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Il fucile d’assalto protagonista di un nuovo dramma

In molte case svizzere il fucile, qui tra libri e chitarra, è fin troppo a portata di mano Keystone

Giovedì sera a Baden, uno sparatore folle ha ucciso una persona e ne ha ferite altre quattro servendosi di un fucile d'assalto dell'esercito.

Il dramma di Baden rilancia il dibattito sulla presenza delle armi di servizio e delle munizioni nelle case degli svizzeri. A questo proposito è in preparazione un’iniziativa popolare.

Grave fatto di sangue giovedì sera in un albergo di Baden, nel canton Argovia. Un uomo di 26 anni ha sparato all’impazzata con un fucile d’assalto, uccidendo sul colpo un cliente 71enne dell’hotel. Feriti anche due giovani e due adulti, uno dei quali, trasportato in ospedale, versa tra la vita e la morte.

I retroscena della vicenda rimangono oscuri, ha dichiarato in una conferenza stampa il comandante della polizia criminale argoviese Urs Winzenried. La vittima 71enne e lo sparatore non si conoscevano.

L’autore della sparatoria è un cittadino svizzero 26enne di origini irachene che lavora come impiegato di banca a Zurigo. La polizia lo ha arrestato e posto in detenzione preventiva.

Iniziativa quasi certa

Il nuovo incidente porta acqua al mulino degli oppositori al mantenimento delle armi militari nelle case degli svizzeri.

Dopo che nei mesi scorsi il parlamento si era rifiutato di legiferare in merito, un’iniziativa popolare contro questa pratica sarà senz’altro lanciata nel futuro prossimo.

Diverse organizzazioni e partiti discuteranno del sostegno all’iniziativa per la “protezione contro la violenza armata” il prossimo 25 maggio a Berna.

“La decisione di principio è acquisita, ma dobbiamo ancora risolvere la questione del finanziamento”, ha detto Beni Hirt, responsabile del dossier per il partito socialista. “Ogni nuovo dramma dimostra ulteriormente la pertinenza della nostra proposta”.

Mozione pendente

Le organizzazioni che si oppongono alla presenza delle armi nei domicili comprendono il Gruppo per una Svizzera senza esercito, Stop suicidio, diverse associazioni femministe e rappresentanti del mondo ecclesiastico. I socialisti ed i verdi sono al loro fianco.

Le richieste dell’iniziativa non sono nuove. Lo scorso anno la rivista “Annabelle” aveva raccolto circa 17’400 firme attraverso una petizione denominata “No alle armi da fuoco nelle case” e rimessa, in settembre, alle competenti commissioni delle camere federali.

Dopo che nel 2006 le discussioni in parlamento sono sfociate in un nulla di fatto, presso le camere federali è tuttora pendente una mozione che chiede all’esercito di non distribuire più munizioni con le armi d’ordinanza.

swissinfo e agenzie

Nelle case degli svizzeri si trovano circa 231’000 fucili d’assalto e 51’600 pistole d’ordinanza. Secondo le ultime stime, in Svizzera circolano almeno 2 milioni di armi (private e militari).

Ogni anno circa 300 persone sono uccise da un’arma d’ordinanza. Lo rileva uno studio dell’Istituto di criminologia dell’Università di Losanna. Queste armi sono frequentemente utilizzate nei casi di suicidio e di drammi familiari.

Dopo la riforma Esercito XXI, le forze armate elvetiche dispongono di 120’000 membri attivi e di 100’000 riservisti.
Nel 2003 il 40% di coloro che hanno terminato il servizio militare ha conservato il fucile d’assalto.
Nel 2005 questa percentuale è scesa al 29%.
Tra coloro che hanno ricevuto una pistola, la percentuale è del 95%.

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