello noto. Ma ce ne sono altri, come il Mercosur o il Nafta, due unioni commerciali che uniscono rispettivamente il sud e il nord dei continenti americani. Anche in Africa si auspica un’unione commerciale e politica.

Nel mio gruppo, abbiamo discusso a lungo per sapere se l’Unione europea si può già considerare un’entità federale. Ma io trovo il dibattito futile. È chiaro che l’evoluzione va in questa direzione. Il problema è sapere se i compiti definiti dalla nuova Costituzione permettono un’autonomia reale dei Paesi membri.

swissinfo: E quali possono essere gli insegnamenti per la Svizzera?

A. K. Se questo processo di unione e ridistribuzione delle competenze continua, la Svizzera avrà prima o poi dei problemi grossi, perché attualmente non partecipa a nessun organizzazione macroregionale…

Saremo confrontati con gli inconvenienti del nostro isolamento. E dovremo continuare a ripetere: non dimenticateci.

swissinfo: Un memorandum, pubblicato recentemente dal centro ricerche del padronato svizzero, «Avenir Suisse», propone un’altra divisione regionale della Svizzera. Cosa ne pensa?

A. K.: Non ci credo per niente. Le proposte fatte, legate a modelli di agglomerazione urbana che rivoluzionano la geografia politica attuale, non sono realiste. Dobbiamo piuttosto migliorare la cooperazione intercantonale; questa è la direzione che dobbiamo prendere.

swissinfo, Barbara Speziali, Bruxelles
(adattamento: Daniele Papacella)

La terza Conferenza internazionale sul federalismo ha riunito più di 600 esperti e rappresentanti della politica.
Dopo l’edizione canadese e svizzera, l’incontro si è tenuto a Bruxelles dal 3 al 5 marzo.
La prossima edizione si terrà in India.

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